Il rapporto con la committenza in questo progetto ha dei tratti di singolarità sullo sfondo di un contesto territoriale – quello pugliese – con rilevanti processi di valorizzazione in corso. Due fratelli decidono – complici le loro consorti – di acquistare un edificio rurale da ristrutturare come casa di vacanza, che sia però lontano dalla confusione della costa, pur avendo “a portata di mano” uno degli ultimi tratti di litorale libero da insediamenti per i bagni nella stagione estiva: la costa nord di Polignano a Mare. Infatti, l’edificio sito in una campagna ancora profondamente produttiva traguarda visivamente il mare, come spesso può capitare nel nostro paesaggio.
La struttura del continua del grande edifico lungo oltre 70 metri, suddivisa in tre ampi alloggi, è lo specchio della storia della committenza. Uno dei due fratelli è “un cervello in fuga”, ingegnere e A.D. di una importante azienda del Piemonte, intende fermamente avere una casa in campagna nella sua terra d’origine alla quale è ancora profondamente legato, il fratello e la cognata vivono a Bari e cercano anche loro una sistemazione di questo tipo, parte così l’idea di riconvertire la grande stalla “a manica lunga” voltata a botte in un sistema di tre case tenute insieme da un grande spazio porticato con giardino e una piccola piscina che sono il “luogo comune” delle tre unità familiari e della grande schiera di parenti e amici. Il terzo alloggio si giustifica in questo intreccio forte di parentele e di attrattività del paesaggio agrario pugliese su cittadini del nord Italia; la moglie varesina del fratello “emigrato” trasmette a sua sorella, nel corso di un viaggio in Puglia durante una primavera sfolgorante, l’amore per questa regione dove a pochi minuti da casa c’è un mare che ha meritato la bandiera blu negli ultimi anni, e centri storici d’eccellenza come Polignano a Mare, Conversano, Monopoli dove trascorrere parte del tempo libero e poter acquistare prodotti della terra di grande qualità…in una parola anche la sorella varesina è catturata dal “buon vivere pugliese”.
I progettisti fanno il resto, cercando sin dalle prime fasi progettuali di far comprendere alle tre famiglie che vivranno il Lamione in tempi assai diversi tra loro (i residenti in regione in ogni week end, le altre due famiglie residenti al nord nel corso delle “feste comandate” e dell’estate) le alte perfomance di vivibilità di un edificio pur così semplice nella sua impostazione, ma ricco di quello che G. Grassi definirebbe una “estetica di necessità” tipico della lunga storia della casa rurale italiana in origine libera da formalismi gratuiti ed orpelli. All’opera di restauro si aggiunge l’esigente contributo alla direzione lavori svolto dalla moglie del fratello residente a Bari che – restauratrice militante di pietra e dipinti – orienta le scelte progettuali che, pur nella reinterpretazione contemporanea delle spazialità del Lamione, non ne alterino la consistenza materica (pietra da taglio, trattamenti superficiali, malte, pavimentazioni ecc.) ad evitare ciò che accade spesso in ristrutturazioni molto “disinvolte” di masserie pugliesi.
L’area interessata dal progetto relativo al restauro del Lamione Montuori-Sechi si colloca a nord – est del centro abitato di Conversano, in località Carbonelli, ed è delimitata a nord dalla strada provinciale Conversano-Cozze, a sud dal primo gradino murgiano “Monte San Michele”.
Il paesaggio agrario in cui si inserisce l’intervento presenta caratteri differenti: nella zona più pianeggiante, quelli della costa e dell’immediato entroterra, nella zona ascendente, quelli pedemurgiani. Propri di quest’area sono i paesaggi – ora residuali – degli orti costieri. Propri della seconda zona sono invece le distese di ulivi, ciliegi, mandorli e vigne sulle prime gradonate carsiche, con le più recenti inserzioni di “tendoni” per l’agricoltura intensiva.
Questa sequenza di gradoni, che segnano la graduale transizione dal paesaggio orticolo costiero al paesaggio arboricolo e poi boschivo più tipicamente murgiano, è incisa trasversalmente da una rete di lame, gli antichi solchi erosivi che costituiscono un segno distintivo del paesaggio carsico pugliese, insieme alle doline ed agli inghiottitoi. Le lame – solchi carsici i cui bacini si estendono fino alle zone sommitali delle Murge – sono elementi di evidente caratterizzazione del territorio.
Per quanto attiene alla componente vegetazionale presente è possibile identificare le tipologie di seguito elencate:
- Residui di macchia mediterranea, leccio, corbezzolo, quercia spinosa, cisto, biancospino, alaterno, lentisco, fillirea ecc.
- Vegetazione spontanea frammista ad essenze antropizzate, ricomposizione di specie autoctone arbustive con specie selvatiche utilizzate come portainnesto (oleastri, ciliegi) su vecchie colture di olivo, di mandorlo e di carrubo.
- Uliveto, la coltura arborea tipica della zona, recentemente consociata al mandorlo. Risultano presenti altre specie legnose da frutto quali il fico d’India, il fico, il carrubo, il pero, il sorbo ecc.
- Orto. Rappresentava una coltura intensiva ad alto reddito presente soprattutto sui terreni pianeggianti.
La fascia costiera e sub costiera (sino alla linea del primo gradino murgiano) del sudest barese era interessata oltre che dal sistema degli orti irrigui con barriere frangivento, da aree erbose a pascolo per gli ovini e i caprini. Ciò è testimoniato anche dalla presenza di ruderi di jazzi (stazzi ovili a cielo aperto estivi) e di Lamìe o Lamioni. Quest’ultimo e’ un caso di manufatto storico di grande interesse paesaggistico definito ‘Lamione’, che soprattutto lungo la fascia costiera a sudest di Bari è isolato o integrato nell’edificio della masseria.
Struttura architettonica legata ad un’economia rurale, che integra le colture specializzate dell’uliveto (con il ‘trappeto’ o frantoio per la produzione dell’olio) e del vigneto (con il ‘palmento’ per la produzione del vino) alla pastorizia (allevamento ovini). Il lungo edificio in muratura di tufo portante voltato a botte, viene utilizzato come ricovero per animali, deposito di attrezzi da lavoro e di stoccaggio di prodotti agrari, ma anche luogo per la produzione di latte e formaggi, quindi come in questo caso di contrada Carbonelli , munito di focarile per il processo di ebollizione e cagliatura del latte.
Il Lamione in questione situato in zona pianeggiante tra coltivazioni estensive di ortaggi prima che il gradino murgiano “del Monte” di Conversano s’impenni, si presentava come unico edificio di ml. 85 con volta botte di luce di ml. 11 e aveva in testata il piccolo edificio del pastore di 2 vani munito del focarile.
L’intervento di restauro e riqualificazione architettonica del Lamione e la sua riconversione in casa per vacanze è stato improntato alla tutela del patrimonio architettonico dell’immobile e alla preservazione delle caratteristiche strutturali e architettoniche dei paramenti murari, nonché alla salvaguardia della componente vegetazionale del sito e/o al miglioramento della sua condizione generale, attraverso:
(i) Il ruolo preponderante all’interno del progetto di opere di sistemazione a verde per il raggiungimento dell’obiettivo di conferire un’elevata qualità ambientale a tutto il complesso;
(ii) L’impiego di specie arboree ed arbustive autoctone, per ricreare una stretta relazione con il contesto, attraverso l’impiego nelle previsioni progettuali di specie arboree ed arbustive tipiche dell’area secondo i seguenti principi:
– l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del sito;
– la funzione paesaggistica e la compatibilità dei gruppi vegetazionali;
– la reperibilità sul mercato;
– le basse esigenze manutentive e colturali.
Altrettanta importanza è data all’utilizzo delle tecniche costruttive tipiche dell’architettura in pietra della tradizione mediterranea, attraverso il recupero degli elementi esistenti quali: le pavimentazioni in pietra, i paramenti murari, i coppi di copertura, e l’integrazione delle parti mancanti con prodotti di nuova realizzazione sempre nel rispetto della cultura locale e con l’impiego di malte biocompatibili.