Ricerca Progetto dell'Architetto Paolo Maffiola

BARI COSTASUD, PARCO COSTIERO DELLA CULTURA, DEL TURISMO, DELL’AMBIENTE – LOTTO 6 PARCO “BELLAVISTA”

In Paesaggio il

Piano Nazionale per gli investimenti Complementari
(PNC) al PNRR – M1C3 – Turismo e cultura 4.0 – Piano
di investimenti strategici sui siti del patrimonio culturale,
edifici e aree naturali

Titolo dell’intervento: Bari Costasud, Parco Costiero
della Cultura, del turismo, dell’ambiente – Lotto 6 Parco
“Bellavista” – CUP J96B21000050006ù

 

GRUPPO DI PROGETTAZIONE (RTP):

ABACUS s.r.l. (Capogruppo)
– Maurizio Serafini, ingegnere

RICERCA & PROGETTO-Paesaggio Architettura Urbanistica s.r.l. (Mandante)
– Paolo A. M. Maffiola, architetto

V.D.P.-Società a Responsabilità Limitata (Mandante)
-Silvia Martorana, architetto

I.G.& P. INGEGNERI GUADAGNOLO & PARTNERS s.r.l. (Mandante)
-Luigi Guadagnolo, ingegnere

Studio Associato di Ingegneria-APTECH Engineering (Mandante)
– Saverio Suriano, ingegnere

TOPIARQ STUDIO SLP (Mandante)
– Concepcion de la Villa e M Jose Gaspar

Dott. Martinelli Antonella (Mandante)
– Antonella Martinelli, dott.ssa

ARCHEOTECH STUDIO ASSOCIATO DI ARCHEOLOGIA
di Barbara Venanti e Luca Donnini (Mandante)

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1 PREMESSA

L’intervento denominato “Bari Costasud, Parco Costiero della Cultura, del turismo, dell’ambiente – Lotto 6 Parco “Bellavista” relativo al Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (PNC) al PNRR – M1C3 – Turismo e cultura 4.0 – Piano di investimenti strategici sui siti del patrimonio culturale, edifici e aree naturali e riguarda la realizzazione un parco ad uso sportivo prevalente e prevede la riqualificazione di una fascia di territorio collocato a sud est dell’abitato di Bari. Il progetto fa parte di un più vasto intervento che prevede la realizzazione di un parco lineare costiero lungo 6 km che connetta il lungomare monumentale novecentesco e le spiagge urbane con i quartieri collocati a est e a sud del nucleo urbano centrale, diventando di fatto il parco più rilevante in termini di dimensioni e funzioni dell’area metropolitana di Bari.

Nella strategia diversificata di rigenerazione della linea costiera comunale questo tratto coniugherà una ingente dotazione ecologica, valorizzando gli elementi preesistenti, alla presenza di funzioni urbane legate alla balneazione e al tempo libero.

Come già detto il Parco Costa Sud è parte di un più ampio progetto di rigenerazione urbana: il piano particolareggiato “PUE Bari Costa Sud “. Tale strumento è l’esito di un concorso aperto che si è svolto nel corso del 2019. Elemento fondante del progetto per l’intero settore “Costa Sud” è l’attivazione di un vasto paesaggio come struttura portante per la rigenerazione urbana di una delle poche aree della costa barese ove ancora è possibile costruire un legame forte tra l’entroterra agricolo e il fronte marino. Al nuovo paesaggio è, quindi, assegnato un ruolo prioritario nell’attivare la rigenerazione dei quartieri della città esistente e nel supportare la costruzione delle densità edilizie previste.

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2 INQUADRAMENTO URBANISTICO

PIANO URBANISTICO GENERALE DEL COMUNE DI BARI – PUG

 Il quadro istituzionale e pianificatorio pugliese si è notevolmente modificato nel corso degli ultimi anni: sono intervenute innovazioni legislative, tra le quali la principale è l’entrata in vigore della LR 20/2001, che trasforma il tradizionale Piano Regolatore Generale in Piano Urbanistico Generale (PUG) e lo articola in previsioni strutturali e previsioni programmatiche; in applicazione dell’art. 4 della sopraccitata LR 20/2001 la Regione Puglia, con DGR n.1328 del 3 agosto 2007, ha approvato il “Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG) – Indirizzi, criteri e orientamenti per la formazione, il dimensionamento e il contenuto dei Piani Urbanistici Generali (PUG)” che stabilisce metodologie, contenuti e procedure di redazione e formazione dei PUG.

In conformità? a quanto previsto dalla LR 20/2001 e dal DRAG, l’avvio del processo di formazione del nuovo PUG di Bari, a partire dalla redazione del Documento Programmatico Preliminare (DPP), ha avuto inizio con l’approvazione da parte della Giunta dell’Atto di Indirizzo (DGM n. 351 del 19.04.07) che definisce gli obiettivi generali del nuovo Piano Urbanistico Generale:

  • Rafforzamento della    capacità    di    governo    pubblico     del    territorio    da    parte dell’Amministrazione
  • Salvaguardia dei valori ambientali e storici, verifica di sostenibilità? ambientale dello sviluppo.
  • Risoluzione delle emergenze ambientali e dei siti
  • Riequilibrio della città e dell’area metropolitana attraverso i servizi e le reti infrastrutturali per la mobilità.
  • Sviluppo delle politiche abitative orientate verso la riqualificazione urbana e la realizzazione di alloggi destinati alle nuove famiglie e per quelle meno

La formazione del nuovo PUG rappresenta l’occasione attraverso cui mettere a punto un progetto di sviluppo sostenibile condiviso dalla comunità?. L’immagine di Bari e la qualità? della vita nel suo territorio dipendono dall’innalzamento dei livelli di qualità?, efficienza e bellezza della città e del territorio sotto il profilo ecologico, morfologico, estetico, storico- artistico, dell’accessibilità? e della mobilità, della qualità? residenziale e della qualità? dell’insediamento. Il nuovo PUG,  a partire dal DPP, deve puntare a questi obiettivi, rispondendo alla diffusa esigenza di qualità? urbana, che interessa in vario modo le diverse articolazioni dell’insediamento e del territorio di Bari.

La qualità?, efficienza e bellezza della città e del territorio va perseguita innanzitutto con l’articolazione di un uso dei suoli ed una disciplina delle trasformazioni fisiche, attenti al buon funzionamento dei cicli biologici, evitando al massimo le alterazioni irreversibili delle risorse naturali del territorio. Ciò? comporta una grande attenzione alla città costruita ed alle aree urbanisticamente compromesse su cui già? il DPP fornisce indicazioni per il PUG anche con ipotesi progettuali a scala urbana, e, allo stesso tempo, comporta grande prudenza nella espansione edilizia, nella consapevolezza che la qualità? dello spazio urbano va perseguita ed estesa a tutte le realtà? insediative.

Sempre per il perseguimento della qualità?, efficienza e bellezza della città e del territorio, è fondamentale l’approccio paesaggistico che dovrà? guidare le scelte del nuovo PUG per la pianificazione del territorio, per le quali il DPP fornisce orientamenti non solo di conservazione e valorizzazione, ma anche di costruzione di nuovo paesaggio nelle trasformazioni necessarie per la riqualificazione delle situazioni degradate presenti. La condivisione dei contenuti del Piano, necessaria per ottenere la reale collaborazione dei cittadini, dei soggetti sociali e degli operatori alla riqualificazione e trasformazione della città e del territorio, richiedono che i contenuti del PUG siano costruiti anche sul principio di equità?.

In particolare, per l’area oggetto d’intervento relativa al “Parco Bellavista” e di tutto il Parco “Bari Costasud, Parco Costiero della cultura, del turismo, dell’ambiente” il PUG prevede azioni strategiche integrate sul sistema insediativo come riportato nel DPP allo “Schema Strutturale Strategico TC.2.05 Japigia al Centro e Parco Costiero”:

  • Recupero ambientale e rinaturalizzazione del Canale Valenzano quale corridoio primario della rete ecologica;
  • Riqualificazione mista ecologico-fruitiva e paesaggistica delle aree agricole abbandonate e/o residuali, per la costituzione di un corridoio secondario della rete ecologica, di connessione tra il ganglio esistente allo sbocco a mare del Valenzano e quello previsto lungo la Lama San Giorgio;
  • Formazione del parco urbano costiero attrezzato per rispondere a domande differenziate di fruizione balneare, naturalistica e ambientale, sportiva e del tempo libero, impostato sulla attuale viabilità di lungomare trasformata in percorso ciclopedonale costiero, proveniente dal lungomare urbano, attraverso il parco di Punta Perotti e diretto a San Giorgio;
  • Spostamento della viabilità lungomare dalla linea di costa al tracciato liberato della ferrovia adriatica; completamento della rete viaria urbana a partire dalla realizzazione della Terza mediana bis, in particolare nel tratto lungo il canale Valenzano da via G. gentile a
  • Completamento del margine verso il parco costiero mediante riammagliamento con l’insediamento di Japigia, densificazione degli spazi “fuori scala” esistenti nella zona, integrazione e potenziamento delle funzioni urbane, riqualificazione degli spazi pubblici esistenti, finalizzati a comporre un brano unitario di città aperta verso il

Anche il DPP del PUG è stato aggiornato nel 2010 per il recepimento della Variante al PRG di adeguamento al PUTT/p, cartografando sulla CTR 2006 i nuovi Ambiti Territoriali Distinti e Ambiti Territoriali Estesi individuati dalla Variante

Dallo Schema Strutturale Strategico DPP emerge come l’intervento si inserisca in modo coerente con le previsioni: valorizzazione dei corridoi ecologici, snodi ecologici da potenziare o riqualificare ai fini di migliorarne la funzionalità? ecologica, formazione di grandi parchi urbani, caratterizzazione verde di grandi spazi aperti esistenti o di recupero urbano.

Inoltre, il Parco risponde alle azioni strategiche integrate sul sistema insediativo in particolare risponde alla strategia di “Formazione del parco urbano costiero attrezzato per rispondere a domande differenziate di fruizione balneare, naturalistica e ambientale, sportiva e del tempo libero, impostato sulla attuale viabilità di lungomare trasformata in percorso ciclopedonale costiero, proveniente dal lungomare urbano, attraverso il parco di Punta Perotti e diretto a San Giorgio”.

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3 INQUADRAMENTO CATASTALE

Le aree d’intervento sono censite al Catasto del Comune di Bari al foglio 44. Di seguito sono riportati gli estratti degli elaborati grafici allegati.

Dalla verifica dei dati immobiliari desunti dall’Agenzia delle Entrate – Osservatorio del Mercato Immobiliare, si è constatato che i valori coincidono con quelli già rilevati nel Piano    Particellare    di    Esproprio    redatto    in    fase     di     PFTE (vedasi elaborato 2312_D_X0_RPE01_01).

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4 QUADRO DEI VINCOLI

 BENI PAESAGGISTICI

 La proposta progettuale ricade parzialmente all’interno di un’area sottoposta a vincolo di cui al D.lgs 42/04 art. 142 “Aree tutelate per legge”, comma 1, lettera a) “territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare”

BENI CULTURALI

 Per i beni culturali si riporta la definizione di legge come da D.lgs 42/04 anche detto “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”.

Art. 10. Beni culturali

1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o

etnoantropologico.

Esaminando l’area di intervento dal punto di vista della presenza dei beni culturali, si evince come non ci siano beni di interesse culturale all’interno dell’area e nemmeno nelle immediate vicinanze.

A circa 1,1 km in direzione sud-ovest dell’area di progetto del “Parco Bellavista”, dunque in aree esterne ad esso, sono presenti la Chiesa di San Marco Evangelista con la Masseria Carbone e poco più distante la Masseria Lorusso, segnalate dal PPTR come “siti interessati da beni storico culturali con le rispettive aree di rispetto nell’intorno.

La Chiesa di San Marco Evangelista si trova nel quartiere di Japigia in Via Caldarola ed è l’antica Masseria Carbone del 1700 che nel 1977 è stata trasformata in edificio religioso. Le sue stanze padronali, il frantoio e le stalle sono stati tutti adibiti a celebrare le attività parrocchiali. La struttura, circondata da mura bianche, ha conservato il suo aspetto originale e si trova immersa in un quartiere prevalentemente residenziale e moderno.

La Masseria Lorusso non è invece identificabile sulla cartografia in quanto non appare evidente né sulle ortofoto disponibili online, né da ricerche sul sito del Ministero dei Beni Culturali (http://vincoliinrete.beniculturali.it).

Se si esamina un intorno più ampio e pari a circa 2,5 km è presente la Torre Santa Teresa del sec. XVII di interesse culturale dichiarato a circa 1,7 km a sud-ovest dell’area d’intervento e i resti di una torre medievale (in Via Caldarola 41), anch’essa di interesse culturale dichiarato, a circa 2,5 km dall’area d’intervento in direzione del centro storico di Bari. Nell’intorno dello stesso centro storico, ben più lontano dall’area di intervento (oltre 4 km), sono presenti diversi beni di interesse culturale appartenenti perlopiù al patrimonio storico-architettonico.

AREE NATURALI PROTETTE E AREE AFFERENTI ALLA RETE NATURA 2000

Con la Direttiva Habitat 92/42/CEE è stata istituita la rete ecologica europea “Natura 2000”, che si sostanzia in un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e di specie ? sia animali che vegetali ? di interesse comunitario, la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza, a lungo termine, della biodiversità sul continente europeo. L’insieme di tutti i siti definisce un sistema relazionato da un punto di vista funzionale, al quale afferiscono le aree ad elevata naturalità identificate dai diversi paesi membri ed i territori ad esse contigui indispensabili per garantirne la connessione ecologica.

La Rete Natura 2000 è costituita da Zone di Protezione Speciale (ZPS), Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone Speciali di Conservazione (ZSC).

Le ZPS sono state istituite ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE al fine di tutelare i siti in cui vivono le specie ornitiche di cui all’allegato 1 della Direttiva e per garantire la protezione delle specie migratrici nelle zone umide di importanza internazionale (Convenzione di Ramsar).  I SIC sono stati istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di mantenere o ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della Direttiva), o una specie (allegato 2 della Direttiva) in uno stato di conservazione soddisfacente. Le ZSC sono l’evoluzione dei proposti SIC (SIC) e ZPS individuati a seguito della redazione dei piani di gestione predisposti e approvati dalle comunità locali attraverso le deliberazioni dei Comuni in cui ricadono le zone.

Per la conservazione dei siti, l’art. 6 della Direttiva 92/42/CEE e l’art. 5 del D.P.R. 357/97 prevedono la procedura di Valutazione di Incidenza, finalizzata a tutelare la Rete Natura 2000 da possibili perturbazioni esterne negative: ad essa sono sottoposti tutti i piani o progetti che possono avere incidenze significative sui siti di Rete Natura 2000, per i quali deve essere predisposto un apposito Studio di Incidenza, finalizzato ad evidenziare i connotati ecosistemici e naturalistici dei siti interessati e le possibili interferenze generate dalle previsioni pianificatorie o progettuali in esame.

Per quanto riguarda la presenza e la distanza dai siti della Rete Natura 2000, si riportano i dati dei due siti più vicini:

  • IT9120009 SIC/ZSC – Posidonieto San Vito – Barletta (D.M. n. 157 del 21/07/2005), a distanza superiore a circa 450 m;
  • IT9120006 ZSC – Laghi di Conversano, a distanza superiore a 20 km

Il “Posidonieto San Vito – Barletta” IT9120009 nel formulario standard è descritto come segue:

Other Site Characteristics

La non spiccata rigogliosità della prateria, lascia spazio sufficiente all’insediamento di varie biocenosi tipiche del piano infralitorale. Particolarmente diffuse nell’ambito della biocenosi ad Alghe Fotofile le specie Cystoseira sp. e Dictyota sp, presenti sia su substrati rocciosi sia sugli ampi tratti di fondali a matte morta.

Quality and importance

In prossimità del limite inferiore (15-16 m) della prateria è presente la biocenosi coralligena che si sviluppa, in estensione ed altezza, man mano che aumenta la profondità. Essa evidenzia la capacità di colonizzare livelli batimetrici superficiali anche a causa di una certa torbidità che caratterizza le acque di questo tratto di mare. La biocenosi mostra comunque il massimo del suo sviluppo nella fascia batimetrica tra i 18 ed i 27 m, con costruzioni organogene, realizzate da una miriade di organismi (Alghe incrostanti, Poriferi, Cnidari, Briozoi, Anellidi, Ascidiacei, ecc.). Tali biocostruzioni risultano spesso imponenti come dimostrano alcuni sonogrammi registrati durante la navigazione in questo tratto di mare. Alla biocenosi coralligena si sostituisconogradualmente, all’aumentare della profondità (30-40 m), i fondi detritici organogeni.

Per quanto riguarda le aree naturali protette della Regione, queste sono molto distanti dal sito d’intervento. La più vicina, distante oltre 10 km a nord-ovest, è il Parco Naturale Regionale della “Lama Balice”.

La proposta progettuale, dunque, non interferisce direttamente con aree protette quali parchi e  siti appartenenti alla Rete Natura 2000.

AREE SOGGETTE A VINCOLO IDROGEOLOGICO

 L’area di intervento non risulta essere gravata dal vincolo idrogeologico.

RIEPILOGO DEI VINCOLI

In sintesi, per quanto riguarda la presenza di vincoli, il progetto interessa l’area tutelata dall’art. 142, comma 1, lettera a) del D.Lgs. n.42 del 2004 o “Aree tutelate per legge” e in particolare la lettera a) corrisponde ai “territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare”.

L’area di progetto è attraversata dal vincolo nella parte nord, subito a ridosso della ferrovia, per una fascia che varia dai 150 m ai 70 m circa di profondità.

All’interno della perimetrazione di tale vincolo, come si vedrà anche più avanti nella presente Relazione, il progetto prevede l’impianto di alberature a formare un bosco in continuità con l’adiacente e futuro “Parco Costiero Torre Carnosa”, la conservazione e valorizzazione di tutti i muretti a secco preesistenti, la realizzazione di un anfiteatro che sfrutta la depressione naturale del terreno e la realizzazione di un parcheggio a raso. Importante è l’intervento dell’asse che sottopassa la ferrovia favorendo la visuale diretta verso il mare e il transito della fauna selvatica da e verso il mare al di sotto della ferrovia. Sono poi previsti percorsi pedonali e ciclabili, un circuito salute e uno di skate.

L’area di intervento non risulta essere gravata dal vincolo idrogeologico né da altro tipo di vincolo oltre quello sopra descritto.

Dunque, dal punto di vista vincolistico, pur ricadendo nel vincolo di cui al D.Lgs. n.42 del 2004, art. 142, comma1, lettera a), l’intervento appare compatibile, in via preliminare, con tutti gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica a scala comunale e sovracomunale vigenti, anche in virtù delle caratteristiche del progetto che prevedono per l’area interventi comunque schermati dalla vegetazione, in modo da non interferire con i caratteri peculiari di pregio paesaggistico del luogo tutelati dal vincolo stesso

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5 STATO DEI LUOGHI

Il lotto si presenta prevalentemente pianeggiante, con lievi dislivelli di quota, ed è caratterizzato maggiormente dalla presenza di campi con vegetazione spontanea, alcuni utilizzati sporadicamente da privati per la coltivazione di ortaggi. La porzione nord è scandita dalla presenza di una ferrovia attualmente utilizzata, che verrà successivamente smantellata. Nella parte centrale è presente un campo di atletica che non subiraà alcun intervento di progetto. Nella parte sud dell’area di intervento, in prossimità dell’area più urbana, sono presenti fabbricati di tipo misto di modeste dimensioni. Internamente al lotto sono attualmente presenti delle strade carrabili di poca importanza e strade vicinali-bianche spontanee. L’area non presenta una connotazione naturalistica rilevante ed è notevolmente trascurata a causa dell’incuria e della cattiva manutenzione dei luoghi con destinaizone pubblica. Di seguito si riportano foto dello stato di fatto e si rimanda all’elaborato grafico del rilievo fotografico per maggiori dettagli

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6 STATO DI PROGETTO

OBIETTIVI DEL PARCO BELLAVISTA

 Il Parco Bellavista è uno spazio per il tempo libero e lo sport all’aperto, integrato nello sviluppo del Plan Bari Costa Sud. Si tratta di uno spazio molto vicino alla costa, situato in un territorio tradizionalmente agricolo, che sarà integrato al centro del futuro parco reticolare, promuovendo la connessione paesaggistica tra la costa e il suo retroterra agricolo.

L’obiettivo della proposta è la creazione di un parco sportivo e ricreativo di qualità, integrato nell’ambiente e rispettoso del paesaggio esistente nella conservazione degli elementi tradizionali del paesaggio, ,quali i muretti a secco del vecchio terreno agricolo e la vegetazione esistente, come elementi strutturanti.

Sulla base di queste preesistenze, gli spazi si articolano attraverso una rete di percorsi principali  e secondari di natura mista ciclopedonale all’interno del parco che conducono a tutte le strutture sportive. Questa rete di percorsi interna al parco è collegata con quelle delle aree agricole limitrofe del parco reticolare.

Il progetto integra l’infrastruttura Italfer che comprende:

  • il sottopasso, che consentirà il collegamento con il parco costiero, salvando lo sbarramento ferroviario;
  • la rotatoria a ridosso del sottopasso di competenza di RFI, la cui realizzazione è stata oggetto di specifica prescrizione del Comune di Bari recepita dal CIPE e oggi in fase di appalto dei lavori e la cui perimetrazione è definita nell’elaborato grafico “Planimetria di contatto tra i lotti 6 e 5” (file pdf).

INSERIMENTO PAESAGGISTICO DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO

La progettazione delle opere a verde, a fronte del ruolo di primaria importanza rivestito dalla componente vegetale nel processo di riqualificazione paesaggistica, ha come obiettivo prevalente quello di inserire gli interventi in progetto in modo compatibile ed integrato al sistema naturale e, contestualmente, di ripristinare quelle porzioni territoriali necessariamente modificate dall’opera o da tutte quelle operazioni che si rendono indispensabili per la sua realizzazione.

La logica di una progettazione di tipo ambientale che si propone è impostata sull’analisi contemporanea del sistema naturale e del progetto, che tenga conto del territorio in cui si colloca, riconoscendone i caratteri identitari, le capacità di trasformazione e le dinamiche evolutive in atto.

I criteri per il progetto d’inserimento paesistico-ambientale si basano su interventi di impianto in coerenza con il paesaggio vegetale circostante e con le dinamiche di colonizzazione del ciclo evolutivo della vegetazione, in modo da individuare le specie più adatte e in grado di adattarsi meglio alle condizioni climatiche e pedologiche del luogo.

Il criterio di utilizzare specie autoctone, tipiche della vegetazione potenziale delle aree  interessate dal progetto, è ormai ampiamente adottato nelle opere a verde di ripristino e inserimento ambientale.

L’impianto di specie autoctone, oltre a rispondere ad una necessità di carattere pratico, dovuta alla facilità di attecchimento e di sviluppo, risponde alla volontà di evitare di introdurre specie esotiche che modifichino oltremodo l’ecosistema già pesantemente intaccato nei suoi equilibri dall’attività antropica. Le specie locali, essendo coerenti con la vocazione dei luoghi, si adattano maggiormente alle condizioni climatiche dell’area e alle caratteristiche dei suoli, assicurando una più facile riuscita dell’intervento. Esse inoltre risultano più resistenti verso gli attacchi esterni (gelate improvvise, siccità, parassitosi) e necessitano in generale di una minore manutenzione, consentendo di ridurre al minimo, in fase d’impianto, l’utilizzo di concimi chimici, fertilizzanti od antiparassitari. Occorre in primo luogo puntare su quelle specie già presenti nel paesaggio per evitare, da un lato, di proporre verde che non è in grado di sopravvivere e crescere spontaneamente e, dall’altro, per non incorrere in soluzioni artificiose che risultino avulse dal contesto ambientale circostante.

In sintesi, i criteri adottati per la scelta delle specie sono i seguenti:

  • potenzialità fitoclimatiche dell’area;
  • individuazione delle fitocenosi presenti;
  • aumento della biodiversità locale;
  • valore estetico naturalistico

La conoscenza delle singole specie vegetali è necessaria ad individuare quelle più idonee ad essere utilizzate per le diverse tipologie di impianto da inserire nel progetto, inoltre la scelta delle specie da impiantare non può prescindere dall’analisi delle caratteristiche climatiche ed edafiche del sito.

La scelta delle specie da impiantare è stata fatta in base alle caratteristiche bio-ecologiche delle specie e a quelle fisionomico-strutturali in relazione alla funzione richiesta (schermo visivo, scopo ornamentale, di accompagnamento lungo filari di accesso al mare o alle aree di parcheggio, ecc.). In ultima analisi si è voluto ricostruire un gradiente vegetazionale  dall’ingresso del parco urbano fino agli accessi al mare impiantando specie tipiche della macchia mediterranea in ciascun settore del parco indirizzando la scelta delle specie verso una equilibrata proporzione tra le specie erbacee, arboree, arbustive a seconda della funzione specifica del settore individuato.

La scelta delle specie arboree per l’intervento di inserimento paesaggistico-ambientale ricade su specie autoctone tipiche della macchia mediterranea e presenti nella fascia costiera pugliese. In alcune aree di accoglienza e di gioco è previsto l’inserimento di alberi da frutto a scopo prevalentemente ornamentale.

Le specie arbustive distinte in grandi o piccole a seconda della dimensione della chioma, sono scelte sempre tra le specie autoctone, e avranno la funzione di ricreare un ambiente di bosco e sottobosco più o meno denso. Le fioriture colorate e asincrone, consentiranno di avere cespugli in fiore, e di conseguenza con frutti maturi, per diversi periodi dell’anno. Inoltre, i frutti prodotti dagli arbusti saranno richiamo per uccelli che potranno popolare le siepi arricchendo la complessità biologica del piccolo ecosistema.

Per le specie erbacee si è scelto di prediligere piante aromatiche e floreali con preponderante funzione ornamentale in virtù delle potenziali fioriture colorate e variegate.

Sulla base delle caratteristiche ecologiche e delle funzioni paesaggistiche individuate per ciascuna area del parco urbano, sono state selezionate le seguenti specie arboree:

Per l’ubicazione delle specie arboree, si rimanda all’elaborato grafico Cod. 2312EA0DPL0202 “Planimetria di progetto opere a verde – specie arboree”, allegata al Progetto Esecutivo.

Per quanto riguarda le specie arbustive ed erbacee, sono stati selezionati i seguenti raggruppamenti vegetazionali specificandone la funzione. Per la distribuzione e localizzazione dei raggruppamenti vegetazionali si rimanda all’elaborato grafico Cod. 2312EA0DPL0302 “Planimetria di progetto opere a verde – specie arbustive”, allegata al Progetto Esecutivo.

È possibile osservare che sia le specie arboree che arbustive di una medesima area del parco, assolvono funzioni complementari per raggiungere lo scopo designato, sia esso di accogliere il pubblico, indirizzare verso aree di parcheggio, rimboschire aree di gioco, fornire schermatura visiva o semplicemente ornare con fioriture colorate.

Per quanto riguarda l’inerbimento delle aree prative è stato selezionato un mix di specie erbacee pioniere per:

  • Costituire un tappeto erboso aperto alla fruizione da parte dei cittadini;
  • Stabilizzare con il loro apparato radicale lo strato superficiale del suolo, prediligendo, nella scelta delle specie, quelle già presenti nella zona, soprattutto appartenenti alle famiglie delle Graminaceae (Poaceae) che assicurano un’azione radicale superficiale e Leguminosae (Fabaceae) che hanno invece azione radicale profonda e capacità di arricchimento del terreno con

PROGETTO ARCHITETTONICO

 L’arrivo al parco si realizza mediante due aree di accoglienza diametralmente opposte una all’arrivo del sottopasso dalla spiaggia, spazio individuato in corrispondenza della rotatoria, e un’altra all’ingresso del parco da via Gentile. Entrambe queste aree si presentano attrezzate con giochi per bambini, tavole da picnic, tavole da scacchi, aree di sosta, etc.. e presentano dei giardini di prossimità.

Il progetto prevede il recupero e il migliorano degli impianti sportivi esistenti (campi da calcio e pista atletica, non oggetto del presente appalto, ma ricompresa in uno stralcio succcessivo) e la realizzazione di nuove aree dedicate allo sport. Una di queste si presenta munita di campi da gioco quali campi da tennis,pickleball, pallavolo/basket e beach volley, l’altra, immersa in un parco verde proprio a simulare percorsi sotto il bosco, prevede aree attrezzate per lo skate, bici da cross,(comprese in un futuro appalto) circuito salute, etc.

Una delle premesse principali dell’intervento è mostrare la vista verso il mare fin dall’ingresso  del parco. Le piantagioni forestali manterranno il sottobosco sgombro da arbusti che potrebbero ostacolare queste viste, incorniciando l’orizzonte del mare tra il piano terra e le cime degli alberi. Per la selezione delle specie vegetali si è tenuto conto della loro diversità, dell’adattamento al clima mediterraneo e soprattutto delle particolarità della loro ubicazione puntando su un’importante piantagione di specie autoctone mediterranee, ben adattate, con garanzia di uno sviluppo corretto e sano, con poco consumo di acqua e poca manutenzione.

Per poter orientare il progetto verso un futuro sostenibile e raggiungere un auspicabile grado di autosufficienza, il progetto mira ad ottimizzare le risorse sviluppando soluzioni costruttive razionali e semplici.

Di seguito verranno affrontate le diverse aree che compongono il parco con un maggiore dettaglio.

PERCORSI E SPAZI PUBBLICI

La proposta propone di limitare il numero dei materiali utilizzati, risolvendo incontri netti tra loro, lavorando con misure proporzionate e utilizzando soluzioni tradizionali e vissute.

I percorsi che oggi caratterizzano l’area presentano attualmente situazioni molto

diverse, caratterizzate da una rilevante disomogeneità di materiali e di dimensioni. A volte si tratta di strade a senso unico di marcia, a volte a doppio senso, con marciapiedi pedonali su entrambi i lati, su un unico lato o senza marciapiedi. Questi spazi costituiscono la naturale prosecuzione del sistema di percorsi pubblici di accesso e uscita dal Parco, pur assumendo le principali piazze lungo l’intera estensione del Parco come vere e proprie porte di accesso al Parco stesso.

Come elemento principale si ha la realizzare di una serie di piazze, “isole”, punti di aggregazione all’aperto, caratterizzate da arredi inclusivi, aree gioco per bambini e per adulti

Il presente progetto prevede (si vedano gli elaborati dedicati– “Abaco arredi e planiemtrie di arredo utbano”) la disposizione di tutti gli arredi che verranno realizzate nello stralcio principale o in stralci funzionali dedicati.

Tutte le aree sono state disegnate e previste con superfici e forme coordinate con il layout distributivo caratterizzante l’intero Parco. Tutte dispongono di attrezzature dedicate.

Le pavimentazioni saranno anti-trauma laddove ci sia pericolo di caduta, ma sempre realizzate con materiali a elevata vita utile e riciclabilità, preferibilmente provenienti da riciclo o sabbia.

Il parco diventa, quindi, un posto ideale dove praticare jogging, pattinare, fare passeggiate in bicicletta o in skateboard e rilassarsi al riparo degli alberi.

Di seguito si riportano degli estratti delle tavole dedicate alle varie aree di incontro.

PAVIMENTAZIONI E ARREDI

Il progetto esecutivo prevede per questi spazi pavimentazioni durevoli e riutilizzabili. Le principali tipologie di pavimentazione sono le seguenti:

  • Pavimentazione drenante tipo “Losa Filtra” in lastre permeabili per i percorsi principali all’interno del parco e la rotatoria di arrivo dal sottopasso
  • Pavimentazione in terra battuta drenante permeabile tipo “Stabilsana” per i percorsi secondari all’interno del parco
  • Pavimentazione permeabile e drenante tipo idrodrain per lo skate

Tutte le pavimentazioni si presentano permeabili e drenanti allettate su un letto di ghiaia a varie granulometrie.

L’arredo urbano proposto è integratore, polifunzionale, inclusivo, durevole, resistente e riciclabile. Sono stati scelti materiali di pietra e legno, facilmente integrabili nel paesaggio agrario e privilegiando l’utilizzo delle copie del catalogo per garantire una qualità certificata e  per la loro facile sostituzione e manutenzione.

AREE SPORTIVE, FITNESS E AREE GIOCO

Uno degli obiettivi primari del progetto in oggetto è quello del miglioramento del servizio sportivo e ricreativo dell’intera zona al fine di creare una serie di nuovi punti di ritrovo e condivisione che possano favorire l’inclusione e la partecipazione sociale.

Al fine di migliorare lo stato dei luoghi è stato previsto un riassetto totale dell’area e l’inserimento di nuove attività all’aperto, affiancate a quella già presente dell’atletica, in modo  da permettere, soprattutto nella bella stagione, di organizzare vari eventi sportivi e di creare un vero e proprio percorso verde ricco di spazi di aggregazione all’aperto.

La scelta delle attività sportive, condivisa con l’Amministrazione Comunale, ha permesso di redigere un progetto che permetta la corretta fruizione ed utilizzazione deli impianti progettati nel rispetto delle normative vigenti.

Le attività sportive scelte in condivisione con l’Amministrazione Comunale sono:

  • Campo da calcio ad 11 in erba naturale
  • Campo da calcetto in erba sintetica
  • Campi da pickleball
  • Campi da tennis
  • Campi polifunzionali omologati per basket e pallavolo

AREA SPORTIVA NORD- OVEST

L’intero lungomare è stato progettato avendo come obiettivo primario il benessere degli utenti e dei visitatori.

Come già detto il progetto si prevede, quindi, la realizzazione di nuove aree di sport.

L’area a nord- ovest è caratterizzata dalla presenza di n. 2 nuovi campi da gioco ciascuno per diverse discipline:

  • Tennis;
  • Pickleball;
  • Polifunzionali, beach volley

Nella parte più bassa dell’area, invece, è stata progettata una vasca di sabbia con due campi da beach volley e dello spazio aperto per i giochi dei bambini.

Tutti i campi per dimensioni sono omologabili secondo le normative CONI.

I MATERIALI

I due campi da tennis sono correttamente orientati al fine di ridurre al minimo il fenomeno dell’orientamento. Il contesto ambientale in cui questi sono posizionati è ideale in quanto il contesto migliore per un campo da tennis è certamente quello naturale.

La scelta della superficie è stata fatta valutando la destinazione prevalente dell’impianto, le spese di manutenzione e il clima e le richieste dell’Amministrazione. I campi da tennis, come da regolamento sportivo, saranno recintati e l’accesso sarà permesso nei due lati lunghi.

L’area sportiva multifunzione prevede la realizzazione di n.2 campi poolifunzionali basket- pallavolo e di Pickleball, uno sport che coinvolge sempre un numero maggiore di utenti, e due campi polifunzionali.

Al fine di realizzare tutti i campi con materiali drenanti e permeabili le pavimentazioni scelte per queste aree sportive sono pavimentazioni smontabili e facilmente rimovibili posate su uno strato di idro- drain, necessaria per la realizzazione di un sottofondo liscio, piano e regolare.

AREA CAMPI DA CALCIO

I due campi da calcio e calcetto esistenti si presentano in uno stato di degrado piuttosto avanzato e privo di impianto di illuminazione, per questo e al fine di creare un parco d’insieme coerente e fruibile anche nelle ore serali è stato previsto lo smantellamento dei campi esistenti e la loro ricollocazione nella parte più vicina alla Via Gentile, nei pressi di uno dei due parcheggi principali fruibile anche da eventuali pullman.

I due campi sono posti in stretta relazione tra loro grazie al posizionamento di un’unica grande tribuna fruibile da tutti i lati in grado di creare un forte punto di attrazione.

A servizio dei due campi è stato ricollocato un blocco spogliatoi.

Il campo da calcio ad 11 è stato realizzato in erba naturale.

Il rettangolo di gioco avrà, come da regolamento FIGC, 100 m x 60 m con fasce di rispetto previste di 3.5 sui lati corti e 2.5 su quelli lunghi.

Particolare attenzione verrà posta al piano delle seminazioni ed al tipo di graminacee da  seminare sulla base delle analisi del terreno e lo studio delle condizioni climatiche locali.

Per quanto riguarda il sistema di drenaggio è stato previsto un drenaggio di tipo reticolare con tubazioni microforate poste in base ad un preciso schema geometrico per consentire un assorbimento rapido ed uniforme dell’acqua superficiale rendendo i tappeti erbosi praticabili in qualunque condizione metereologica.

Il campo da calcetto, invece, verrà realizzato in erba sintetica.

Il rettangolo di gioco avrà le dimensioni di 65m x 45m con fasce di rispetto previste dal regolamento vigente di 3.5 sui lati corti e 2 su quelli lunghi.

Il sottofondo in terra battuta del campo di calcio esistente, verrà sostituito con un manto in erba artificiale di ultima generazione tipologia “standard”, realizzata nel rispetto di quanto previsto dal nuovo regolamento emanato dalla “LND SERVIZI”.

L’intervento consiste nel consolidamento del terreno esistente e nella realizzazione delle pendenze con macchinari a controllo “laser”, nella realizzazione di un sottofondo a doppio strato di inerti con drenaggio verticale a scorrimento orizzontale tramite geodreno e guaina impermeabilizzante.

L’acqua superficiale verrà convogliata nelle canalette poste ai lati del campo per destinazione mentre l’acqua di drenaggio verrà raccolta nel sistema drenante posto lungo i lati lunghi del rettangolo di giuoco ed allacciato al sistema di smaltimento esistente.

Il piano di gioco è costituito da un manto erboso artificiale monofilamento da 50/60mm. con ritorno di memoria, da uno strato di zavorra in sabbia silicea di circa 4/5 mm. e da un intaso prestazionale con l’uso di granuli di gomma vulcanizzata nobilitata.

A completamento di entrambi i campi saranno posizionate le nuove panchine di tipo “standard” fissate su sottostante basamento in cls per n° 10 atleti; due porte da calcio comprensive di reti; una nuova recinzione costituita rete parapallone il più trasparente possibile.

L’ILLUMINAZIONE

Tutti i campi sono dotati di impianti di illuminazione a Led tramite delle torri faro per permettere il gioco anche in notturna. L’impianto illuminotecnico è stato pre-dimensionato al fine di poter ospitare anche competizioni sportive.

A seguito dell’analisi illuminotecnica sono stati definiti gli apparecchi illuminanti per ogni campo.

Per maggiori informazioni si rimanda alla Relazione tecnica impianto illuminazione campi da gioco 2312_E_U0_RIE02_00

STRUTTURALE

Perimetralmente ai campi da calcio, ai fini di una corretta illuminazione per un migliore utilizzo, saranno posizionate n.4 torri faro di altezza totale pari a 20m. Le torri faro, per le cui caratteristiche tecniche si rimanda alle schede tecniche fornite dal produttore, poggeranno su plinti di fondazione in c.a. a pianta quadrata, con dimensioni alla base pari a 2.60×2.60 m e altezza 0.50 m; superiormente è presente un dado di dimensioni in pianta 1.30×1.30 m e altezza

1.00 m. L’altezza totale dei plinti è 1.50 m.

La stessa tipologia di illuminazione viene utilizzata anche per i campi da tennis, per i quali però  è sufficiente installare torri faro di altezza pari a 10.80 m, di dimensioni minori. Quindi anche i relativi plinti fondazione avranno dimensioni minori, ovvero pianta quadrata di lato 1.50×1.50 m e altezza 0.50 m; il dado superiore misura 0.60×0.60 m in pianta e 0.50 m in altezza. L’altezza totale di questa seconda tipologia di plinto è 1.00 m.

Per entrambe le tipologie di plinto il calcestruzzo impiegato è tipo C32/42 e l’armatura viene realizzata mediante barre in acciaio B450C di diametro ?12 mm e passo 25 cm.

Al di sotto del piano di posa delle fondazioni è previsto uno strato di magrone di 10 cm. L’ancoraggio delle torri faro ai plinti avviene tramite piastra di base con bulloni e tirafondi posizionati durante il getto della fondazione.

Nella zona Nord del parco vengono realizzati alcuni campi da gioco, tra cui due campi da basket. Per il posizionamento del canestro e della relativa struttura di sostegno è necessaria la realizzazione di un plinto di fondazione in calcestruzzo armato. La posizione del plinto è determinata a seguito del posizionamento della struttura metallica.

In pianta la posizione è misurata a partire dalla linea di fondocampo (si rimanda all’elaborato grafico 2312_E_O0_DOP03). La struttura in acciaio a sostegno del canestro, sarà posizionata all’interno del plinto di fondazione prima del getto del calcestruzzo, in modo da garantire un vincolo di incastro.

Le dimensioni del plinto sono 1.00 m x 1.20 m in pianta, con un’altezza di 1.00m e sarà interrato di circa 15 cm.

LA TRIBUNA

In posizione baricentrica tra i due campi da calcio è posizionata una tribuna fruibile da tutti e quattro i lati in grado di garantire la visione per entrambi i campi.

L’obiettivo era quello di diventare un forte punto di attrazione, svincolando la tribuna dalla sola funzione di seduta per gli spettatori e diventando di fatto un punto focale dell’intera area, punto di incontro – piazza anche quando i campi da gioco non sono utilizzati.

Le forme morbide della tribuna scandiscono 3 gradoni che talvolta diventano più profondi realizzando una vera e propria seduta.

Ad intervalli regolari e come da normativa, si ha la presenza di una piccola rampa di scale che permette l’accesso al gradone più alto.

Integrato con il sistema della tribuna è il verde. La parte più alta, infatti, è una vera e propria vasca in grado di ospitare la piantumazione di alberi.

Strutturale

I campi da calcio sono posti in stretta relazione tra loro grazie al posizionamento di un’unica grande tribuna fruibile da tutti i lati in grado di creare un forte punto di attrazione.

La tribuna, di forma trapezoidale, è realizzata in cemento armato ed ha sviluppo in pianta pari a 58.00 m. Questa è costituita da tre gradoni in cemento per ciascun lato di altezza pari a 0.45 m e lunghezza pari a 1.00 m separati da una vasca in cui avverrà il posizionamento di terreno finalizzato all’alloggiamento di elementi di arredo verde urbano. L’armatura della tribuna in cemento armato viene realizzata mediante il posizionamento di barre in acciaio B450C di diametro ?12 mm e passo 45 cm. Le strutture a gradoni ai due lati della vasca sono collegate mediante travi in cemento armato di dimensioni pari a 0.45×1.00 m posizionate ad interasse di 9.00 m ed armate con barre in acciaio B450C di diametro 12 mm e passo 20 cm.

SPOGLIATOIO A SERVIZIO DEI CAMPI DA CALCIO

 A seguito di una valutazione sull’attuale stato di degrado in cui versano gli spogliatoi preesistenti e in relazione alla loro posizione ritenuta poco congrua con il nuovo assetto dell’area è stata predisposta la demolizione del vecchio corpo spogliatoi e una nuova realizzazione in una zona maggiormente baricentrica rispetto ai campi da calcio.

Le scelte progettuali sono state improntate al rispetto delle Norme Coni per l’impiantistica Sportiva (approvate con deliberazione del Consiglio Nazionale del CONI n. 1379 del 25 giugno 2008) e a criteri di sostenibilità ambientale, di efficienza ed economicità, pur nel perseguire la massima qualità architettonica.

Il nuovo spogliatoio è stato dimensionato per un numero di utenti congruo ed è caratterizzato dalla presenza di :

  • N 2 Spogliatoi per atleti: Il corpo spogliatoi sarà dotato di numero due spogliatoi per gli atleti, divisi per sesso con una superficie utile di circa 38 mq ognuno. Gli spogliatoi saranno accessibili anche agli utenti D.A. A tal fine la porta di accesso a battente sarà di luce netta pari a 0,90 ml, con apertura verso le vie di uscita mentre quelle scorrevoli saranno anche esse di luce netta pari a 0,90 ml. Negli spogliatoi, vi sarà anche lo spazio per permettere il posizionamento di una panca con adiacente spazio per la sosta della sedia a
  • 2 Spogliatoi giudici di gara: saranno previsti due locali spogliatoio, da destinare all’utilizzo dei giudici di gara, dimensionato ciascuno per un numero minimo di due utenti. Ogni locale spogliatoio avrà a disposizione un proprio servizio igienico e le docce. La dimensione degli spogliatoi di superficie utile di 13 mq e le caratteristiche dei servizi igienici e delle docce saranno tali da permette la fruibilità agli utenti D.A.
  • Servizi igienici: sia gli spogliatoi atleti che quelli dei giudici di gara saranno tutti dotati di servizi igienici. Almeno uno dei WC a sevizio degli spogliatoi avrà una porta di larghezza netta pari a 0,90ml e tali da permettere l’accesso anche agli utenti A.
  • Docce: gli spogliatoi atleti saranno dotati ognuno di 6 docce mentre quelli per i giudici di gara, saranno dotati ognuno di n.1 docce. Le docce saranno del tipo a pavimento senza divisori fissi per consentire un agevole uso anche da parte degli utenti D.A. Ogni doccia avrà una dimensione di 0,90×0,90ml con antistante spazio di passaggio della larghezza di 0,90 ml. Nel locale doccia è presente un posto doccia accessoriato e fruibile da parte degli utenti D.A.; a tal fine la doccia avrà uno spazio adiacente per la sosta della sedia a ruote pari alla larghezza di un piatto doccia, ossia 0,90ml. 4.
  • Infermeria: Come da normativa CONI l’impianto sarà dotato di un’infermeria dotata al suo interno di bagno privato

L’edificio spogliatoi comprende inoltre un blocco di bagni pubblici e un’area distributori vetrata e comunicante con un piccolo spazio aperto al coperto in cui sarà possibile disporre tavolini e sedie.

Il distributivo è esterno all’edificio, ma protetto da uno sporto della copertura.

Lo strutturale

Gli spogliatoi del campo da calcio sono realizzati con una struttura portante puntiforme in acciaio tipo S275 poggiante su un graticcio di travi rovesce in calcestruzzo armato.

Il manufatto si sviluppa per unico livello di elevazione con montanti e traversi principali in sezione HEA220 e traversi secondari in sezione HEA180, con vincoli di incastro in tutti i nodi. Internamente sono disposti una serie di arcarecci in profilo HEA180, con vincoli a cerniera per entrambe i vertici.

L’impalcato di copertura sarà realizzato con un solaio in lamiera grecata e soletta collaborante in calcestruzzo. La lamiera sarà tipo HI-BOND A55/P600 sp. 10/10, la soletta collaborante sarà in calcestruzzo C32/40 per uno spessore minimo di 55 mm, armata con r.e. 8/20×20

In virtù dei modesti carichi trasmessi al terreno dalle strutture in elevazione, il sistema fondale sarà di tipo diretto, costituito da travi rovesce rettangolari con sezione differente a seconda se perimetrali o interne. Nello specifico le travi perimetrali saranno a sezione 50×50 cm mentre quelle interne saranno 30×50 cm. Al di sotto del piano di posa delle fondazioni, come anche all’interno dell’area da esse delimitata, è previsto uno strato di magrone di 10 cm. Tutto il piano terra risulta infatti isolato dal terreno dalla presenza di un vespaio areato con moduli in plastica riciclata. Tra la struttura di legno e la fondazione in c.a. andrà interposto uno strato di guaina bituminosa che deve risvoltare sulla struttura di fondazione (e non sulla parete di legno) per evitare le trappole di umidità.

I tamponamenti di chiusura perimetrale saranno realizzati con una doppia parete costituita da due setti contrapposti alla struttura in acciaio, chiusi in alto dal una lastra a L in acciaio. Il setto esterno in lastre di cemento rinforzato sarà realizzata con materiali tipo Knauf Aquapanel Outdoor o equivalenti, mentre il setto interno in doppia lastra di cartongesso con barriera al vapore (tipo Knauf GKB o equivalente) più una lastra adatta a comunità (tipo Knauf Diamant o equivalente). Il pacchetto così composto assicura un adeguato isolamento acustico e termico, oltre che la resistenza agli urti e la protezione della struttura e degli ambienti interni dagli agenti atmosferici.

Gli impianti

La scelta della soluzione impiantistica più adatta è fortemente condizionata dalle caratteristiche del fabbricato e dell’utenza. Una buona progettazione deve garantire la piena integrazione del sistema edificio-impianto, un’elevata flessibilità nell’utilizzo degli spazi, ingombri verticali e orizzontali contenuti, un costo di impianto e di gestione ragionevole e giustificato e, infine, un elevato grado di benessere, cioè il mantenimento di condizioni termoigrometriche, di ventilazione e di distribuzione dell’aria ottimali, con livelli sonori contenuti.

Sia il riscaldamento invernale che il raffrescamento estivo sono garantiti da terminali del tipo Hi- wall da parete alta o a cassetta a quattro vie (spogliatoi) con batteria ad espansione diretta attestati ad un impianto del tipo VRF.

La tipologia di impianto specificata sarà attestata a tre sistemi produttori del fluido vettore dell’energia termica del tipo a pompa di calore reversibile raffreddata ad aria. Il fluido vettore (fluido refrigerante R410a) sarà inviato agli evaporatori delle unità interne.

A servizio dell’impianto di VRF sarà installata n. 1 unità esterna a pompa di calore reversibile MITSUBISHI Electric PUMY-SP112VKM condensata ad aria con compressori DC Scroll Inverter, batteria riprogettata su 4 lati, alimentata a 380-415VAC, trifase, 50Hz. Funzione di riscaldamento continuo con parzializzazione della batteria, nuova funzione di controllo dinamico della temperatura di evaporazione per maggiore efficienza energetica. Conforme a ErP18 e ErP21, certificate EUROVENT.

La produzione dell’acqua calda sanitaria avverrà attraverso un bollitore a pompa di calore da 300 l che sarà integrato da 2 pannelli solari termici a circolazione forzata.

L’intervento progettato prevede la realizzazione sulla copertura di un impianto fotovoltaico da 18,0 kW costituito da 45 pannelli in silicio monocristallino organizzati su tre stringhe.

L’impianto fotovoltaico si compone essenzialmente dei seguenti componenti:

  • moduli fotovoltaici;
  • strutture di supporto e ancoraggio per la disposizione dei moduli in aderenza del tetto inclinato a falda;
  • elettronica di potenza per la conversione dell’energia elettrica da corrente continua a corrente alternata;
  • impianti elettrici di collegamento e

Per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico non è prevista l’esecuzione di opere civili di rilievo e comunque strettamente necessarie alla funzionalità dell’impianto stesso. Le opere elettriche consisteranno nella realizzazione del generatore fotovoltaico tramite la connessione dei moduli in serie-parallelo, l’installazione e connessione delle apparecchiature di conversione, l’installazione dei quadri elettrici di protezione e misura, il collegamento alla rete elettrica e l’installazione di un impianto elettronico di gestione, controllo e visualizzazione dei risultati ottenuti.

L’ANFITEATRO NELLA CAVA(oggetto di futuro stralcio)

 Nell’area nord-est del lotto il progetto prevede la realizzazione di un anfiteatro all’interno del quale gli elementi tradizionali del paesaggio, quali i muretti a secco del vecchio terreno agricolo e la vegetazione esistente, sono assunti come elementi strutturanti.

L’area dell’Anfiteatro nella cava sarà oggetto di futuro stralcio.

Il concept progettuale alla base dell’idea di anfiteatro si fonda sul rapporto tra architettura e paesaggio, teatro e parco, costruito e natura. Questa riflessione fa parte di una visione più ampia, inclusiva e pluralistica in cui lo sviluppo, e conseguentemente la crescita sociale ed economica di un luogo, devono fondarsi sulla continuità e l’integrazione con il paesaggio per offrire un supporto coerente e pertinente all’intervento architettonico.

Il risultato è un anfiteatro che può accogliere numerosi spettatori e ospitare importanti produzioni artistiche all’aperto, integrandosi con sensibilità nel paesaggio.

La realizzazione dell’anfiteatro consentirà la creazione di uno spazio nuovo e stimolante, aperto e accessibile a tutti, così da rafforzare la mission progettuale volta a donare alla cittadinanza un luogo che crei opportunità di incontro, di socializzazione, di scambio e di crescita culturale,

come risorsa per tutte le fasce d’età e come elemento di contrasto al disagio e all’isolamento.

Aprendosi sul parco, smaterializzando le sue facciate e massimizzando la vista, l’architettura progettata favorisce la convivenza e la sinergia tra teatro e natura, incorniciando il paesaggio del Parco Bellavista e fungendo contestualmente da teatro, parco, elemento architettonico e finestra aperta a due passi dal mare. Grazie alla sua conformazione e dematerializzazione, il palco/orchestra circolare all’aperto diventa un elemento chiave del design del parco, che “mette in scena” il paesaggio stesso. In tal modo, gli utenti del parco sono incoraggiati a scoprire il teatro e, viceversa, i frequentatori del teatro sono invitati a esplorare il parco.

Numerosi elementi promuovono l’accessibilità e i collegamenti visivi tra l’anfiteatro e il parco. Questi includono il diradamento degli arbusti e l’estensione dei sentieri del parco che diventano gradualmente palco e gradonate.

SKATE PARK e BICI CROSS SOTTO IL BOSCO (oggetto di futuro stralcio)

 Nelle aree adiacenti a quella che ospita l’anfiteatro, in direzione ovest e in direzione sud, si prevede la realizzazione rispettivamente di uno skatepark e di un’area riservata all’attività di bici cross. L’intervento in progetto si propone l’obiettivo di potenziare l’offerta sportiva della città di Bari, rilanciando i cosiddetti “sport minori”. L’orientamento che ha portato all’idea di realizzare tali aree dedicate nasce dall’esigenza di sostenere contestualmente l’attività sportiva all’aperto come occasione di socializzazione ed integrazione per i cittadini. Al contempo il parco potrebbe acquisire un’importante funzione sociale, attraverso il coinvolgimento di ragazzi portatori di handicap che, attraverso lo sport, opportunamente guidati, potrebbero rafforzare, sostenere e sviluppare il proprio senso di autonomia, di autodeterminazione e di indipendenza.

Le aree dello skate park e del bici cross saranno oggetto di futuro stralcio.

Nello specifico, si è scelta la destinazione d’uso dello skatepark in relazione alla sempre crescente diffusione dell’attività sportiva dello skateboarding, specialmente tra i più giovani.

Tale attività, infatti, viene anche utilizzata come allenamento per gli sport invernali (snowboard, sci) e per il surf. Lo skateboarding, inoltre, è uno dei pochi sport che, specie negli Stati Uniti e in Canada e in misura minore nel resto del mondo, è diventato anche rappresentativo di uno stile di vita giovanile, oltre che un mezzo di trasporto molto diffuso. La realizzazione di tale area dedicata, consentirà agli skater, ma anche a chi vorrà sperimentare o avvicinarsi a tale disciplina, spesso praticata per strada (street-skating), di avere a disposizione uno spazio protetto e riservato che risponda alle proprie aspettative, naturalmente con una impostazione geometrica adatta a tutte le età.

Il ciclocross, invece, è un particolare tipo di attività ciclistica nato e sviluppatosi in Europa agli inizi del 1900 come sistema, per i corridori, per rimanere in forma durante l’autunno e l’inverno, in attesa della ripresa dell’attività agonistica su strada.

Tale disciplina è diventata in poco tempo una specialità autonoma, con propri specialisti e con un forte seguito di pubblico, soprattutto nei paesi del Benelux, Svizzera e Italia.

L’impianto progettato è stato concepito con l’intenzione di creare uno spazio fruibile non solo da parte di persone esperte, ma anche da parte di coloro che intendano avvicinarsi a questa pratica sportiva per la prima volta.

RECINZIONI

 Il parco sportivo è recintato per garantire la sicurezza notturna, ma sia la recinzione generale come quella dei campi sportivi sono state disegnate il più trasparenti possibile. La recinzione scelta tipo XTend a maglie ampie e di colore acciaio riflettente permette, infatti, la massima trasparenza. Per i campi da gioco, come prescritto durante le sedute della CdS saranno realizzate in maglia verde romboidale. Di seguito i disegni delle recinzioni di accesso al parco.

Gli ingressi principali, invece, saranno caratterizzati da cancelli in acciaio anodizzato microforato a battente negli accessi ai percorsi pedonali e scorrevoli per i percorsi carrabili.

Lo strutturale

Il confine dell’area d’intervento su Via Gentile verrà delimitato attraverso una recinzione composta da muri in c.a. e rete metallica alternati. L’accesso sarà consentito tramite due cancelli, uno pedonale ed uno carrabile di dimensioni rispettivamente 5.00m e 12.00 m.

I cancelli presentano una struttura portante realizzata con profili tubolari in acciaio zincato. A coperta della struttura, sarà istallata una doppia lamiera microforata di spessore 4 mm.

In corrispondenza dei cancelli i muri di recinzione saranno del tipo a mensola, con una fondazione di 0.85 m a monte (lato interno del parco) con altezza 0.30 m, questa sarà utilizzata anche per l’istallazione del binario in acciaio per lo scorrimento del cancello. L’altezza è di 2.10m fuori terra con spessore del paramento di 0.25m. Saranno realizzati in  calcestruzzo C32/40 armato con barre in acciaio B450 di diametro ?12 mm e passo 25 mm. La rete metallica di recinzione sarà fissata a pali in acciaio fissati su un cordolo in c.a., con sezione rettangolare 30×65 cm, armato con barre in acciaio B450 di diametro ?12 mm e passo 25 mm.

Saranno realizzati dei cordoli anche per il sostegno delle reti di recinzione dei campi da calcio e da tennis: in entrambi i casi il cordolo presenta sezione rettangolare 50×40 cm ed è realizzato in calcestruzzo C32/40 armato con barre in acciaio B450 di diametro ?8 mm e staffe di diametro ?12 mm passo 20 mm.

Al di sotto del piano di posa delle fondazioni è previsto uno strato di magrone di 10 cm.

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7 PARCHEGGI

A servizio dell’area di progetto sono previste due aree parcheggio una a nord e una a sud del parco con una disposizione di circa 274 posti di cui un adeguato numero è destinato ai diversamente abili secondo le normative vigenti in materia.

La superficie di parcamento è disposta a raso, ad una quota prossima al piano di campagna attuale.

La distribuzione degli stalli è posta nella tipologia a pettine ed è costituita da una serie di file parallele di dimensione 5m di lunghezza per 2,5 m di larghezza con corte di distribuzione a senso unico di larghezza 6m, utili alla manovra di ingresso ed uscita degli stalli.

Le file di stalli longitudinali sono servite da una viabilità organizzata a senso unico di marcia da 6,00 m, ciò al fine di consentire l’accesso dalla nuova strada di collegamento interna evitando così punti di conflitto con i flussi in uscita dal parcheggio sulla nuova viabilità.

Il progetto prevede un adeguato distanziamento per gli stalli delle auto al fine di ottimizzare lo spazio di manovra ed inoltre è stato inserito, come elemento di divisione longitudinale, un sistema di isole verdi cercando di integrarle il più possibile con il sistema verde circostante.

In adiacenza agli stalli auto è stato dimensionato un percorso pedonale a raso, delimitato da opportuna segnaletica bianca orizzontale, per garantire maggiore accessibilità alle aree parco

e formale tra i punti di accesso e gli spazi pubblici principali lungo il Parco.

Le principali tipologie di pavimentazione utilizzate per i pavimenti sono le seguenti

  • Pavimentazione permeabile drenante in granulato di marmo tipo “Grevelit” in colore terroso per i marciapiedi dei parcheggi
  • Pavimentazione permeabile drenante in granulato di marmo tipo “Grevelit” in colore grigio per le strade carrabili dei parcheggi
  • Pavimentazione drenante tipo “Llosa Filtra green” di Breinco per le aree dei parcheggi

RENDER DI PROGETTO

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8 SISTEMI DI ILLUMINAZIONE

Il progetto prevede

  1. la realizzazione degli impianti di illuminazione e di alimentazione dei sistemi di irrigazione e sollevamento acque;
  2. la realizzazione di quadri elettrici generali (e relative canalizzazioni interrate) a servizio delle zone ludiche (campi da gioco e spogliatoi) e della tensostruttura nell’ambito dell’intervento, denominato “Bari Costasud, Parco Costiero della cultura, del turismo, dell’ambiente”, ovvero di un grande parco da realizzare attraverso la riqualificazione delle aree collocate a sud-est dell’abitato di Bari su una vasta zona, in parte degradata e poco fruibile, con caratteri peculiari del paesaggio costiero ed in gran parte libera da insediamenti

Per caratteristiche geometriche, posizione delle alimentazioni e facilità distributiva, l’area viene suddivisa in sei zone di cui tre destinate all’illuminazione pubblica e ai servizi di irrigazione e sollevamento acque e tre destinate ai servizi sportivi:

  1. Zona a nord dello Stadio Bellavista (quadro elettrico QE01) – Illuminazione e irrigazione
  2. Zona ad ovest dello Stadio Bellavista (quadro elettrico QE02) – Illuminazione
  3. Zona ad est dello Stadio Bellavista (quadro elettrico QE03) – Illuminazione, irrigazione e sollevamento
  4. Zona campi da gioco 1 (campi da calcio e spogliatoio)
  5. Zona campi da gioco 2 (campi da tennis, basket, beachvolley)
  6. Zona tensostruttura

In generale sono previste le seguenti utenze:

  • Illuminazione percorsi e aree a verde con relative linee da quadri elettrici
  • Illuminazione di servizio aree pedonali con relative linee da quadri elettrici

ILLUMINAZIONE STRADALE

L’illuminazione stradale con traffico motorizzato è realizzata con armature stradali, del tipo “RAMA URBIDERMIS”, “cut-off”, installate su nuovi pali con altezza fuori terra pari a 5,00m e/o 5,80m, potenza 30W, 2x51W e 51W che, per numero e disposizione, garantiscono un livello di luminanza media minima e di relativa uniformità conformi alla categoria M4(Tipo di strada “F”: strade locali urbane).

L’illuminazione dei parcheggi è realizzata con nuove armature stradali del tipo “cutoff”, altezza fuori terra pari a 5,80m, conformi alla legge regionale n°23 del 15 novembre 2005 e relativo decreto di attuazione che, per numero e disposizione, garantiscono un illuminamento orizzontale minimo superiore a 15,00 lux corrispondente alla categoria P1.

Tutti gli apparecchi, nella loro posizione di installazione, avranno una distribuzione dell’intensità luminosa massima per g ? 90°, compresa tra 0,00 e 0,49 candele per 1000 lumen, in conformità alla Legge Regionale 23 del 15 novembre 2005 e relativo decreto di attuazione.

Al fine di garantire all’amministrazione il più flessibile utilizzo e sfruttamento dell’impianto di illuminazione, la scelta degli apparecchi di illuminazione e, dunque, i calcoli illuminotecnici predisposti,    sono    stati   effettuati   per    garantire    i    livelli    illuminotecnici    richiesti    dalla classificazione delle strade nello “STATO DI PROGETTO” anche se le caratteristiche illuminotecniche degli apparecchi proposti (CRI>60 e utilizzo quindi di lampade ad alto contenuto di luce blu o ad elevato rapporto Scotopico/Fotopico) consentono l’illuminamento delle strade nella condizione di “STATO DI ESERCIZIO” caratterizzata da una classificazione illuminotecnica immediatamente inferiore a quella determinata nello “STATO DI PROGETTO”. In esercizio, per esigenze di risparmio energetico e di incremento dell’indice IPEI(indice di prestazione dell’impianto), fermo restando la possibilità di garantire i livelli illuminotecnici di progetto, si è optato(attraverso il dimmering centralizzato consentito dagli apparecchi scelti) per una scelta mista di compromesso tale da garantire i livelli illuminotecnici dello “STATO DI PROGETTO” in tutte le zone del parco fino ad una certa ora e, successivamente, ridurre la categoria illuminotecnica.

E’ previsto, dunque, un sistema di dimmerazione notturno che garantisce il livelli relativi alla categoria M5 per le strade motorizzate e P3 per i parcheggi giunta una ben precisa ora.

ILLUMINAZIONE PEDONALE

 L’illuminazione delle zone pedonali è realizzata utilizzando i seguenti apparecchi:

  • Lampione tipo “ARNE URBIDERMIS”, altezza fuori terra 9,20m, dotato di n°4 sorgenti LED ad alata efficienza, potenza 21W;
  • Lampione tipo “ARNE URBIDERMIS”, altezza fuori terra 7,60m, dotato di n°3 sorgenti LED ad alata efficienza, potenza 30W;
  • Lampione tipo “PRISMA ESCOFET”, altezza fuori terra 4,20m, dotato di una sorgente LED 38W;
  • Lampione tipo “PRISMA BALIZA ESCOFET”, altezza fuori terra 1,00m, dotato di una sorgente LED 29W;

L’illuminazione di tutte le zone pedonali è realizzata con corpi illuminanti dotati di sorgenti a LED ad alta efficienza tali da garantire, per numero e disposizione, un illuminamento orizzontale medio minimo superiore a 7,50 lux in ottemperanza a quanto previsto dalla tabella relativa alla classe illuminotecnica “P” e, nella fattispecie, alla categoria P3.

Le verifiche illuminotecniche sono state condotte con i due predetti corpi illuminanti, dei quali, di seguito si riportano le principali specifiche tecniche.

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9 ACQUE METEORICHE E SISTEMI DI IRRIGAZIONE

Alcune opere idrauliche strettamente connesse agli eventi meteorici, quali fogne pluviali, canali, dighe, sono progettate per ridurre il livello di rischio di superamento dei dati a base del progetto fino ad un valore ritenuto accettabile, al di sotto del quale l’incremento dei costi di costruzione dell’opera superano il beneficio marginale in termini di riduzione del danno causato dal detto superamento.

Le acque meteoriche afferenti alle superfici scolanti che interessano le aree interne al perimetro del cimitero verranno indirizzate, attraverso opportune pendenze trasversali, all’impianto di trattamento e smaltimentodelle acque meteoriche con compluvi lineari in corrispondenza dei quali saranno realizzate le canaline per il drenaggio delle acque.

I canali di raccolta di acqua piovana sono previsti con fondo a pendenza continua realizzate con moduli di 1 m. nelle confluenze dei tronchi di progetto è prevista la posa di un pozzetto in linea per il successivo convogliamento ai tronchi confluenti.

Di seguito si riporta la tipologia di canali da utilizzare e la loro configurazione geometrica.

Alcune opere idrauliche strettamente connesse agli eventi meteorici, quali fogne pluviali, canali, dighe, sono progettate per ridurre il livello di rischio di superamento dei dati a base del progetto fino ad un valore ritenuto accettabile, al di sotto del quale l’incremento dei costi di costruzione dell’opera superano il beneficio marginale in termini di riduzione del danno causato dal detto superamento.

Le acque meteoriche afferenti alle superfici scolanti che interessano le aree interne al perimetro del cimitero verranno indirizzate, attraverso opportune pendenze trasversali, all’impianto di trattamento e smaltimentodelle acque meteoriche con compluvi lineari in corrispondenza dei quali saranno realizzate le canaline per il drenaggio delle acque.

I canali di raccolta di acqua piovana sono previsti con fondo a pendenza continua realizzate con moduli di 1 m. nelle confluenze dei tronchi di progetto è prevista la posa di un pozzetto in linea per il successivo convogliamento ai tronchi confluenti.

Di seguito si riporta la tipologia di canali da utilizzare e la loro configurazione geometrica.

E’ stato previsto, nel caso specifico, l’utilizzo di tre tipi canalette aventi come larghezza interna 150 mm e di altezza 150 mm con griglia in ghisa sferoidale classe B125, larghezza interna 150 mm e di altezza 150 mm con griglia in ghisa sferoidale classe D400 e larghezza interna 200 mm e di altezza 260 mm con griglia in ghisa sferoidale classe B125.

La posa in opera a regola d’arte della canaletta prefabbricate prevede che queste seguano il profilo altimetrico dei viali ove sono posizionate. In particolare, l’estradosso con chiusino in ghisa sferoidale deve essere posizionato a pari quota della sede stradale.

A valle dell’impianto di trattamento delle acque di dilavamento superficiale, ai fini della raccolta e riutilizzo delle stesse, in conformità con quanto previsto nel Regolamento Regionale n. 26/2013, come già evidenziato, è stata prevista una vasca di accumulo per le acque da destinare all’impianto di irrigazione a servizio delle aree a verde di progetto.

I dati di progetto sono i seguenti:

  • Tappeto erboso 10.112 mq
  • Alberature 293;
  • Arbusti 2401

Considerando che un tappeto erboso consuma in media circa 5 l/m si acqua al giorno e che la stagione irrigua in genere è di circa 7 mesi Aprile/Ottobre che però nei mesi Aprile ed Ottobre la probabilità di pioggia è piuttosto elevata oltre al manifestarsi di così dette precipitazioni occulte (Rugiada), non si restituisce il 100 % delle perdite idriche del mese ma circa 50%. Se consideriamo inoltre che nel mese di Maggio e di Settembre ci possono essere discreti apporti naturali di acqua con precipitazioni e si restituisce circa il 70 % dell’evapotraspirazione, la stagione irrigua si considera di circa 5 mesi.

Alla luce di quanto esposto il fabbisogno idrico annuale dei tappeti erbosi è di:10.112 (mq) x 5 (mesi) x 30 (gg) x 5 (l/gg) = 7.584.000 l = 7.584 mc/anno ossia circa 8.000 mc/annoì.

Il fabbisogno giornaliero nei mesi di punta è di 10.112 (mq) x 5 (l/gg) = 50.560 l = 51 mc/gg Considerando che l’irrigazione può essere eseguita anche ogni 2 gg il volume minimo giornaliero di acqua che deve essere garantito per il tappeto erboso è di circa 25 mc/gg.

Per quanto riguarda invece le arbustive e le alberature. Gli apporti idrici devono essere garantiti per i primi 3 anni dopo di che le piante dovrebbe essere attecchite e non più esigenti di interventi irrigui costanti, ma solo saltuari.

Gli interventi irrigui per alberature ed arbustive possono essere eseguiti nella stagione irrigua 2 volte alla settimana con volumi idrici rispettivamente di circa 70 l/albero e circa 10 l/arbusto.

Per tanto i consumi idrici della vegetazione arborea arbustiva nel primo anno di impianto è di: ((293 x 70)+(2401×10))x5 (mesi)x 2 (volte/settimana) x 4 (settimane)= 1.780.800 l/anno circa

1.800 mc/anno.

Il fabbisogno idrico settimanale 44520*2= 89.040 l ossia 90 mc/settimana.

Se si programmano gli interventi irrigui in maniera razionale possono essere restituiti circa 12.7 mc/gg

Questi consumi idrici si dovranno ridurre di circa il 30 % al II anno e del 50% al III anno.

La riserva idrica minima che si dovrà dimensionare sarà di circa 40 mc ma si consiglia di avere almeno la disponibilità per un paio di giorni con un volume complessivo di circa 80 mc.

Al fine di standardizzare i volumi con le vasche prefabbricate di comune produzione, sono state previste n. 3 vasche da 25 mc, per un totale di 75 mc.

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10 SEGNALETICA ORIZZONTALE E VERTICALE

Il progetto prevede la segnaletica orizzontale e verticale per le zone 30 (Strada Cannone e Sottopasso RFI) nonché la segnaletica orizzontale e verticale per le aree a parcheggio.

La segnaletica non luminosa prevista è la seguente:

  • nuova segnaletica verticale, quali sostegni e segnali con le tipologie previste ai sensi del

d.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495 e ss.mm.ii.;

  • nuova segnaletica orizzontale in materiali diversificati, anche permanenti o di lunga durata, sulle strade sui parcheggi oggetto di intervento;
  • nuova segnaletica complementare quali demarcazioni sugli ostacoli e banchine, segnaletica complementare quale fornitura e posa di dispositivi rifrangenti sulla carreggiata
  • sistemi di segnaletica atti alla moderazione della velocità dei veicoli. In particolare è prevista:
    • demarcazione delle piste ciclabili e segni nelle intersezioni;
    • nuova linea di mezzeria di dimensione cm 12, semplice;
    • nuova linea di carreggiata, di dimensioni di cm 15;
    • nuova realizzazione dei passaggi pedonali;
    • nuova realizzazione delle linee di arresto;
    • nuova realizzazione degli stop e delle precedenze;
    • nuova realizzazione degli stalli bus/ posti disabili/ stalli di sosta;

realizzazione di sistemi di segnaletica atti alla moderazionedella viabilità ed accessibilità

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11 PERCORSI CARRABILI

I percorsi carrabili sono stati previsti con sezioni di categoria F urbana ai sensi del D.M. 6792 del 5-11-2001, con una corsia per senso di marcia da 2,75 m e banchine laterali da 0,50 m. I marciapiedi laterali hanno larghezza variabile, minimo 1,50 m

Le verifiche sono state condotte con una velocità di progetti di 30 Km/h (zona 30) per consentire l’uso promiscuo carrabile/ciclabile e i raggi minimi dei raccordi planimetrici utilizzati sono superiori al raggio minimo previsto dal citato DM.

Sono state condotte tutte le verifiche previste dalla normativa vigente. Dai quali sono conseguiti degli allargamenti in curva.

Particolare attenzione è stata posta alla eliminazione della rotatoria prevista inizialmente dal progetto RFI relativo al sottopasso ferroviario, la cui uscita, lato parco, è stata raccordata alla intersezione con la Strada a Cannone con una curva avente raggio di 40,00 m.

I raccordi altimetrici hanno un raggio minimo di 1.500,00 m.

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12 QUADRO ECONOMICO

TRINITAPOLI | REALIZZAZIONE DI UN PARCO ATTREZZATO DENOMINATO – “PARCO DELLA LEGALITÀ”

In Paesaggio il

COMUNE DI TRINITAPOLI

PROVINCIA DI BARLETTA-ANDRIA-TRANI

 

REALIZZAZIONE DI UN

PARCO ATTREZZATO DENOMINATO

“PARCO DELLA LEGALITÀ”

 CUP: F85I23000060004 – CIG: 9775710318

 

RELAZIONE TECNICA GENERALE

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INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’area oggetto d’intervento è ubicata a Trinitapoli (BT), nella zona nord-orientale del suddetto comune, tra via P. Nenni, via G. la Pira, via Mandriglia e via Mulini, nei pressi del Palazzetto dello Sport “Sandro Pertini”, a est, e del Centro Parrocchiale Santo Stefano Protomartire, a nord.
L’intervento in oggetto prevede la realizzazione di un parco urbano attrezzato denominato “Parco della Legalità”.

Stralcio ortofoto

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STATO DEI LUOGHI

A seguito del sopralluogo si è potuto constatare come, attualmente, l’area interessata dall’intervento sia priva di manutenzione, costituita da terreno prevalentemente incolto.
I marciapiedi che circondano il lotto sono parzialmente dissestati. I parcheggi e gli attraversamenti pedonali non risultano ben regimentati.
Parte della superficie destinata al parco ospita un’area con giochi per bambini con pavimentazione antitrauma.
Aspetto caratterizzante dell’area, che diventa elemento fondante del progetto è la presenza di diversi esemplari di ulivi, alcuni dei quali disposti secondo uno schema assiale che direziona e orienta la percorrenza.
Di seguito si riporta il report fotografico dello stato attuale dell’area.

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DESCRIZIONE GENERALE DELL’INTERVENTO

L’intervento in oggetto prevede la realizzazione di un parco attrezzato denominato “Parco della Legalità” che sorgerà su un’area attualmente di proprietà comunale. L’obiettivo che il progetto si prefigge è di trasformare quest’area in un parco attrezzato che possa essere vissuto sia come luogo di incontro, ma soprattutto come centro culturale all’aperto in cui le varie fasce di età possano incontrarsi e scambiarsi i saperi reciproci. Pertanto il progetto nasce dalla duplice esigenza della comunità di dotarsi di un’area attrezzata per lo svolgimento di funzioni all’aperto e di offrire opportunità di emancipazione verso un alto livello del senso civico, di crescita, di socializzazione e di promozione di uno stile di vita sano come elemento di contrasto al disagio, all’isolamento. Dunque, se attualmente l’area di progetto appare come un luogo marginale per la sua posizione ai confini con l’edificato, di contro, quest’area costituisce una vera e propria risorsa per la rigenerazione dell’intero comune di Trinitapoli.

Attualmente in stato di scarsa manutenzione, il sito oggetto dell’intervento diventerebbe un polo attrattore per attività sportive, ricreative e ludico-culturali, ponendosi in una posizione non più marginale ma baricentrica.

Planimetria generale di progetto

Il progetto mira, dunque, a trasformare l’area del parco in una centralità che diventi un polo rigeneratore per la città, un luogo per l’incontro e la socializzazione.

In parallelo l’intervento diventa occasione per riqualificare l’intera area e migliorare la sicurezza degli abitanti.

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IL PROGETTO

Distribuzione funzionale

L’impianto progettuale del parco si caratterizza per la presenza di due percorsi incidenti che attraversano il parco, orientandone la percorrenza. Viene enfatizzato l’asse preesistente, con orientamento nord-sud, delineato da alcuni esemplari di ulivo (olea europea), rafforzato attraverso l’implementazione di ulteriori esemplari e attraverso la realizzazione di un percorso pedonale di collegamento tra via P. Nenni e via Mandriglia.

Il suddetto asse diventa generatore del progetto, che implica l’inserimento di un contro-asse, con orientamento est-ovest, attraverso la piantumazione di un filare di alberi di pioppo (populus nigra variante ‘Italica’) e attraverso la realizzazione di un percorso pedonale di collegamento tra via G. la Pira e via Mulini.

Su via Mulini viene inserita la piazza di accesso principale al parco, caratterizzato da uno spiazzo in pavimentazione drenante in calcestre tipo Stabilsana, campi intervallati da piattina metallica, che va ad inquadrare le sedute. In essa trovano spazio anche le rastrelliere per biciclette e cestini portarifiuti.

Al rigore dei due percorsi principali, aventi una larghezza pari a 3m, realizzati in pavimentazione drenante in calcestre tipo STABILSANA, si contrappone l’andamento sinuoso di un terzo percorso che li interseca, dedicato alla passeggiata e al fitness, realizzato in terra stabilizzata, con larghezza variabile.

Oltre che definire la percorrenza del parco, i due assi principali lo suddividono in macroaree distinte dal punto di vista funzionale, in alcuni casi potenziando l’attuale vocazione degli spazi. In particolar modo, nella parte sud del parco, già caratterizzata dalla diffusa presenza di ulivi, è stata infittita la trama degli stessi attraverso la piantumazione di ulteriori esemplari, così da preservare la destinazione ad uliveto.

L’area ad est del parco è dedicata al fitness, e alla didattica all’aperto, attraverso la realizzazione di un’area priva di alberature, al fine di poter far sviluppare idealmente un circuito per lo svolgimento di attività motorie, e allo stesso tempo piazza per incontri culturali, dibattiti e piccoli concerti all’aperto.

I percorsi fitness, chiamati anche “percorsi salute”, consentono una vasta gamma di esercizi per il mantenimento ed il miglioramento della forma fisica da svolgere all’aria aperta, attraverso circuiti per esercizi a corpo libero.

La zona a nord del parco, invece, è caratterizzata dalla presenza di un’area gioco per bambini, preesistente, in pavimentazione antitrauma, attrezzata con giostrine e sedute. L’area a verde circostante sarà adibita a pineta attraverso la piantumazione di esemplari di pinus pinea che garantiranno l’ombreggiamento.

I due assi principali saranno rafforzati dalla presenza di lastre di cls posate a secco, ortogonali al percorso in pavimentazione calcestre.

Il parco è delimitato perimetralmente dalla presenza di vegetazione arbustiva con esemplari tipici della macchia mediterranea, piante aromatiche ed erbacee da fiore (Arbutus unedo, Punica granatum, Hypericum spp., Myrtus communis, Bruxus sempervirens, Corylus avellane, Laurus nobilis, Juniperus spp., Lantana camara, Cistus spp., Callistemon spp., Rosmarinus officialis). Tale soluzione definisce il perimetro del parco, delineandone i confini rispetto alle proprietà circostanti.

Tale conformazione del parco, doterà il Comune di Trinitapoli di uno spazio di aggregazione multifunzionale a servizio della comunità che potrà ospitare attività aggregative e di carattere ludico e sportivo.

Il verde e i percorsi rappresentano gli elementi strutturanti per l’organizzazione funzionale del parco in quanto tengono insieme e connettono tra loro le aree per il gioco, quelle per lo sport, quelle a carattere prevalentemente naturalistico e quelle per la sosta.

Il progetto si adagia sulla topografia esistente senza modificarla e anzi acquisendo da essa gli elementi dell’orografia atti allo smaltimento delle acque meteoriche. L’acqua piovana non drenata viene convogliata mediante adeguate pendenze per confluire nella cisterna di raccolta, al fine di essere reimpiegata per l’irrigazione delle aree verdi.

Contestualmente, la realizzazione del parco diventa occasione per riqualificare l’intera area e regolarizzare gli spazi per la sosta degli autoveicoli; i parcheggi collocati su via Giorgio la Pira, che attualmente occupano tratti della corsia stradale, vengono inglobati in un sistema regolare attraverso rientranze nel marciapiede, agendo nell’ottica di un’ottimizzazione degli spazi,  e di una massimizzazione della fruibilità e dell’accessibilità dei percorsi nonché della sicurezza da parte degli utenti (automobilisti e pedoni).

Allo stato attuale, infatti, non è assicurata la corretta percorribilità dei marciapiedi, in quanto alcuni tratti risultano essere divelti per l’azione delle radici degli alberi, e in condizione tale da costringere il pedone a camminare lungo la carreggiata stradale.

L’intento è quello di dare continuità ai marciapiedi, attraverso il rifacimento dei tratti disconnessi, la pavimentazione di un tratto attualmente non pavimentato ad angolo tra via G. la Pira e via Mandriglia e la realizzazione di aiuole correttamente dimensionate in relazione agli esemplari arborei che ospitano.

L’intero intervento è realizzato attraverso l’uso di materiali biocompatibili e superfici drenanti.

Socialità, ambiente, ecologia e buone pratiche
Il presente progetto è stato inteso come opportunità di realizzare un polmone verde nella città di Trinitapoli, nel quale la funzione di filtro, ottenuta con la diffusa piantumazione di specie vegetali autoctone, è stata sapientemente intrecciata con una serie di elementi strutturanti che renderanno il parco fruibile da tutta la cittadinanza, probabilmente non solo di Trinitapoli: ai percorsi pedonali pensati anche per il jogging, all’area fitness e alle aree ludico ricreative sono stati affiancati orti e coltivazioni di farro e grano, così da avvicinare il parco a tutte le fasce di età, dai più piccoli agli anziani.

Mettendo a disposizione le aree verdi non occupate dalla maglia olivetata e dalla pineta per la realizzazione di orti e di coltivazioni di farro e grano, in particolare, si è inteso ricercare l’obiettivo di restituire alla cittadinanza un rapporto nuovo e più intimo con i paesaggi agricoli circostanti, e la scelta di mantenerli affiancati alle aree ludiche va proprio in questa direzione: l’area coltivata, non rimane come area isolata e relegata a chi ha scelto di “coltivare la terra”, ma sarà alla portata di tutti, del bambino che mentre gioca sarà incuriosito da qualcosa che ha sempre visto da lontano, della mamma che potrà immaginare di piantare lì le sue spezie, del nonno che potrà immaginare di insegnare a suo nipote un’antica arte.

Tale obiettivo si pone in continuità con l’orientamento già delineato dall’EXPO 2015, il cui tema è stato proprio, come riportato nel logo qui di fianco, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.

D’altro canto, le tematiche relative alla nutrizione, alla coltivazione agricola sostenibile e alla definizione di un legame tra città e campagna, sono oggigiorno di grande attualità e la realizzazione del presente progetto rappresenta un’occasione importante per il suo potenziale comunicativo.

Ed è per tale ragione che la realizzazione del “Parco della Legalità” non si limita alla mera realizzazione dell’opera, ma va molto oltre, in quanto tra le finalità del progetto è insito un intento comunicativo finalizzato a diffondere le “buone pratiche” dal punto di vista sociale, ambientale ed ecologico.

Un ulteriore aspetto prioritario è quello di far conoscere e vivere il progetto in tutti quegli ambiti in cui risiedono i potenziali portatori di interesse, nella convinzione che i soggetti protagonisti di un progetto come questo non possono essere solo le istituzioni, quantunque vocate a tale ruolo, ma deve diventare centro propulsivo per un coinvolgimento più largo dei cittadini, delle scuole, delle associazioni e, perché no, degli investitori privati, che con la loro energia imprenditoriale possano essere fautori di nuove iniziative.

In particolare, si intende promuovere e attivare forme di gestione alternative: le aree potranno essere assegnate a scuole, associazioni, singoli cittadini, ecc, in modo da definire forme di presidio che alleggeriranno il compito di controllo e manutenzione dell’Amministrazione comunale.

Questa originale impostazione progettuale potrebbe essere vista da qualcuno come visionaria, tuttavia nasce da una profonda conoscenza del tema, che vede oggi numerose best practice realizzate con successo. Tra queste, la più vicina all’idea che si vuole realizzare, è quella strutturata dal progetto “Micoltivo, Orto a Scuola”, promosso proprio nell’ambito delle iniziative di EXPO 2015. Si tratta di un “programma dedicato ai bambini che mira ad incoraggiare una corretta e sana alimentazione attraverso l’esperienza concreta degli orti didattici … prevedendo una più ampia riqualificazione di questi spazi verdi. Il progetto potrebbe diventare artefice di innumerevoli iniziative, con l’obiettivo di mettere a punto un modello didattico in grado di radicarsi in modo permanente nella programmazione scolastica e di essere esportato in altre scuole anche a livello nazionale, nell’ottica di creare una rete EXPO sul tema”.

In particolare, ad esempio, il progetto potrebbe prevedere il coinvolgimento integrato dei diversi gradi scolastici (scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado) e la strutturazione di un percorso didattico trasversale su più aree disciplinari.

La scuola dell’infanzia svolgerà il ruolo dell'”osservatore“, i bambini più piccoli verranno portati nell’orto a vedere, toccare e annusare le diverse specie orticole e le varie essenze piantumate e saranno avviati all’educazione scientifica.

La scuola primaria del “coltivatore“, gli alunni potranno piantare le loro piantine e scoprire attraverso gli orti e le coltivazioni di farro e grano, il ciclo delle stagioni, dell’acqua così come il cibo arriva sulle nostre tavole e tutte le buone abitudini del mangiar sano.

La scuola secondaria dell'”organizzatore“, i ragazzi si occuperanno della pianificazione degli orti, così come del sostentamento anche economico dell’iniziativa, organizzando eventi di promozione e diventando loro per primi diffusori dell’iniziativa.

In questo modo, gli orti diventerebbero degli “ecosistemi” in grado di auto-sostenersi nel tempo da un punto di vista biologico, organizzativo e sociale. Insegnanti, bambini, ragazzi, genitori, nonni, ma anche il resto della cittadinanza potranno incontrarsi e confrontarsi in questi “ecosistemi”, sviluppare un senso di responsabilità verso l’iniziativa e prendersi cura di un “bene comune“.

Al fine di rendere più efficace l’intento divulgativo e didattico che il progetto si prefigge, nel parco saranno dislocati dei pannelli tematici finalizzati a diffondere le “buone pratiche” dal punto di vista sociale, ambientale ed ecologico.

Citando la Dichiarazione sull’ambiente umano elaborata a giugno del 1972 nell’ambito della Conferenza di Stoccolma delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano, L’uomo è al tempo stesso creatura e artefice del suo ambiente, che gli assicura la sussistenza fisica e gli offre la possibilità di uno sviluppo intellettuale, morale, sociale e spirituale. La protezione ed il miglioramento dell’ambiente è una questione di capitale importanza che riguarda il benessere dei popoli e lo sviluppo economico del mondo intero; essa risponde all’urgente desiderio dei popoli di tutto il mondo e costituisce un dovere per tutti i governi. L’aumento naturale della popolazione pone incessantemente problemi di conservazione dell’ambiente, ma l’adozione di politiche e di misure adeguate può consentire la soluzione di tali problemi”.

I pannelli informativi, dunque, oltre a contenere nozioni circa il territorio e il sistema ambientale, le caratteristiche degli habitat e delle specie vegetazionali presenti, riporteranno descrizioni delle antiche arti, della cultura contadina e tradizionale, nonché modelli esemplari dal punto di vista sociale e buone pratiche dal punto di vista ecologico ed ambientale (vedi tavola PC.05_Particolari costruttivi_buone pratiche).

In continuità a quanto rappresentato nelle pagine precedenti i pannelli informativi oltre a contenere nozioni circa il territorio e il sistema ambientale, le caratteristiche degli habitat e delle specie vegetazionali presenti, evidenzieranno nozioni pratiche a favore del senso civico, del senso di appartenenza, del rispetto delle regole e del rispetto della libertà e della vita degli altri.

Presidente della Repubblica Italiana – Sandro Pertini Mondiali di Calcio Espana’82

La legalità non può essere racchiusa nel semplice significato del rispetto delle regole, esso deve essere inteso anche nella sua valenza etica e morale che guida le azioni umane. Questo principio va di pari passo con quello del libero arbitrio, cioè della capacità dell’essere umano di compiere delle azioni senza costrizioni né impedimenti; come sosteneva Goethe “La legalità è la Libertà“. Il concetto di legalità può essere presentato ai giovani facendo conoscere loro personaggi che hanno incarnato questo valore: personalità quali Falcone e Borsellino ma anche celebrità più o meno famose che attraverso il loro coraggio ed iniziative hanno promosso la legalità.

Infiniti sono i modi di praticarla e non è necessario che gli esempi da cercare per definirla siano vistosi, eroici, grandi; anche l’insegnamento delle buone pratiche per il rispetto del territorio, la diffusione della cultura, in tutte le sue declinazioni, possono essere dei piccoli grandi esempi di libertà e quindi di legalità.

 La rappresentazione dei messaggi propositivi è l’occasione per inserire e creare all’interno del parco dei percorsi tematici atti a rappresentare e raccontare la vita delle donne e degli uomini italiani che hanno fatto grande la nostra Repubblica, attraverso l’installazione di pannelli in plexiglass su cui saranno inserite foto e didascalie.   

Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini” (Giovanni Falcone).

Le grandi personalità del passato hanno lottato per i loro diritti, la loro libertà e attraverso questi sforzi hanno contribuito a migliorare lo stile di vita attuale permettendo alle generazioni moderne di avere una maggiore comprensione del loro essere e del mondo che li circonda, dunque la legalità è un’esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune.

Barriere architettoniche
Non vi sono particolari problematiche connesse al superamento delle barriere architettoniche dal momento che l’area di progetto non presenta salti di quota, sviluppandosi in piano.

L’abbattimento delle barriere architettoniche sarà garantito su tutta l’area di intervento, mediante l’inserimento di attraversamenti pedonali e rampe a cadenza costante, opportunamente individuate mediante la segnaletica verticale e orizzontale, che agevolano il flusso al pedone con disabilità motorie, visive e uditive. Inoltre, l’opportuno dimensionamento degli stalli riservati ai portatori di handicap e la disposizione degli stessi vicino agli accessi pedonali massimizza l’accessibilità e la fruibilità degli spazi alle utenze deboli.

I pannelli informativi dislocati nel parco, presenteranno indicazioni in braille e in caratteri normali a rilievo, leggibili anche dagli ipovedenti, oltre all’inserimento del QR-code attraverso il quale sarà possibile connettersi al sito istituzionale del comune e/o ad eventuali app di futura progettazione.

I materiali

Tra gli obiettivi che hanno orientato le scelte progettuali vi è quello di lasciare il suolo quanto più permeabile possibile. Tale finalità si riflette nella scelta dei materiali.

La superficie predominante è quella destinata al verde con vegetazione erbacea, arbustiva e arborea. Per le aree pedonali sono state scelte pavimentazioni in calcestre tipo STABILSANA che, oltre ad avere un aspetto estetico assolutamente naturale e molteplici possibilità di finitura superficiale, garantiscono un’azione drenante, consentono di avere una superficie resistente agli agenti atmosferici e presentano buone caratteristiche di elasticità e resistenza alla compressione, grazie alla mancata necessità di realizzare giunti di dilatazione nella pavimentazione finita. Inoltre, rispetto alle pavimentazioni in sola terra battuta, presentano il vantaggio di non creare eccessiva formazione di polvere, non hanno crescita erbosa, sopportano e distribuiscono meglio i carichi in movimento e sono prive di buche e fango durante i periodi di pioggia.

Il calcestre è un materiale granulare derivante da roccia calcarea, disponibile in due tonalità: bianco scuro, ottenuto da una miscela di sasso bianco puro e terra, che inizialmente si presenta di colore marrone ma si schiarisce successivamente con il dilavamento pluviale. Il granulato è solitamente utilizzato per la realizzazione di pavimentazioni esterne, vialetti pedonali e carrabili, strade bianche e piste ciclabili, percorsi in macadam, misto cementato e campi sportivi.

I vari strati di calcestre, posati con diversa granulometria, formano una crosta compatta particolarmente resistente e stabilizzante.

La pavimentazione così ottenuta ha l’aspetto finale di un percorso in ghiaia fine battuta.

Si è scelto tale materiale per i percorsi pedonali principali, (asse nord-sud e asse est-ovest) e per lo slargo di ingresso su via Mulini.

Tali assi sono rafforzati dalla presenza di lastre di cls, posate a secco sul tappeto erboso secondo gli elaborati di progetto, ortogonalmente agli stessi sulle quali sarà possibile l’inserimento di indicazioni alfanumeriche.

Tale pavimentazione è disposta secondo gli elaborati progettuali secondo tre lunghezze: (490×60) cm, (740×60) cm e (990×60) cm.

Il percorso fitness è realizzato in terra stabilizzata, anch’essa con sottofondo in massicciata di pietrisco misto di cava, realizzata con materiale stabile non gelivo.

Si tratta di un composto bioedile, conforme alla DirettivaCEE 89/106, costituito da una miscela di sali allo stato solido (silicati, fosfati, carbonati di sodio e potassio in polvere).

Non legante, poiché non esplica direttamente alcuna azione in tal senso, ma favorisce l’azione del legante idraulico, tramite l’azione di sali complessi, che svolgono la funzione di neutralizzare le pellicole organiche presenti nel terreno che, ove presenti in misura elevata, non consentirebbero una bagnabilità adeguata del terreno da parte del legante. Viene inoltre favorita la dispersione e la funzione della miscela legante nel materiale terroso.

Per quanto riguarda le bordure si utilizzeranno cordoli in acciaio. Questi dello spessore di 2,00 cm, fungono da delimitazione tra le aree in terra stabilizzata e le aree a verde.

L’arredo urbano
Si riportano di seguito le principali scelte progettuali in merito alla dotazione del parco con elementi di arredo urbano.

PANCHINE

Si prevede l’utilizzo di panchine del tipo BOX di Escofet. Questa seduta è composta da un parallelepipedo di cemento modellato dagli spigoli netti che levita sopra la propria ombra. Si tratta di una panca componibile senza schienale con larghezza 50 cm e lunghezze variabili in base al modulo 50 cm. Con lunghezze di 250, 200, 150, 100 e 50 cm. È un prodotto ecosostenibile con finitura esterna in pietra naturale utilizzando aggregati riciclati locali, in una formulazione che sostituisce l’uso di aggregati naturali.

RASTRELLIERE PORTABICICLETTE

In corrispondenza degli ingressi del parco è previsto il posizionamento di portabiciclette singoli tipo RAVAL di Escofet, con struttura in calcestruzzo stampato monomateriale UHPC – Slimconcrete rinforzato con acciaio inossidabile. Si tratta di un portabiciclette singolo che consente di fissare saldamente due biciclette, con una sezione triangolare che ne ottimizza la resistenza agli urti e agli sforzi di flessione, con un’armatura interna in acciaio inossidabile. Questo modello viene preferito alla classica rastrelliera in acciaio in quanto, in quest’ultimo, il punto di ancoraggio a terra obbliga l’utente ad abbassarsi per fissare la bicicletta, e non tutti hanno la capacità di muoversi agevolmente, specie se anziani; dunque, questa manovra risulta assai complicata soprattutto quando la rastrelliera è già popolata da altre biciclette, anche a causa del passo stretto degli stalli. Inoltre, l’ancoraggio basso della ruota porta alla deformazione di questa.

CESTINI PORTARIFIUTI

In varie zone del parco si prevede la posa in opera di una combinazione di un cestino e un posacenere tipo LAUREL & HARDY di Escofet. Questo è composto da due cilindri di diverso raggio in calcestruzzo modellato; il primo è il cestino che prevede l’utilizzo di un sacchetto in plastica fissato da un anello in acciaio inox articolato sulla cerniera del coperchio, mentre il secondo è un contenitore posacenere asportabile dotato di uno snodo che permette di svuotare il suo contenuto nel cestino senza staccarsi dall’impostato.

TAVOLI DA ESTERNO

Nell’area “Pineta” è previsto l’inserimento di tavoli da esterno tipo Prat di Escofet. Sono elementi modulari progettati per funzionare come elementi individuali e anche in diverse combinazioni, con opzioni illimitate in termini di aggregazione e versatilità. Il Prat Chess incorpora una scacchiera integrata nel cemento. Entrambi i modelli (il tavolo e lo sgabello Prat) sono il risultato del gioco con la materia e dei vuoti di un cubo originale di 80 x 80 x 80 cm in cui i piani verticale e orizzontale hanno lo stesso spessore.

Il tavolo e il gruppo sgabello sono realizzati in cemento stampato, con una finitura in calcestruzzo lucido del piano superiore.

ILLUMINAZIONE

Per l’illuminazione del parco si prevedono lampioni tipo Prisma di Escofet.

Questa lampada è caratterizzata dalla sua sottile geometria prismatica e si integra facilmente nel paesaggio, con tre materiali opzionali per la colonna: cemento, legno e acciaio. Il portalampada ha un diffusore in policarbonato estruso che devia il flusso luminoso, conferendogli un piacevole effetto faro oltre alla sua principale funzione di illuminazione.

È disponibile in tre altezze e con una sezione comune di 16 x 16 cm: Prisma 420, Prisma 320 e Prisma 100, con tre varianti materiche: cemento armato grigio con finitura acidata idrorepellente; Legno di pino scandinavo trattato in autoclave con protezione fungicida e acciaio zincato con verniciatura effetto acciaio Cor-ten. Il portalampada ha la base e il coperchio superiore in fusione di alluminio e il diffusore in policarbonato trasparente estruso con microscanalatura interna. Modulo LED 700 mA 38 V per Prisma 420 e Prisma 320 e modulo LED 500 mA 29 V per Prisma 100.

AREA FITNESS – PERCORSO VITA

Nell’area dedicata allo sport l’idea è di creare un’area fruibile da ragazzi, adulti ed anziani con l’intenzione di aiutare gli utenti a stare bene, a divertirsi e ad incontrare altre persone, con la possibilità del verificarsi di interessanti scambi inter-generazionali. In particolare, per quanto riguarda le attrezzature per il fitness, si prevede l’installazione di attrezzi tipo ItalianGarden che consentono la realizzazione di un programma di ginnastica dolce all’aperto. Le varie attrezzature per workout possono facilmente combinarsi e dare vita a circuiti. Sia i principianti che gli atleti più allenati potranno utilizzare queste strutture, che si prestano perfettamente ai diversi livelli di difficoltà portando così benefici per la salute attraverso la riduzione dello stress e l’esercizio fisico. Per tutte le tipologie di attrezzature previste nel progetto è stato scelto l’utilizzo dell’acciaio, per la sua durabilità nel tempo e minore manutenzione rispetto al legno. Tutte le strutture saranno complete di indicazioni per il corretto utilizzo.

RECINZIONE IN PALI DI CASTAGNO AUTOCLAVATI

Gli ingressi secondari del parco saranno caratterizzati da una recinzione realizzata con pali in legno di castagno scortecciato, impregnati in autoclave con sali speciali, simili a pali tutori, di diametro variabile dagli 8 al 10 cm, fissati nel terreno, con uno strato superficiale di ciottoli di circa 50-100 mm di diametro.

La vegetazione
L’assetto vegetazionale assume un ruolo preponderante all’interno del progetto, conferendo all’intervento una spiccata qualità ambientale.

Il verde è inteso come elemento caratterizzante i diversi ambiti di progetto e come elemento di ricucitura tra il sistema seminaturale della campagna e quello artificiale della città che si attesta al margine dell’area d’intervento.

Particolare attenzione è stata posta al controllo e alla conservazione dei valori paesistici esistenti, attraverso la formazione di diverse zone tematiche fra di esse connesse grazie al sistema della viabilità pedonale che invita l’utenza alla percorrenza e alla scoperta graduale degli spazi e delle varietà botaniche.

La scelta delle specie vegetali e la loro disposizione morfologica sul suolo rispondono a precisi criteri funzionali congruenti con il ruolo che le differenti parti del progetto sono destinate ad assolvere.

I temi su cui si è lavorato sono sostanzialmente: la bordura verde perimetrale del parco, gli assi di percorrenza e le macroaree in cui il parco è suddiviso dai percorsi.

Il percorso che attraversa il parco secondo l’asse nord-sud è segnalato dalla presenza di un filare di ulivi (olea europea), parte dei quali preesistenti, mentre il percorso con orientamento est-ovest è caratterizzato dalla presenza di un filare di alberi di pioppo (populus nigra variante ‘Italica’).

Nella parte sud del parco, già caratterizzata dalla diffusa presenza di ulivi, sono stati piantumati ulteriori esemplari, così da preservare la destinazione ad uliveto.

Per gli alberi di nuovo impianto, si è scelto di rispettare e riproporre il sesto d’impianto degli alberi preesistenti nelle aree circostanti, attraverso una tessitura regolare dei filari.

L’area a verde adiacente alla zona con i giochi per bambini sarà, invece, adibita a pineta attraverso la piantumazione di esemplari di pinus pinea che garantiranno l’ombreggiamento.

Infine, in continuità con lo stato attuale, saranno piantumati ulteriori esemplari di schinus molle lungo via Mandriglia, via G. la Pira e via P. Nenni.

Per la bordura perimetrale sono state scelte specie arbustive ed esemplari tipici della macchia mediterranea, piante aromatiche ed erbacee da fiore (Arbutus unedo, Punica granatum, Hypericum spp., Myrtus communis, Bruxus sempervirens, Corylus avellane, Laurus nobilis, Juniperus spp., Lantana camara, Cistus spp., Callistemon spp., Rosmarinus officialis).

Risultati attesi

I risultati attesi dall’attuazione dell’intervento progettuale descritto coincidono, dunque, con l’attivazione di processi che possano:

  • riqualificare l’intera area a margine dell’edificato;
  • attivare processi di rivitalizzazione sociale, culturale ed economica mediante iniziative educative – ricreative (aree per il tempo libero, aree fitness e di playground)
  • essere propulsori di nuovi processi di riqualificazione urbana e paesaggistica nelle aree urbane e periferiche a destinazione pubblica;
  • essere motore di riqualificazione fisica ed estetico funzionale dell’area (arredo urbano – sistema del verde e della naturalità – continuità del sistema ecologico)
  • ridurre il consumo di suolo (disimpermeabilizzazione delle superfici – risparmio energetico e recupero acque piovane)
  • incrementare la sicurezza dei fruitori e dei pedoni.

Tale bordura verde definisce il perimetro del parco delineandone i confini rispetto alle proprietà circostanti.

La scelta delle suddette specie vegetazionali garantisce un aspetto cromatico gradevole, variegato e multiforme a seconda delle stagioni.

La scelta delle specie vegetali ha tenuto conto, inoltre, dei seguenti fattori:

  • l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del sito;
  • la funzione paesaggistica e la compatibilità dei gruppi vegetazionali;
  • la reperibilità sul mercato.

CELLAMARE | RIFUNZIONALIZZAZIONE ECOSOSTENIBILE DELLE AREE PUBBLICHE

In Paesaggio il

PROGETTO DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA DELLE STRADE AFFERENTI IL CENTRO CITTADINO
Via Caracciolo – C.so Vittime di Via Fani – C.so Roma – Via Marconi – Via Libertà – Via Rutigliano – Piazza Risorgimento

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ANALISI SOCIALE E MORFOLOGICA DEL CONTESTO URBANO

Cellamare è un piccolo Comune italiano della Città Metropolitana di Bari in Puglia che conta una popolazione residente di 5.792, suddivisa in 2.841 maschi e 2.951 femmine (dati del Piano di Zona 2017/2020).
Il territorio del Comune di Cellamare ha una superficie di 5,91 km2 ed una densità abitativa di 980,03 ab/km2 (densità intermedia).
Il centro abitato è 12 km a sud-est della città di Bari.
Dal punto di vista economico, Cellamare, presenta pochi servizi e non sempre questi riescono a soddisfare integralmente la popolazione, poiché esigui o mancanti.
Il piccolo borgo storico è un suggestivo intreccio di vie e vicoli nei quali si alternano antiche abitazioni in pietra viva scialbati con calce viva.
Ad impreziosire questo antico contesto è il vecchio Castello Baronale Caracciolo trasformato, in un secondo momento, in una residenza gentilizia.
A sud-est si accede nel centro storico dalla Porta della Terra, un arco che, attraversando le mura medievali, conduce in piazza Don Bosco, lì dove si affacciano la Chiesa Matrice di Santa Maria Annunziata e la Torre dell’Orologio pubblico del 1925.
La popolazione del Centro è prevalentemente anziana ed alloggia in abitazioni i cui vani sono disposti su due livelli collegati da scale interne.
Attualmente, però, si sta assistendo ad un cambio generazionale degli abitanti del Centro antico in quanto molte piccole abitazioni, messe in vendita o in fitto, vengono prese da giovani coppie con minori.
La piazza è “il cuore” del paese dove si ritrovano ragazzini che, già durante le prime ore del pomeriggio, si riuniscono per giocare e trascorrere del tempo.
Il luogo, pertanto, è meta di giovani di varie età che popolano, dal pomeriggio e sino alle prime ore della notte, le piccole strade del Centro che, per la loro conformazione, si addicono per lo svolgimento di attività illecite.
All’interno del Centro Storico, l’Amministrazione comunale ha sostenuto la presenza di social-net mettendo a disposizione dei locali di proprietà comunali.
Tanto perché si è voluto investire sulle realtà associative locali facenti parte della rete sociale per il potenziamento della Comunità e la prevenzione delle situazioni di emarginazione e di disagio.

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

L’intervento in oggetto rientra tra gli “Interventi di manutenzione per il riuso e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche esistenti per finalità di interesse pubblico” per l’attuazione della linea progettuale “Piani Integrati, BEI, Fondo dei fondi – M5C2 – Intervento 2.2 b)” del PNRR, ex D.L. 152/2021, convertito in legge n.233/2021.
Esso si colloca nel comune di Cellamare (BA) e, nello specifico, interessa Via Caracciolo, C.So Vittime di Via Fani, C.So Roma, Via Marconi, Via Libertà, Via Rutigliano e Piazza Risorgimento. Un elemento di rilievo è l’utilizzo di una sala del Castello in “Centro Informazioni Turistiche”, un INFO POINT a servizio della comunità e dei visitatori che arrivano a Cellamare, l’ufficio sarà totalmente integrato con la Rete regionale degli Uffici Info-point turistici, una rete integrata e multilivello, in diretta connessione con l’Agenzia Pugliapromozione e tutte le aree turisticamente rilevanti della Regione Puglia.

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DNSH - PRINCIPIO DI NON ARRECARE DANNO SIGNIFICATIVO ALL’AMBIENTE

Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Regolamento UE 241/2021) stabilisce che tutte le misure dei Piani nazionali per la ripresa e resilienza (PNRR) debbano soddisfare il principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”. Tale vincolo si traduce in una valutazione di conformità degli interventi al principio del “Do No Significant Harm” (DNSH), con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.
Il principio DNSH, declinato sui sei obiettivi ambientali definiti nell’ambito del sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili, ha lo scopo di valutare se una misura possa o meno arrecare un danno ai sei obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi (Green Deal europeo)1. In particolare, un’attività economica arreca un danno significativo:
– alla mitigazione dei cambiamenti climatici, se porta a significative emissioni di gas serra (GHG);
– all’adattamento ai cambiamenti climatici, se determina un maggiore impatto negativo del clima attuale e futuro, sull’attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni;
– all’uso sostenibile o alla protezione delle risorse idriche e marine, se è dannosa per il buono stato dei corpi idrici (superficiali, sotterranei o marini) determinandone il loro deterioramento qualitativo o la riduzione del potenziale ecologico;
– all’economia circolare, inclusa la prevenzione, il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiuti, se porta a significative inefficienze nell’utilizzo di materiali recuperati o riciclati, ad incrementi nell’uso diretto o indiretto di risorse naturali, all’incremento significativo di rifiuti, al loro incenerimento o smaltimento, causando danni ambientali significativi a lungo termine;
– alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento, se determina un aumento delle emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo;
– alla protezione e al ripristino di biodiversità e degli ecosistemi, se è dannosa per le buone condizioni e resilienza degli ecosistemi o per lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l’Unione europea.
Il Regolamento e gli Atti delegati della Commissione del 4 giugno 2021 descrivono i criteri generali affinché ogni singola attività economica non determini un “danno significativo”, contribuendo quindiagli obiettivi di mitigazione, adattamento e riduzione degli impatti e dei rischi ambientali; ovvero per ogni attività economica sono state raccolti i criteri cosiddetti DNSH.
In base a queste disposizioni gli investimenti e le riforme del PNRR non devono, per esempio:

  • produrre significative emissioni di gas ad effetto serra, tali da non permettere il contenimento dell’innalzamento delle temperature di 1,5 C° fino al 2030. Sono pertanto escluse iniziative connesse con l’utilizzo di fonti fossili;
  • essere esposte agli eventuali rischi indotti dal cambiamento del Clima, quali ad es. innalzamento dei mari, siccità, alluvioni, esondazioni dei fiumi, nevicate abnormi;
  • compromettere lo stato qualitativo delle risorse idriche con una indebita pressione sulla risorsa;
  • utilizzare in maniera inefficiente materiali e risorse naturali e produrre rifiuti pericolosi per i quali non è possibile il recupero;
  • introdurre sostanze pericolose, quali ad es. quelle elencate nell’Authorization List del Regolamento Reach;
  • compromettere i siti ricadenti nella rete Natura 2000.

Oltre al principio generale secondo il quale tutti gli interventi del PNRR devono rispettare il DNSH, almeno il 37% delle risorse complessive del Piano sono destinate alla transizione verde e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, compresa la biodiversità, come definito dall’obiettivo ambientale cd. tagging climatico. Le misure che contribuiscono all’obiettivo ambientale sono individuate sulla base di una classificazione dei campi di intervento definita nell’ambito del Dispositivo per la ripresa e resilienza. A ciascun campo d’intervento è associato un coefficiente di
sostegno pari a 0%, 40% o 100%. Le misure con coefficiente di sostegno pari al 100% dovranno ulteriormente dimostrare il loro contribuito all’obiettivo ambientale tramite elementi di verifica più cogenti.
In sostanza, per assicurare il rispetto dei vincoli DSNH in fase di attuazione è opportuno che le amministrazioni titolari di misure e i soggetti attuatori:
– indirizzino, a monte del processo, gli interventi in maniera che essi siano conformi inserendo gli opportuni richiami e indicazioni specifiche nell’ambito degli atti programmatici di propria competenza, tramite per esempio l’adozione di liste di esclusione e/o criteri di selezione utili negli avvisi per il finanziamento di progetti;
– adottino criteri conformi nelle gare di appalto per assicurare una progettazione e realizzazione adeguata;
– raccolgano le informazioni necessarie per la rendicontazione di ogni singola milestone e target il rispetto delle condizioni collegate al principio del DSNH e definiscano la documentazione necessaria per eventuali controlli.
L’intervento in oggetto rientra tra gli “Interventi di manutenzione per il riuso e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche esistenti per finalità di interesse pubblico” per l’attuazione della linea progettuale “Piani Integrati, BEI, Fondo dei fondi – M5C2 – Intervento 2.2 b)” del PNRR, ex D.L. 152/2021, convertito in legge n.233/2021.

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COMPATIBILITÀ DEGLI INTERVENTI CON I PRINCIPI DEL DNSH

L’intervento in oggetto si pone in linea con il principio Do No Significant Harm (DNSH) “Non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”, con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.
Il principio DNSH, declinato sui sei obiettivi ambientali, definiti nell’ambito del sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili, ha lo scopo di valutare se una misura possa o meno arrecare un danno ai sei obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi (Green Deal europeo).
Di seguito si analizza l’intervento in oggetto, con riferimento ai sei criteri individuati nell’ambito del DNSH.

1. Mitigazione dei cambiamenti climatici.
L’intervento è in linea con il principio di mitigazione dei cambiamenti climatici, in quanto non comporta emissioni di gas serra (GHG).

2. Adattamento ai cambiamenti climatici.
L’intervento è in linea con il principio di adattamento ai cambiamenti climatici, in quanto non determina alcun impatto negativo sul clima attuale e futuro, sull’attività stessa o sulle persone, sulla natura o sui beni.

3. Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine.
L’intervento è in linea con il principio di uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine, in quanto non risulta dannoso per il buono stato dei corpi idrici (superficiali, sotterranei o marini), non comportandone alcun deterioramento qualitativo, né riduzione del potenziale ecologico.

4. Transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti.
L’intervento è in linea con il principio di transizione all’economia circolare, inclusa la prevenzione, il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiuti, in quanto non comporta inefficienze nell’utilizzo di materiali recuperati o riciclati o incrementi nell’uso diretto o indiretto di risorse naturali. Il suddetto intervento non comporta, inoltre, una produzione di rifiuti tale da causare danni ambientali connessi al loro incenerimento o smaltimento.

5. Prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo.
L’intervento è in linea con il principio di prevenzione e riduzione dell’inquinamento, in quanto non determina un aumento delle emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo.

6. Protezione e ripristino della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.
L’intervento è in linea con il principio di protezione e di ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, in quanto non compromette in alcun modo le condizioni degli ecosistemi o lo stato di conservazione degli habitat e delle specie, comprese quelle di interesse per l’Unione Europea.

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IL PROGETTO

Obiettivo dell’infrastruttura progettata è quello di riqualificare un’area nevralgica del territorio del comune di Cellamare, punto di snodo tra le più importanti arterie della viabilità cittadina, assi storici di accesso alla città e di collegamento con i comuni limitrofi.
L’area di intervento è classificata come città consolidata dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (UCP-Componenti culturali e insediative), si snoda intorno al centro storico ed è interessata dalla presenza di diversi luoghi di interesse pubblico e comunitario come il polo scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale “Nicola Ronchi”.
Come si può già percepire dalla planimetria precedente le suddette strade convogliano il 90% del traffico verso il centro urbano, l’attuale sede stradale è totalmente priva dei contemporanei sistemi sia di regolarizzazione del traffico che della possibilità di parcheggiare le auto in stalli univocamente determinati.
A questo si aggiungono gravi condizioni di usura del manto stradale e la frammentazione dei marciapiedi. Le strade oggetto di intervento, infatti, hanno marciapiedi stretti, discontinui e privi di rampe per diversamente abili.
Questo determina condizioni di sicurezza precaria e scarsa accessibilità per le utenze deboli.

Il progetto prevede in primo luogo l’adeguamento delle sezioni stradali al fine di massimizzare la fruibilità e l’accessibilità dei percorsi nonché la sicurezza da parte degli utenti (automobilisti e pedoni). Allo stato attuale infatti non è assicurata la corretta percorribilità dei marciapiedi, in quanto alcuni tratti risultano essere eccessivamente stretti tali da costringere il pedone a camminare lungo la carreggiata stradale. L’intento è quello di dare continuità ai percorsi pedonali, regolarizzando e potenziando, laddove possibile, la larghezza dei marciapiedi e creando nuove aree per la sosta.
Il progetto vuole garantire qualità ai tratti pedonali, attualmente costituiti da marciapiedi disconnessi e pericolanti. L’intervento si completa quindi con il rifacimento della pavimentazione (strato di usura – tappeto stradale, pavimentazione dei marciapiedi in marmette di cemento) con l’utilizzo di materiali aventi capacità drenante ed ecocompatibili. Inoltre sarà realizzata un’adeguata segnaletica verticale ed orizzontale per tutta la lunghezza del percorso.
Tutti gli elementi pavimentali lapidei preesistenti, compresi i marciapiedi e le zanelle disposte ai margini stradali, saranno preservati, attraverso la temporanea rimozione, previa numerazione, adoperando la massima cautela, al fine del successivo riposizionamento, che sarà eseguito nel rispetto della tessitura originaria. Tale riposizionamento sarà eseguito impiegando malte a base calce, poste in leggero sottosquadro rispetto al bordo dell’elemento pavimentale.

Oltre alla realizzazione di marciapiedi più larghi e sicuri, l’intervento prevede anche la creazione di nuovi spazi completamente pedonali in cui la collettività può incontrarsi, socializzare e svolgere nuove funzioni, tra cui le due piazze antistanti le scuole elementari S. Giovanni Bosco e N. Ronchi.
Il progetto prevede inoltre la riqualificazione dell’antica piazza Aldo Moro, in prossimità dell’accesso al borgo antico, che diventa elemento catalizzatore della città e spazio di incontro e socializzazione per i cittadini. Attualmente questa presenta una pavimentazione lapidea risalente agli anni ’80, molti elementi risultano sconnessi, con pericolo d’inciampo e avvallamenti che provocano ristagno dell’acqua meteorica. Il progetto prevede il rifacimento della pavimentazione che perimetra l’intero centro storico, attraverso l’utilizzo di pavimentazione in pietra locale, il recupero delle pavimentazioni in basole di pietra che caratterizzano l’accesso alla città vecchia attraverso l’arco che conduce a piazza San Giovanni Bosco, queste saranno temporaneamente rimosse previa numerazione di tutti gli elementi, eseguita con la massima cautela, in vista del successivo riposizionamento e l’inserimento di nuovi elementi del tutto simili agli esistenti, da eseguirsi nel rispetto della tessitura originaria. La posa in opera sarà eseguita sia per le basole esistenti che per quelle di nuova fornitura, impiegando malte a base calce, poste in leggero sottosquadro rispetto al bordo dell’elemento pavimentale.

Gli elementi pavimentali lapidei esistenti disposti ai margini stradali di Via Libertà, Piazza A. Moro e Corso Roma e la fascia lapidea presente all’incrocio fra Via Caracciolo e Via Libertà, vengono temporaneamente rimossi, previa numerazione di tutti gli elementi, eseguita con la massima cautela, in vista del successivo riposizionamento e l’inserimento di nuovi elementi del tutto simili agli esistenti, da eseguirsi nel rispetto della tessitura originaria. La posa in opera sarà eseguita sia per le basole esistenti che per quelle di nuova fornitura, impiegando malte a base calce, poste in leggero sottosquadro rispetto al bordo dell’elemento pavimentale. Vengono inoltre eliminati tutti i parcheggi antistanti la nuova piazza, garantendo omogeneità alla composizione.
L’intervento mira alla creazione di uno spazio unitario e continuo, arredato da, panchine e corpi illuminanti, e l’inserimento di nuove alberature lungo via Caracciolo, via Libertà e a margine della piazza Aldo Moro. L’intervento sulla piazza Aldo Moro prevede l’eliminazione delle piante malate e l’integrazione con nuove alberature in tutto simili a quelle rimosse.
La piazza Aldo Moro pertanto viene integralmente riqualificata, dandone il carattere tipico delle Città mediterranee, con al centro il Monumento ai Caduti che viene anch’esso valorizzato. I margini della piazza vengono ampliati e regolarizzati, a vantaggio dei fruitori di questo spazio, eliminati i posti auto che attualmente la sovrastano e garantita l’accessibilità ai diversamente abili.
L’abbattimento delle barriere architettoniche sarà garantito su tutte le aree di intervento, mediante l’inserimento di attraversamenti pedonali e rampe a cadenza costante opportunamente individuate mediante la segnaletica verticale e orizzontale che agevolano il flusso al pedone con disabilità motorie, visive e uditive. Inoltre, l’opportuno dimensionamento degli stalli riservati ai portatori di handicap e la disposizione degli stessi vicino agli accessi pedonali massimizza l’accessibilità e la fruibilità degli spazi alle utenze deboli.
In parallelo, l’intervento diventa occasione per riqualificare l’intera area e regolarizzare il traffico stradale e gli spazi per la sosta degli autoveicoli; i parcheggi, che attualmente occupano tratti della corsia stradale, vengono inglobati in un sistema regolare attraverso rientranze nel marciapiede, agendo nell’ottica di una completa ottimizzazione degli spazi e per garantire una perfetta visibilità dei fronti che compongono lo skyline del borgo antico.
Il progetto in generale non prevede l’esecuzione di opere di scavo, e per tanto lo stesso non è soggetto alla disciplina della verifica preventiva dell’interesse archeologico di cui all’art. 25 del D.L.gs. n. 52/2004 e ss.mm.ii.
Ad una scala più ampia, l’intervento si propone di riconnettere gli spazi aperti urbani e periurbani, consentendo di elevare la qualità ambientale ed ecologica delle aree pubbliche periferiche e centrali, di migliorare la transizione tra il paesaggio urbano e quello della campagna aperta, contribuendo in tal modo all’attuazione dello scenario strategico “Patto città/campagna” del Piano Paesaggistico Territoriale.

Il progetto, assumendo come prioritaria la salvaguardia degli aspetti paesaggistici e territoriali, si propone di fornire alle strade oggetto di riqualificazione la connotazione di “corridoi ecologici” attraverso la dotazione e l’incremento di nuove alberature, mantenendo così un mix urbano ed ambientale mediante la valorizzazione degli spazi pubblici, la riqualificazione dei margini e l’idea di creazione di un paesaggio di relazione tra ambiente e contesto urbano.
La piantumazione di alberature stradali che interesserà in particolar modo Via Caracciolo oltre che elevare la qualità paesaggistica della strada ne renderà visivamente riconoscibile il carattere di assialità.
Obiettivo primario è dunque quello di riconnettere tutti gli spazi pubblici e le poche aree verdi cittadine muovendosi all’interno del centro urbano come veicolo di riqualificazione urbana e paesaggistica a favore della riprogettazione dello spazio aperto e pubblico ponendo particolare attenzione all’utilizzo dei materiali urbani, del verde, delle percorrenze e del contenimento del consumo di suolo.
La progettazione degli interventi in oggetto si fonda, come anticipato, su un approccio ecosostenibile che prevede:
– l’utilizzo di materiali eco-compatibili con il contesto;
– la rispondenza ai criteri Ambientali Minimi (CAM);
– l’applicazione dei principi di sostenibilità e bioclimatica;
– la minimizzazione dell’impatto ambientale;
– la valorizzazione delle aree pubbliche attraverso il recupero e il riuso di testimonianze architettoniche significative e non, in quanto connesse e funzionali alla proposta di programma di rigenerazione;
– l’analisi del ciclo di vita dei prodotti (LCA ? Life CycleAssessment) e calcolo dell’Energia Grigia (per valutare l’ammontare totale dell’energia utilizzata nel corso dell’intera vita del prodotto: estrazione delle materie prime, trasporto, trasformazione, montaggio, installazione e lo smaltimento);
– l’utilizzo di materiali naturali, riciclabili e/o riciclati;
– l’ottimizzazione e valorizzazione della risorsa acqua.
In particolare, nell’ottica di un approccio ecosistemico per la gestione delle acque meteoriche e al fine di ridurre il consumo di suolo, sono adoperate delle soluzioni ecosostenibili sia nella progettazione della careggiata, che degli stalli e dei percorsi pedonali: la superficie carrabile destinata al transito e alla sosta dei veicoli presenta una finitura con tappeto stradale ecocompatibile drenante, mentre i percorsi pedonali sono realizzati con pavimentazione autobloccante drenante.

In un’ottica più generale si rappresenta come l’approccio progettuale alla definizione del presente intervento sia fondato su un concetto di rete, finalizzato a creare legami nuovi e trasversali nella crescita della città.
La riqualificazione delle infrastrutture in oggetto e la rifunzionalizzazione delle aree pubbliche, infatti, avrà risvolti immediati sulla rigenerazione del tessuto urbano anche dal punto di vista socioeconomico.
Facendo coesistere aspetti funzionali e sociali le attività vengono integrate in maniera da convivere simultaneamente all’interno di una logica progettuale plurifunzionale, dove la relazione tra vita pubblica, sociale e lavorativa e quella privata acquistano nuove conformazioni, indipendenti dal luogo e legate piuttosto ai nuovi modi di usare lo spazio.
La riqualificazione delle infrastrutture in oggetto, la rifunzionalizzazione di piazza Aldo Moro, Piazza Risorgimento e le aree antistanti il polo scolastico, contribuiranno a rendere il Centro Antico non più come un’isola a sé stante ma bensì come fulcro della nuova identità culturale e architettonica della comunità, tornando ad essere un luogo “vivente”, centro non solo dal punto di vista storico e morfologico, ma anche sociale.
L’inserimento di nuove alberature e la sostituzione di quelle ammalate, produrrà una nuova visione delle strade e delle piazze, dando a queste un’area al contempo di passeggiata naturalistica pur mantenendo una visione mediterranea dei luoghi.

Il presente progetto di riqualificazione, che coinvolge le più importanti arterie della viabilità cittadina, assi storici di accesso alla città e di collegamento con i comuni limitrofi va contestualizzato anche ad una scala di osservazione più ampia. Cellamare, infatti, rappresenta un luogo strategico all’interno della Città Metropolitana di Bari in quanto è immerso nella campagna ma a pochi minuti dal capoluogo; è un piccolo centro nel quale la riqualificazione delle strade principali e la valorizzazione del caratteristico centro storico e della produzione agroalimentare che lo caratterizza rappresenta un volano di crescita per il tessuto socio economico locale che favorisce lo sviluppo di un ecosistema turistico-culturale-abitativo.
Gli interventi proposti mirano, dunque, a soluzioni durevoli per la rigenerazione del tessuto socioeconomico, il miglioramento della coesione sociale, l’arricchimento culturale, la qualità dei manufatti, dei luoghi e della vita dei cittadini, in un’ottica di innovazione e sostenibilità, con particolare attenzione a quella economica e ambientale, senza consumo di nuovo suolo.
Gli interventi assicurano la prossimità dei servizi, puntando a potenziare i legami di vicinato e inclusione sociale.
L’intervento in oggetto, inoltre, si pone in linea con i progetti che la Città Metropolitana di Bari intende presentare come Piani Urbani Integrati (decreto del Ministero dell’Interno del 6 dicembre 2021). In particolare, il Comune di Cellamare intende inserire l’intervento di riqualificazione del centro storico nel più ampio percorso individuato tra i Comuni che fanno parte dell’associazione “Cuore della Puglia”, al fine di valorizzarne l’identità attraverso iniziative ed interventi volti alla rivitalizzazione economica e culturale oltre che al potenziamento dell’accessibilità dei luoghi storici e identitari della città.
In conclusione si può dunque affermare che l’intervento in oggetto consentirà, in tal modo, di attivare processi di:
– riqualificazione di un’area nevralgica del territorio del comune di Cellamare, punto di snodo tra le più importanti arterie della viabilità cittadina;
– massimizzazione della fruibilità e dell’accessibilità dei percorsi nonché della sicurezza da parte degli utenti (automobilisti e pedoni);
– miglioramento della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbane e locali;
– valorizzazione dello spazio urbano in modo che diventi elemento catalizzatore della città;
– riqualificazione fisica, estetico funzionale e paesaggistica dell’area (arredo urbano – sistema del verde e della naturalità – continuità del sistema ecologico);
– riduzione del consumo di suolo (disimpermeabilizzazione delle superfici – risparmio energetico e recupero acque piovane).
– rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e l’uso temporaneo;
– individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi;
– “mixitè sociale”, intesa quale categoria di azione pubblica delle politiche urbane che funge da antidoto ai processi di segregazione e valorizza la prossimità sociale tra gruppi eterogenei;


TREPUZZI | Interventi di messa in sicurezza, riqualificazione con demolizione di opere e difesa costiera del litorale nord di Casalabate – Marina Di Trepuzzi (Interventi A, B e C)

In Paesaggio il

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PREMESSA

In riferimento al Decreto I.M. 5 ago 2020 che dà esecutività all’art. 1- c.139 della legge 30 dicembre 2018 n. 145, si vuole progettare ed eseguire la Messa in sicurezza e demolizione di opere abusive che incrementano il rischio idrogeologico, nell’area che segna il limite nord della marina di Casalabate per il Comune di Trepuzzi.
Recentemente, con Decreto del Presidente della Repubblica del 25/6/2020, di rigetto del ricorso proposto avverso la D.D. n. 463/2018 – unitamente al parere del Consiglio di Stato – Sez. Prima del 29/1/2020, richiamato dal citato D.P.R. e che ne costituisce parte integrante, è stata acquisita al patrimonio dello Stato l’area oggetto di intervento.
L’opera di difesa costiera, a zero impatto paesaggistico e che non modifica lo skyline marino costiero di Casalabate, è sicuramente da definirsi come prioritaria in quanto difenderebbe la costa dai processi erosivi incipienti che non accennano a dare segnali di inversione della tendenza evolutiva in atto.
Le barriere soffolte sono indicate nel PRC in quanto evitano una nuova e rapida dispersione dei sedimenti sabbiosi e relativa perdita economica riferita all’investimento.
Nelle attività di progettazione delle opere in oggetto è stato rispettato il principio di non arrecare un danno significativo all’ambiente (DNSH, “Do no significantharm”) incardinato all’articolo 17 del Regolamento (UE) 2020/852.

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IDENTIFICAZIONE DELL'INTERVENTO

La presente relazione generale è relativa all’Intervento “B”: Interventi di difesa costiera e riqualificazione del litorale nord nella Marina di Casalabate attraverso la realizzazione di barriera sommersa”, avente la massima priorità e facente parte di un più ampio intervento di progetto, sommatoria coordinata e funzionale degli interventi “A” – “B” – “C”, finanziati con Decreto del Ministero dell’Interno del 23 febbraio 2021 in rif. alla Legge n.145 del 30.12.12018, art.1 c.139.

Esso si colloca all’interno del quadro generale definito dal suddetto Decreto all’interno del quale gli “Interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico” ammissibili sono:

a) di tipo preventivo nelle aree che presentano elevato rischio di frana o idraulico, attestato dal competente personale tecnico dell’ente o di altre istituzioni anche sulla base dei dati Ispra per la riduzione del rischio e l’aumento della resilienza del territorio;

b) di ripristino delle strutture e delle infrastrutture danneggiate a seguito di calamità naturali, nonché di aumento del livello di resilienza dal rischio idraulico o di frana.

In precedenza il decreto del Ministero dell’interno del 5 agosto 2020, all’articolo 2, ha definito le tipologie di intervento prevedendo il seguente ordine di priorità:

a) messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico;

b) investimenti di messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti;

c) investimenti di messa in sicurezza ed efficientamento energetico degli edifici, con precedenza per gli edifici scolastici, e di altre strutture di proprietà dell’ente.

Fig. 1 – Marina di Casalabate (Trepuzzi): tratto iniziale del lungomare sud, in aderenza all’edificio storico della ex GdF ed alla sede della Lega Navale Italiana; l’area è stata recentemente acquisita al patrimonio dello stato.

Fig. 2 – Tratto a falesia, esterno all’area di intervento a 100 m nord, rappresentativo della c.d. “costa alta”, loc.tà lungomare nord di Casalabate (Squinzano), tratto sud in aderenza ad un edificio di ristorazione (chiosco Drive In); le problematiche evidenziate hanno i presupposti del PG3 – PAI

Fig. 4 – Rilievo aerofotogrammetrico, volo A.M. 1947, da cui è stato estratto l’IGM F. 204 III N.E. “Masseria la Badessa – Marina di Casalabate, settore sud: il tratto litorale oggetto di “Intervento di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico”, progetti A – B – C oggetto di omogeneizzazione e ricucitura in un progetto generale di restauro ambientale e riqualificazione del litorale

Fig. 5 – CTR 1: 2000 – Il tratto di intervento deve ricostruire il margine costiero completamente eroso mediante una scogliera radente nel tratto “A”, di larghezza 8-10 m; il restauro – riqualificazione del tratto a scogliera calcarenitica nel tratto “B”, mediante il rinforzo del fronte mare con scogliera radente 3- 5 m

Fig. 6 – Carta idrogeomorfologica della Regione Puglia e localizzazione area di intervento; margine costiero rigido da strutture antropiche impostate su cordoni dunali e/o sedimenti sabbiosi di spiaggia emersa; substrato calcarenitico a “carpari” passante latero-verticalmente a “panchina” plio-pleistocenica.

Fig. 7 – Area acquisita al patrimonio dello stato e ricadente sul demanio marittimo, oggetto della proposta di intervento di demolizione delle opere abusive; queste ultime amplificano gli effetti del dissesto idrogeologico, con un effetto riflettente sulla spiaggia emersa antistante, praticamente scomparsa

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DESCRIZIONE DELL'INTERVENTO PROPOSTO

Sono descritti i caratteri generali della fascia costiera e dell’intervento proposto al fine della salvaguardia integrata di questa porzione strategica di territorio comunale.

Il fenomeno di dissesto censito si colloca nel tratto costiero del comune di Trepuzzi, nella marina di Casalabate (sud) ed è rappresentato da numerosi focus erosivi censiti (circa 12) da media intensità ad alta intensità, in rapporto al grado di dissesto geologico e di Pericolosità Geomorfologica (PG) che hanno generato.
Tali dissesti caratterizzano questo tratto litorale di Trepuzzi sino al confine nord con il lungomare nord (c.d. “ bar Valentino”, piazza Lecce), dove corre il limite amm.vo con la marina di Squinzano (LE), mentre a sud i citati dissesti interessano il territorio costiero del comune di Trepuzzi, già oggetto di interventi di messa in sicurezza a partire dalla fine degli anni 90 per sprofondamenti del sottosuolo (sink-hole, area ex “Bar del Sole”, o aree contigue a piazzetta “Padre Pio” (epicentro dissesto), raggio ca. 150 m.
La spiaggia nel tratto costiero di Trepuzzi è soggetta a vistosi fenomeni di arretramento, dovuti sia a fenomeni naturali (variazioni climatiche) che a standard di urbanizzazione non conformi.
Le pocket-beach sabbiose sottese alle falcature che caratterizzano questo tratto costiero, sono erose al punto tale che le spiaggette sabbiose sono arretrate fino a essere praticamente scomparse. Altresì i cordoni dunali a tergo subiscono pesanti arretramenti dovuti all’incidenza diretta del moto ondoso, che li sta progressivamente smantellando.
Nell’area oggetto della proposta di intervento la linea di riva è divenuta dapprima tangente agli edifici e, progressivamente con le continue mareggiate, la linea di riva ha oramai scalzato la base delle stesse, posizionandosi praticamente all’interno del sottosuolo al di sotto del piano di sedime; quest’ultimo, è stato interessato progressivamente da dissesti più o meno profondi, tamponati via via con muri verticali in cls a. e massi in conglomerato cementizio posizionati all’esterno degli edifici fronte-mare.
I continui riempimenti, colmate e ripristini, sono eseguiti con la sola logica della tamponatura e dell’emergenza, hanno pertanto una durata limitata nel tempo.

Fig. 8 – Interventi di progetto

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PREGIO STORICO E AMBIENTALE DELL'AREA OGGETTO DI INTERVENTO

La fascia costiera di intervento è riportata nell’IGMI 1948 e nella CTR di cui alle tavole di inquadramento urbanistico – territoriale.
Il tratto litorale oggetto di intervento è tra i due toponimi IGM “C. l’Abate” dove si ubica l’ex edificio della GdF a nord, e “Posto dei Trepuzzini” dove si sviluppa il cordone dunale a sud.
Le tavole stralcio del PPTR, in allegato alla presente relazione, definiscono il regime di interferenza – della proposta di intervento – con il paesaggio e le sue componenti. La relazione paesaggistica definirà nel dettaglio le caratteristiche del paesaggio e le interferenze del presente “Progetto di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico” con lo stesso.

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CRITICITÀ DELL’AREA

Le criticità erosive del tratto litorale

I rischi sono connessi agli incipienti processi erosivi attivi lungo il litorale di Casalabate senza soluzione di continuità, sia esso caratterizzato da sedimenti sabbiosi, ciottolosi, o rocciosi;

ovviamente la costa di Casalabate ha indice di resilienza al processo erosivo variabile funzione dei litotipi affioranti, crescente dai litotipi incoerenti a quelli rocciosi. In quest’ultimi, se affioranti in falesia a picco sul mare, si registrano focus erosivi mediante l’ampliamento delle cavità formatesi all’interno della parete a falesia, che rapidamente evolvono – morfologicamente – nella probabilità di collasso dell’ammasso roccioso, coinvolgendo anche altri settori costieri prossimi e/o contigui ove si ubicano sia strutture che infrastrutture. Nel nostro specifico caso trattasi di erosione della spiaggia emersa e sommersa, oltre al cordone dunale laddove presente, causata da fattori naturali e antropici, laddove quest’ultimi hanno determinato il valore aggiunto (negativo) nell’amplificazione dei processi erosivi, praticamente senza soluzione di continuità lungo tutto il tratto litorale da nord a sud.

A mero titolo informativo, connessa al rischio idrogeologico R = P*E*V, si riportano i dissesti censiti 100 m a nord, esterni all’area propria di intervento, non ricadenti nel territorio amministrativo del comune di Trepuzzi.

Adiacenze della Lega Navale, Chiosco “Drive In”: tratto del lungomare nord a falesia, laddove si sono registrati diversi dissesti negli ultimi anni, causati dai processi erosivi che hanno fatto arretrare la pocket beach sabbiosa fino a intercettare la base del rilevato stradale del lungomare, progressivamente scalzandolo al piede così determinando ripetuti crolli e franamenti.

Fig. 9.1 – 9.2 – Dissesti per scalzamento al piede e crollo derivante da incipiente arretramento della pocket beach sabbioso – ciottolosa in località lungomare nord di Casalabate.

Fig. 9.3 – 9.4 – In prossimità della Lega Navale Italiana, in adiacenza al chiosco Drive-in, il cedimento del marciapiede e, in parte, del rilevato stradale del lungomare di Casalabate (Squinzano). Il dissesto geomorfologico di livello medio-alto manifestatosi nell’aprile 2012 dopo una intensa mareggiata, interessando sia strutture che infrastrutture. Il dissesto, generatosi nuovamente nel gennaio 2017, determinò un nuovo collasso del rilevato stradale e del muro lungomare.

Fig. 10.1 – 10.2 – Edifici acquisiti al patrimonio dello stato sprovvisti di concessione demaniale ed abusivi, che amplificano i processi erosivi in quanto hanno irrigidito il margine costiero; strutture riflettenti, approfondiscono la spiaggia sommersa ed erodono i residui sedimenti della spiaggia emersa. Visibile il muro in cls da 6.5 t abbattuto e trasportato per 2 m dall’energia ondosa della mareggiata (feb. 2021). Nell’immediato, 1^ fase, è prevista una scogliera radente

Fig. 10.3 – 10.4 – Edificio della ex 2^ rotonda (poi ex Abatheus), affacciante in acqua; a dx il limite sud degli edifici fatiscenti oggetto di demolizione e in aderenza all’ex 2^ rotonda, laddove ha inizio la scogliera calcarenitica, resiliente rispetto alle spiagge sabbiose erose da nord a sud, ma anch’essa in erosione e sottoposta a pesanti processi di disarticolazione dell’ammasso roccioso. È il tratto costiero più fragile, completamente sprovvisto di elementi di difesa o riequilibrio naturali. Evidente il limite della berma di tempesta, a ridosso degli edifici (accumulo ciottoli), a testimonianza della intensità delle mareggiate

Fig. 11.1 – 11.2 – vista a sud della ex 1^ rotonda sugli edifici noti come ex camerini “Stippelli”, fatiscenti e amplificanti i processi erosivi.
Vista a nord con il parapetto da 6.5 ton crollato e preso in carico dell’energia ondosa e della mareggiata del feb 2021, trasportato a ca. 2 m di distanza dal limite di distacco.

Fig. 11.3 – 11.4 – il lato nord affacciante su via Squinzano, dove ha inizio l’intervento generale di “Messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico”. Il tratto che va dall’ex GdF ai camerini sarà anch’esso protetto in continuum con le scogliere radenti, raccordandosi lungo costa con la linea degli edifici

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COERENZA DELL'INTERVENTO DI RECUPERO CON I VALORI STORICI, AMBIENTALI E PAESAGGISTICI DEL SITO

Il litorale di Casalabate afferente al Comune di Trepuzzi, non muterà nel suo aspetto generale, nei suoi contenuti, nelle sue funzioni, nella sua valenza storica.

Resteranno pertanto inalterati i suoi valori storici, le sue valenze paesaggistiche, le sue peculiarità ambientali; il litorale oggetto di intervento verrà esclusivamente restaurato paesaggisticamente dalle opere di progetto e riqualificato ambientalmente.

Sostanzialmente, gli interventi permetteranno il ritorno al paesaggio degli anni 60 – 70, laddove l’arenile era esteso per ca. 30 m oltre l’attuale linea di riva, soggetta a pesanti arretramenti negli ultimi 50 anni, sia a causa delle variazioni climatiche che della non conforme urbanizzazione.

L’intervento di difesa integrato, a. scogliera radente – b. ripascimento protetto – c. scogliera soffolta, permetterà la salvaguardia della fascia litorale senza che la stessa subisca impatti ambientali e paesaggistici e contestualmente la realizzazione della Piazza del Mare e la Strada Piazza che va da Via Squinzano e la Via dei Mitili. Lo sky-line è di fatto modificata in positivo, liberando in direzione mare il campo visivo attualmente chiuso dagli edifici abusivi e, restituendo un paesaggio marino costiero aperto e libero. Gli edifici sono per la maggior parte fatiscenti, peraltro ubicandosi all’interno della dividente demaniale; non hanno titolo edilizio, così come non riferisce ad alcuna concessione demaniale l’area occupata dagli immobili. La loro definitiva demolizione restituirà un nuovo e libero campo di visuale marino costiero che sarà oggetto di riqualificazione e rigenerazione ai fini della restituzione agli usi legittimi e del godimento pubblico.

Il litorale sarà nuovamente accessibile e fruibile da nord a sud senza soluzione di continuità grazie alla scogliera radente in massi naturali calcarei ed alle pedane di camminamento; la scogliera radente può riferire a tecniche di realizzazione e materiali idonei e predisposti al transito dei pedoni praticamente su un piano continuo; altresì è predisposta al transito delle persone con disabilità grazie alla previsione di passerelle, pedane di accesso e punti di stazionamento.

La protezione al piede del ripascimento si attuerà mediante una scogliera soffolta messa a chiusura delle sabbie di ripascimento (c.d. ripascimento protetto al piede)

Questo permetterà nuovamente la fruizione in sicurezza di tutta l’area costiera da nord a sud del tratto oggetto del presente progetto di “Messa in sicurezza e riqualificazione”

La coerenza dell’intervento di recupero con i valori storici, ambientali e paesaggistici del sito – verrà così pienamente ripristinata; il paesaggio e l’ambiente marino costiero di Casalabate hanno subito una pesante aggressione antropica dagli anni 60 alla fine degli anni 90.

Un quarantennio senza regole urbanistiche, con edifici nati in zone di elevato pregio paesaggistico e ambientale senza alcun controllo tecnico e amm.vo; una urbanizzazione al di fuori di ogni norma e legge e, spesso, anche lontana dalla logica di base allorquando, pur di edificare una seconda casa al mare, si sceglieva come piano di sedime una palude, una duna o l’alveo di un corso d’acqua temporaneo.

La coerenza dell’intervento proposto con i valori storici, ambientali e paesaggistici dell’area oggetto di intervento è così pienamente soddisfatta e in linea ai principi e regole del PPTR Puglia

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CONCLUSIONI

Nell’ambito della presente progettazione definitiva, gli interventi di cui agli SFTE sono stati suddivisi secondo uno schema funzionale differente che prevede il seguente ordine temporale:

Intervento B: realizzazione al largo di una barriera sommersa in massi naturali con la funzione di attenuare il moto ondoso incidente il tratto di costa in esame;

Intervento C: realizzazione di una barriera radente in massi naturali lungo il tratto di litorale in esame, e successivo intervento di ripascimento in sabbia nelle aree immediatamente antistanti, con la funzione di proteggere il piede dei manufatti antropici esistenti.

Si rappresenta che, benché riportate nell’ambito di progettazioni separate (“Intervento B” e “Intervento C”), le suddette opere risultano compatibili tra loro e complementari.

Sebbene la realizzazione della barriera radente e del ripascimento costituiscano già un’adeguata protezione del litorale, la preliminare realizzazione della barriera sommersa consentirà infatti di garantire le condizioni meteomarine ottimali durante le attività di cantiere relative alla realizzazione delle successive opere a terra. La presenza della barriera sommersa, inoltre, garantirà una maggiore durabilità nel tempo dei volumi di sedimenti ricarica di cui è previsto lo sversamento lungo il tratto di costa di intervento.

La presente progettazione è stata redatta in conformità alle previsioni progettuali dei suddetti SFTE che prevedono in sintesi le seguenti attività:

  • realizzazione di una scogliera radente lungo il fronte mare prospiciente il litorale nord del territoriale comunale di Trepuzzi al fine di mitigare l’energia del moto ondoso incidente;
  • intervento di ripascimento del tratto di costa antistante la nuova opera di difesa costiera al fine di ripristinare la spiaggia presente fino agli anni ’80 del XX secolo;
  • realizzazione al largo di una barriera frangiflutti sommersa a protezione del ripascimento.

BARLETTA | Riqualificazione della Diga Foranea Molo di Levante per Uso Civico

In Paesaggio il

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PREMESSA

Con Deliberazione di Giunta Comunale n. 87 del 05.05.2020 è stato approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica redatto nel rispetto di quanto disposto dall’art.14 del D.P.R. n. 207/2010 e ss. mm. ii., giusto art. 216, comma 4 del D.Lgs. n. 50/2016, in ordine alla realizzazione dell’intervento di riqualificazione della diga foranea ad usi civici “Molo di Levante”, per un ammontare complessivo di € 600.000,00;
Con deliberazione di Giunta Comunale n.95 del 22/05/2020 veniva approvato il protocollo d’intesa
e sottoscritto in data 25/05/2020, dal Comune di Barletta e dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, finalizzato a favorire la realizzazione dell’intervento di riqualificazione del Molo di Levante;
All’art.5 “Erogazione del finanziamento” del citato protocollo d’intesa era riportato che: “L’erogazione del finanziamento avverrà per ratei in occasione degli stati di avanzamento dei lavori e dei relativi certificati di pagamento attestati dal RUP della stazione appaltante fino alla concorrenza della somma stanziata.”
Con nota prot. comunale n.34519 del 14.05.2020 è stata espressa valutazione favorevole dalla Capitaneria di Porto di Barletta;
L’intervento previsto dal progetto esecutivo in oggetto è relativo alla Riqualificazione per uso civico della Diga Foranea – “Molo di Levante” del porto di Barletta (BAT).

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INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il “Molo di Levante” è attualmente amministrato dall’Autorità di Sistema del Mare Adriatico Meridionale. Tale condizione ne limita la fruizione in quanto è disposta un’ordinanza della Capitaneria di Porto, di divieto di accesso ai non autorizzati. L’Amministrazione Comunale ha ottenuto in consegna l’area in cui è installato il Trabucco di Barletta ed ha effettuato il recupero dello stesso. Ad oggi seppur ultimati i lavori di recupero del suddetto manufatto, stante il divieto di accesso al Molo, è di fatto preclusa ogni possibilità di fruizione sia del Trabucco che dell’intero Molo. D’altra parte si riscontra che il Molo versa in condizioni di non accessibilità al pubblico anche in relazione allo stato dei luoghi dello stesso, alla mancanza di manutenzione e all’assenza di un parapetto anti-caduta e di un sistema d’illuminazione notturna.
Il presente progetto esecutivo definisce le opere necessarie per la riqualificazione del primo tratto del “Molo di Levante”, della lunghezza di circa 765 m, di cui circa 110 m di competenza dell’Amministrazione Comunale di Barletta e circa 655 m di competenza dell’Autorità di Sistema del Mare Adriatico, al fine di renderlo fruibile in condizioni di sicurezza.
Di seguito si riportano due stralci di ortofoto con individuazione del molo e dell’area d’intervento.

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STATO DEI LUOGHI

Il “Molo di Levante”, o diga foranea, costituisce un’opera di sbarramento finalizzata alla protezione del porto di Barletta, attraverso lo smorzamento dell’intensità del moto ondoso.
La costruzione dello stesso è stata eseguita in pietra e cemento; il molo presenta un nucleo in pietrame, un masso di coronamento su due livelli e delle mantellate laterali.
L’area interessata dall’intervento è circoscritta nel piano di estradosso del masso di coronamento basso, che, allo stato attuale, presenta un piano carrabile costituito prevalentemente da stabilizzato.
L’area in oggetto è delimitata, da un lato, dalla mantellata interna al porto, dall’altro, dal piano superiore del masso di coronamento, e si estende per una lunghezza di circa 763,30 m.
La sezione del molo è variabile e in alcuni punti è interessata dalla presenza di slarghi.
Lungo diversi tratti il perimetro del masso di coronamento è delineato, al livello più basso, dunque verso l’interno del porto, da conci in pietra, mentre la parte alta del masso di coronamento è delimitata da un muro in conci di pietra sbozzata.

L’assenza di manutenzione ha determinato la scarnitura del manto carrabile con affioramento di massi e perdita di numerosi elementi lapidei che formavano le murature del masso di coronamento.
Tale condizione non consente la libera fruizione dell’area e la praticabilità degli spazi in condizioni di sicurezza, anche in relazione alla mancanza di una protezione anti-caduta e di un sistema di illuminazione notturna.
Inoltre non risulta garantito il superamento delle barriere architettoniche.

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DESCRIZIONE DELL’ INTERVENTO

Il presente progetto definisce le opere necessarie per la riqualificazione del primo tratto del “Molo di Levante”, l’obiettivo è la riqualificazione del suddetto primo tratto del “Molo di Levante”, al fine di renderlo fruibile a tutti, in condizioni di sicurezza. Tale obiettivo si allinea con l’intervento di recupero già effettuato sul Trabucco e la rifunzionalizzazione dello stesso per uso pubblico, al fine di realizzare il “Museo del Mare diffuso”. Essendo tale manufatto collocato sulla Diga Foranea, a circa 500 m dalla radice del Porto, si rende indispensabile la riqualificazione dell’intero percorso.

Gli interventi previsti devono tendere a riqualificare l’opera garantendone la pubblica fruibilità, quindi a conseguire l’agibilità per estendere la passeggiata nella totale sicurezza degli avventori, includendo un’area per il transito dei mezzi di soccorso e di manutenzione, lungo il percorso riqualificato.

Nello specifico, gli interventi previsti sono i seguenti:

  1. risarcitura degli elementi lapidei mancanti del masso di coronamento attraverso l’eventuale rimozione di elementi incoerenti e il ricollocamento di conci in pietra sbozzata proveniente dalle cave di Trani o Bisceglie, di dimensioni analoghe alle preesistenti, posate con malta cementizia a base di pozzolanico;
  2. realizzazione di un doppio ordine di viabilità: una più “rapida” attraverso la realizzazione di un percorso ciclo-pedonale a doppio senso di marcia, della sezione di 2,50 m, ed una più “lenta”, di sezione variabile, rivolta verso l’interno del porto, riservata alla passeggiata e alla sosta;
  3. pavimentazione dell’intero tratto di progetto mediante l’utilizzo di materiali drenanti e compatibili con il contesto paesaggistico di riferimento;
  4. installazione di parapetto anti-caduta verso il lato interno del porto, ancorato nel piano del masso di coronamento e integrato con la struttura dello stesso, con varchi in corrispondenza delle scalette di accesso;
  5. installazione di un sistema di illuminazione costituito da tre tipologie di corpi illuminanti: faretti segnapasso e pali di altezza 3,20 m lungo il molo, e un corpo illuminante costituito da 3 pali di altezza 7,00 – 10,00 – 12,00 m posto all’inizio del tratto oggetto d’intervento;
  6. dotazione di elementi di arredo urbano, quali panchine, cestini portarifiuti e rastrelliera portabiciclette;
  7. realizzazione di una piazza attrezzata nello slargo all’ingresso del molo, attualmente asfaltato e adibito alla sosta delle autovetture, che, riqualificando l’area dal punto di vista estetico e funzionale, rappresenti un invito alla sosta e alla fruizione del molo. I posti auto sottratti saranno dislocati a margine della carreggiata e dunque regolarizzati.

Si riportano di seguito alcuni foto inserimenti di progetto (vista sulla piazza, vista sul molo all’altezza del Trabucco e vista su uno slargo lungo il molo).

Il presente progetto riguarda come già descritto in precedenza un’area della lunghezza di circa 765 m, di cui circa 110 m di competenza dell’Amministrazione Comunale di Barletta e circa 655 m di competenza dell’Autorità di Sistema del Mare Adriatico, al fine di renderlo fruibile in condizioni di sicurezza.
Dall’analisi dei luoghi non si riscontrano interferenze delle reti aeree e sotterranee con i nuovi manufatti e pertanto il progetto non prevede interventi in merito alla risoluzione delle interferenze.

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I MATERIALI

Tra gli obiettivi che hanno orientato le scelte progettuali vi è quello di lasciare il suolo quanto più permeabile possibile. Tale finalità si riflette nella scelta dei materiali.

Per il percorso ciclo-pedonale di sezione 2,50 m è stata scelta una pavimentazione in terra stabilizzata tipo STABILSANA che, oltre ad avere un aspetto estetico assolutamente naturale e molteplici possibilità di finitura superficiale, garantisce un’azione drenante, consente di avere una superficie resistente agli agenti atmosferici e presenta buone caratteristiche di elasticità e resistenza alla compressione, grazie alla mancata esigenza di realizzare giunti di dilatazione nella pavimentazione finita.
Inoltre, rispetto alle pavimentazioni in sola terra battuta, presenta il vantaggio di non creare eccessiva formazione di polvere, non ha crescita erbosa, sopporta e distribuisce meglio i carichi in movimento ed evita la formazione di buche e fango durante i periodi di pioggia.
Tale pavimentazione è carrabile e risponde all’esigenza di garantire un’area per il transito dei mezzi di soccorso e di manutenzione.

Le restanti aree, riservate ad una fruizione più “lenta” del molo, alla passeggiata e alla sosta, saranno pavimentate con basole di pietra locale. La stessa tipologia di pavimentazione sarà realizzata per la bordura di 80 cm prevista tra il percorso ciclo-pedonale ed il muro in conci di pietra di delimitazione della parte alta del masso di coronamento.

Per quanto riguarda le delimitazioni si è scelto, dato il contesto naturalistico, di utilizzare dei cordoli in legno di conifera che fungano da delimitazione tra le aree in terra stabilizzata e le aree pavimentate con basolato in pietra.

Il parapetto sarà costituito da una ringhiera in ferro di altezza 1,10 m, realizzata con elementi tubolari orizzontali intervallati da elementi verticali di forma triangolare, posti ad un passo di 1,50 m, secondo i disegni di progetto.

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L' ARREDO URBANO

Al fine di potenziare ed incentivare la fruizione del molo, l’area sarà dotata di illuminazione ed attrezzata con elementi di arredo urbano quali panchine e cestini portarifiuti.

Le panchine monoblocco di dimensione 250 x 50 x 50(h) cm saranno realizzate in calcestruzzo con finitura sabbiata su tutte le superfici ad eccezione della seduta, lisciata, con trattamento esterno antidegrado.

L’illuminazione sarà garantita da tre tipologie di corpi illuminanti:

  1. faretti segnapasso da incasso a pavimento (del tipo Heitronic) dislocati per tutta la lunghezza del tratto di molo interessato dall’intervento, dal lato rivolto verso l’interno del porto. Questi saranno disposti ad un interasse di 6,00 m;
  2. corpi illuminanti su palo di sez. 16×16 cm, h 3,20 m (del tipo STIL Lombardo) dislocati per tutta la lunghezza del tratto di molo interessato dall’intervento, dal lato rivolto verso l’esterno del porto. Questi saranno disposti ad un interasse di 6,00 m, lungo la fascia di 80 cm pavimentata in basole, prevista tra il percorso ciclopedonale ed il muro in conci di pietra di delimitazione della parte alta del masso di coronamento.
  3. corpo illuminante costituito da 3 pali in acciaio a sezione tronco-conica di h 7, 10, 12 m (del tipo OROBIA – CILENTO) posto all’inizio dell’area d’intervento.

Lungo il molo saranno, inoltre, dislocati dei cestini portarifiuti in acciaio zincato verniciato, per la raccolta differenziata e tre rastrelliere per le biciclette.

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BARRIERE ARCHITETTONICHE

Non vi sono particolari problematiche connesse al superamento delle barriere architettoniche in relazione all’andamento plano altimetrico dell’area, dal momento che l’area di progetto non presenta salti di quota, sviluppandosi in piano.
In ogni caso, particolare attenzione è stata volta a garantire una mobilità autonoma e sicura agli ipovedenti. Il parapetto, che sarà realizzato per tutta la lunghezza del tratto di molo interessato dall’intervento, oltre a costituire una protezione anti-caduta, rappresenterà una guida continua, idonea a consentire a non vedenti e ipovedenti “l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo”, così come prescritto dalla normativa vigente (D.P.R. 503/1996, D.M. 236/1989, D.P.R. 380/2001).
Un’ulteriore guida lineare e continua, in questo caso percepibile al calpestio, sarà rappresentata dal giunto relativo all’accostamento tra la pavimentazione in pietra e quella in stabilizzato.


Il Lamione – Montuori Sechi

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE

Il rapporto con la committenza in questo progetto ha dei tratti di singolarità sullo sfondo di un contesto territoriale – quello pugliese – con rilevanti processi di valorizzazione in corso. Due fratelli decidono – complici le loro consorti – di acquistare un edificio rurale da ristrutturare come casa di vacanza, che sia però lontano dalla confusione della costa, pur avendo “a portata di mano” uno degli ultimi tratti di litorale libero da insediamenti per i bagni nella stagione estiva: la costa nord di Polignano a Mare. Infatti, l’edificio sito in una campagna ancora profondamente produttiva traguarda visivamente il mare, come spesso può capitare nel nostro paesaggio.
La struttura del continua del grande edifico lungo oltre 70 metri, suddivisa in tre ampi alloggi, è lo specchio della storia della committenza. Uno dei due fratelli è “un cervello in fuga”, ingegnere e A.D. di una importante azienda del Piemonte, intende fermamente avere una casa in campagna nella sua terra d’origine alla quale è ancora profondamente legato, il fratello e la cognata vivono a Bari e cercano anche loro una sistemazione di questo tipo, parte così l’idea di riconvertire la grande stalla “a manica lunga” voltata a botte in un sistema di tre case tenute insieme da un grande spazio porticato con giardino e una piccola piscina che sono il “luogo comune” delle tre unità familiari e della grande schiera di parenti e amici. Il terzo alloggio si giustifica in questo intreccio forte di parentele e di attrattività del paesaggio agrario pugliese su cittadini del nord Italia; la moglie varesina del fratello “emigrato” trasmette a sua sorella, nel corso di un viaggio in Puglia durante una primavera sfolgorante, l’amore per questa regione dove a pochi minuti da casa c’è un mare che ha meritato la bandiera blu negli ultimi anni, e centri storici d’eccellenza come Polignano a Mare, Conversano, Monopoli dove trascorrere parte del tempo libero e poter acquistare prodotti della terra di grande qualità…in una parola anche la sorella varesina è catturata dal “buon vivere pugliese”.
I progettisti fanno il resto, cercando sin dalle prime fasi progettuali di far comprendere alle tre famiglie che vivranno il Lamione in tempi assai diversi tra loro (i residenti in regione in ogni week end, le altre due famiglie residenti al nord nel corso delle “feste comandate” e dell’estate) le alte perfomance di vivibilità di un edificio pur così semplice nella sua impostazione, ma ricco di quello che G. Grassi definirebbe una “estetica di necessità” tipico della lunga storia della casa rurale italiana in origine libera da formalismi gratuiti ed orpelli. All’opera di restauro si aggiunge l’esigente contributo alla direzione lavori svolto dalla moglie del fratello residente a Bari che – restauratrice militante di pietra e dipinti – orienta le scelte progettuali che, pur nella reinterpretazione contemporanea delle spazialità del Lamione, non ne alterino la consistenza materica (pietra da taglio, trattamenti superficiali, malte, pavimentazioni ecc.) ad evitare ciò che accade spesso in ristrutturazioni molto “disinvolte” di masserie pugliesi.

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CARATTERI PAESAGGISTICI DEL CONTESTO

L’area interessata dal progetto relativo al restauro del Lamione Montuori-Sechi si colloca a nord – est del centro abitato di Conversano, in località Carbonelli, ed è delimitata a nord dalla strada provinciale Conversano-Cozze, a sud dal primo gradino murgiano “Monte San Michele”.
Il paesaggio agrario in cui si inserisce l’intervento presenta caratteri differenti: nella zona più pianeggiante, quelli della costa e dell’immediato entroterra, nella zona ascendente, quelli pedemurgiani. Propri di quest’area sono i paesaggi – ora residuali – degli orti costieri. Propri della seconda zona sono invece le distese di ulivi, ciliegi, mandorli e vigne sulle prime gradonate carsiche, con le più recenti inserzioni di “tendoni” per l’agricoltura intensiva.
Questa sequenza di gradoni, che segnano la graduale transizione dal paesaggio orticolo costiero al paesaggio arboricolo e poi boschivo più tipicamente murgiano, è incisa trasversalmente da una rete di lame, gli antichi solchi erosivi che costituiscono un segno distintivo del paesaggio carsico pugliese, insieme alle doline ed agli inghiottitoi. Le lame – solchi carsici i cui bacini si estendono fino alle zone sommitali delle Murge – sono elementi di evidente caratterizzazione del territorio.
Per quanto attiene alla componente vegetazionale presente è possibile identificare le tipologie di seguito elencate:

  • Residui di macchia mediterranea, leccio, corbezzolo, quercia spinosa, cisto, biancospino, alaterno, lentisco, fillirea ecc.
  • Vegetazione spontanea frammista ad essenze antropizzate, ricomposizione di specie autoctone arbustive con specie selvatiche utilizzate come portainnesto (oleastri, ciliegi) su vecchie colture di olivo, di mandorlo e di carrubo.
  • Uliveto, la coltura arborea tipica della zona, recentemente consociata al mandorlo. Risultano presenti altre specie legnose da frutto quali il fico d’India, il fico, il carrubo, il pero, il sorbo ecc.
  • Orto. Rappresentava una coltura intensiva ad alto reddito presente soprattutto sui terreni pianeggianti.

La fascia costiera e sub costiera (sino alla linea del primo gradino murgiano) del sudest barese era interessata oltre che dal sistema degli orti irrigui con barriere frangivento, da aree erbose a pascolo per gli ovini e i caprini. Ciò è testimoniato anche dalla presenza di ruderi di jazzi (stazzi ovili a cielo aperto estivi) e di Lamìe o Lamioni. Quest’ultimo e’ un caso di manufatto storico di grande interesse paesaggistico definito ‘Lamione’, che soprattutto lungo la fascia costiera a sudest di Bari è isolato o integrato nell’edificio della masseria.
Struttura architettonica legata ad un’economia rurale, che integra le colture specializzate dell’uliveto (con il ‘trappeto’ o frantoio per la produzione dell’olio) e del vigneto (con il ‘palmento’ per la produzione del vino) alla pastorizia (allevamento ovini). Il lungo edificio in muratura di tufo portante voltato a botte, viene utilizzato come ricovero per animali, deposito di attrezzi da lavoro e di stoccaggio di prodotti agrari, ma anche luogo per la produzione di latte e formaggi, quindi come in questo caso di contrada Carbonelli , munito di focarile per il processo di ebollizione e cagliatura del latte.

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PRINCIPI PROGETTUALI

Il Lamione in questione situato in zona pianeggiante tra coltivazioni estensive di ortaggi prima che il gradino murgiano “del Monte” di Conversano s’impenni, si presentava come unico edificio di ml. 85 con volta botte di luce di ml. 11 e aveva in testata il piccolo edificio del pastore di 2 vani munito del focarile.
L’intervento di restauro e riqualificazione architettonica del Lamione e la sua riconversione in casa per vacanze è stato improntato alla tutela del patrimonio architettonico dell’immobile e alla preservazione delle caratteristiche strutturali e architettoniche dei paramenti murari, nonché alla salvaguardia della componente vegetazionale del sito e/o al miglioramento della sua condizione generale, attraverso:
(i) Il ruolo preponderante all’interno del progetto di opere di sistemazione a verde per il raggiungimento dell’obiettivo di conferire un’elevata qualità ambientale a tutto il complesso;
(ii) L’impiego di specie arboree ed arbustive autoctone, per ricreare una stretta relazione con il contesto, attraverso l’impiego nelle previsioni progettuali di specie arboree ed arbustive tipiche dell’area secondo i seguenti principi:
– l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del sito;
– la funzione paesaggistica e la compatibilità dei gruppi vegetazionali;
– la reperibilità sul mercato;
– le basse esigenze manutentive e colturali.
Altrettanta importanza è data all’utilizzo delle tecniche costruttive tipiche dell’architettura in pietra della tradizione mediterranea, attraverso il recupero degli elementi esistenti quali: le pavimentazioni in pietra, i paramenti murari, i coppi di copertura, e l’integrazione delle parti mancanti con prodotti di nuova realizzazione sempre nel rispetto della cultura locale e con l’impiego di malte biocompatibili.


Paesaggi Costieri | Torchiarolo (Br)

In Paesaggio il

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INTRODUZIONE

E’ da decenni ormai che nel nostro paese, allineandosi ad altre nazioni europee, si tende ad un nuovo approccio non settoriale alla programmazione – progettazione – costruzione di infrastrutture nel territorio, con un interesse sempre maggiore per gli impatti fisici e sociali che queste possono determinare nei contesti dove e per i quali vengono realizzate.
Il progetto ha inteso misurarsi con queste criticità cogliendole come occasioni per ribaltare l’idea di mitigare gli impatti delle opere sul paesaggio, optando per una scelta nella quale l’intervento stesso possa diventare un nuovo paesaggio valorizzando i contesti che attraversa e creandone di nuovi.
La Valorizzazione e Riqualificazione del Paesaggio Costiero può diventare in tal modo l’opportunità:
(i) per costruire nuova naturalità;
(ii) per migliorare la fruizione dei valori patrimoniali del territorio attraversato, favorendo e promuovendo la diffusione della rete ciclabile (iii) per elevare la qualità paesaggistica complessiva nelle relazioni tra infrastruttura e beni patrimoniali ambientali e culturali presenti nel contesto;
(iii) per favorire la fruizione dei territori e incentivare itinerari turistici.

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Gli insediamenti di Torre San Gennaro, Presepe, Cipolla, Lendinuso e Canuta si sono sviluppati ed estesi nei terreni a “margine” dei bacini lagunari e palustri, dei corsi d’acqua e del sistema dunale che caratterizzano questo tratto di costa, alterandone la natura ed indebolendo le difese naturali, dall’altra la mancanza di cura e manutenzione del territorio e dei corsi d’acqua, hanno provocato, specie negl’ultimi anni, una progressiva erosione dell’intero tratto costiero ad esclusione del tratto situato a Nord dell’abitato di Torre San Gennaro caratterizzato da una falesia alta, protetta da frangiflutti a mare.
In particolare dallo studio analitico del sistema costiero è emerso un territorio idro-geologicamente vulnerabile caratterizzato dalla perdita degli equilibri idro-morfologici.
Per avere la misura dello stato di vulnerabilità della costa basti ricordare le conseguenze prodotte dall’alluvione del 2 e 3 novembre del 2010 riportate nelle foto e negli articoli dai principali quotidiani locali.
Con la finalità di pervenire ad una proposta progettuale finalizzata alla “Valorizzazione e Riqualificazione Integrata del Paesaggio Costiero di Torchiarolo” e in risposta alle richieste dell’Ente banditore si è proceduto con un intervento di rigenerazione integrata dell’intera costa comunale, attraverso i seguenti interventi.
Riqualificazione infrastrutturale dei centri abitati con risistemazione e realizzazione di isole pedonali, marciapiedi servizi ai residenti/turisti; Razionalizzazione del sistema viario, di accesso alle marine, con l’individuazione di pendoli trasversali alla provinciale ed inserimento sulla stessa arteria di rotatorie per meglio garantire la sicurezza stradale; Realizzazione di parcheggi di scambio, per i residenti – turisti, al fine di incentivare la mobilità lenta e la conseguente pedonalizzazione del centro urbano; Rinaturalizzazione degli ambiti naturali di pregio, con interventi di riforestazione e realizzazione di percorsi obbligati al fine di riequilibrare il rapporto uomo – ambiente naturale; Realizzazione di un doppio percorso sul fronte mare, ciclabile e pedonale, al fine di unificare il frammentato fronte urbano delle marine, partendo da Torre San Gennaro ed arrivando a Lendinuso passando per Lido Presepe e spingendosi sino alla Canuta. Tutti questi percorsi trovano sempre un collegamento diretto (lento) verso i parcheggi di scambio.
La creazione del Waterfront è il “leitmotiv” che ha ispirato il progetto per la Valorizzazione e Riqualificazione Integrata del Paesaggio Costiero di Torchiarolo.
Il progetto prevede la realizzazione di un Waterfront, a partire dal confine con il Comune di San Pietro Vernotico, lungo tutto il Lungomare esistente e fino a Piazza Garibaldi, i cui materiali usati sono ecocompatibili e tradizionali, messa a dimora di piantumazione di essenze vegetali ad alto fusto, realizzazione di pista ciclabile a due corsie, un nuovo impianto di illuminazione qualificante e arredo urbano; realizzazione di una passeggiata lungo il mare fatta e contenente anche piccoli slarghi per favorire la socializzazione, slanci verso il mare per godere della vista verso l’infinito del mare, con angoli di riposo. Il nuovo Lungomare è attrezzato con percorsi di accesso facilitato per i diversamente abili e con percorsi protetti per i non vedenti, anche mediante il posizionamento di strutture a loro espressamente dedicate, inoltre lungo il percorso si è previsto il posizionamento di aree dedicate al gioco dei bambini ed aree dedicate agli animali domestici.
Lungo questo nuovo percorso si incrocia la “Zona dei Pescatori”, l’area, attualmente estremamente degradata sotto il profilo ambientale e paesaggistico, è stata interamente riprogettata, prevedendo il suo diretto collegamento al lungomare, la creazione di una darsena, per meglio favorire lo stazionamento giornaliero delle piccole imbarcazioni dei pescatori e non, la realizzazione di un solarium fronte mare direttamente connesso con una pergola in legno lamellare sotto cui si collocano i banchi del mercato del pesce fresco in cui i pescatori potranno vendere immediatamente il pescato.
Proseguendo il lungomare si dirama in due percorsi, uno meramente naturalistico che su passerella lignea costeggia il mare, l’altro ciclo – pedonale attraversa le vie cittadine (oggetto di riqualificazione architettonica-paesaggistica) sino a re-incontrarsi e fondendosi in un unicum nella Piazza della Locanda, anch’essa oggetto dell’intervento che tornerà a ri-simboleggiare gli antichi fasti e a riconnettersi con il paesaggio circostante.
Il percorso continua verso una delle parti più suggestive di Torchiarolo: le “dune” e la “quatina”. Si dismette nella sua totalità il grande ed inutile nastro di asfalto “Viale delle Dune” in favore di un percorso naturalistico, fatto di materiali tipici della tradizione locale, altamente ecologici ma soprattutto drenanti. Il lungomare si trasforma in una strada parco, ciclo – pedonale (carrabile solo per i mezzi di soccorso) che lasciando la Piazza della Locanda si dirama in percorsi sinuosi nel paesaggio naturale, uno costeggia la duna parallelamente al mare e l’altro semi sospeso attraversa la “quatina” diventando allo stesso tempo elemento di collegamento tra l’abitato di Torre San Gennaro e quello di Lido Presepe, osservatorio eco-faunistico e allo stesso tempo garantisce, senza soluzione di continuità, il corridoio ecologico tra duna e quatina.
Il percorso “Lungomare” nella sua conformazione naturalistico – ciclabile – pedonale prosegue in località Cipolla fino al canale detto “Infocaciucci”. Anche in questa tratta il percorso progettato presenta punti di sosta e mirador per godere del panorama circostante, stalli per le biciclette, collegamenti con l’arenile privi di barriere architettoniche, collegamenti diretti con i parcheggi delle auto, anch’essi realizzati nel rispetto degli aspetti paesaggistici.
L’arrivo a Lendinuso avviene attraverso il superamento del canale detto “infocaciucci” con il nuovo ponticello in legno lamellare in sostituzione dell’esistente in cemento armato, atto a contenere entrambe le piste, ciclabile e pedonale, che in questo punto convergono e proseguono il cammino in aderenza nel momento del passaggio sul ponticello per poi diramarsi appena intersecata la Piazzale Nautico – Piazzale Panoramico Storico di Lendinuso nel centro abitato e lungo la costa. Il progetto prevede la riqualificazione architettonica e paesaggistica dell’ultimo tratto del canale attraverso il rivestimento delle pareti d’ambito con gabbionate in pietra.
Il Percorso Naturalistico con l’arrivo a Lendinuso riassume la sua conformazione di “lungomare”, i cui materiali usati sono comunque ecocompatibili e tradizionali, è prevista la messa a dimora di piantumazione di essenze vegetali ad alto fusto, realizzazione di pista ciclabile a due corsie, un nuovo impianto di illuminazione e arredo urbano, la realizzazione di una passeggiata lungo il mare fatta e contenente anche piccoli slarghi per favorire la socializzazione, slanci verso il mare per godere della vista verso l’infinito del mare, con angoli di riposo, arredi urbani. Naturalmente come per le località precedentemente attraversate, il progetto oltre al waterfront prevede la rigenerazione urbanistica- architettonica- paesaggistica dell’edificato attraverso la pedonalizzazione del fronte mare, un piano colore per gli edifici, la realizzazione dei marciapiedi e di tutti i servizi alla residenza. Molta importanza è stata data alle aree verdi di risulta, esistenti e di progetto. Queste si trasformano in veri parchi urbani attrezzati, con aree dedicate al gioco dei bambini, al tempo libero, con campetti polifunzionali, campi bocce, o per attività culturali, commerciali e turistici, in grado di rappresentare lo spazio della “socializzazione”.

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LA COSTA DI TORCHIAROLO

La costa di Torchiarolo si sviluppa per 4.370 m, riprendendo i caratteri geo-morfologici della Penisola salentina, è caratterizzata da luoghi e territori molto diversi tra loro, alcuni di lunga e altri di recente formazione, aree naturalistiche di alto pregio e di grande funzione ecologica, e aree fortemente insediate. Fasce litoranee di sezioni molto strette si alternano a sezioni ampie, porzioni costeggiate da vegetazione e porzioni dai confini labili. Morfologicamente si caratterizza per l’alternanza di spiagge basse sabbiose, sabbioso-ciottolose e rocciose, con prevalenza delle prime e, la presenza di una falesia sabbioso-calcarenitica, che raggiunge localmente altezza max di ca. 4 m (fig. 2). Ulteriore caratteristico elemento è la presenza di sistemi dunali, sottoposti a forti, e in alcuni casi devastanti, modificazioni dell’assetto naturale.

Figura 2 – Morfotipi costieri del territorio di Torchiarolo. a) spiaggia bassa sabbiosa ciottolosa e sistema dunale retrostante sottoposto a importanti modificazioni dell’assetto naturale; b) falesia sabbioso-calcarenitica in evidente stato di erosione, con al piede spiaggia ciottolosa.
A nord nel territorio insiste la marina di Torre San Gennaro; sul versante esterno, in prossimità del confine con il comune di San Pietro Vernotico, la costa si presenta con falesia alta e spiaggia ai piedi delle dimensioni molto ampie (spiaggia nota come Mare te le Fimmine). A seguito di evidenti fenomeni di arretramento della spiaggia sabbiosa, negli anni novanta sono stati realizzati alcuni frangiflutti che hanno prodotto effettivamente un avanzamento dell’arenile e la formazione di conche protette. Più a sud il tratto costiero è occupata dalla darsena del Club Nautico di Torre S. Gennaro; si tratta di un’area destinata al varo di imbarcazioni e al rimessaggio, completamente realizzata sul banco di roccia affiorante (fig. 3).

Figure 3 – Darsena del Club Nautico di Torre San Gennaro, realizzata su banco di roccia affiorante.
Poco più a sud si estende una spiaggia, caratterizzata dalla presenza di una piazzetta pavimentata denominata “la Rotonda” e dalla presenza del sistema dunale e della palude sub marina detta Quatina. Tale spiaggia sabbiosa di adeguata profondità con retrostante banco dunale è attraversata in parte da un canale alluvionale intubato.

Figura 4 – Sistema dunale sullo sfondo della spiaggia; in primo piano lo sbocco a mare del canale alluvionale di collegamento con la zona retrodunale denominata “Palude Quatina”.
La zona retrodunale è costituita dalla cosiddetta palude “Quatina”, alimentata dal Canale Pilella, e delimitata a nord dalle costruzioni di Torre San Gennaro e a sud da quelle di Lido Presepe, mentre ad ovest da terreni agrari.

Figura 5 – Vista della Palude Quatina dalla zona dunale antistante; a destra l’abitato di Torre San Gennaro, a sinistra si intravedono le prime costruzioni di Lido Presepe.
Ancora più a sud inizia la costa denominata Lido Presepe, porzione di costa a prevalente falesia alta, superiore a m. 1,50, con in parte spiaggia sabbiosa-ciottolosa ai piedi e in parte costa rocciosa bassa (fig. 6).

Figura 6 – Falesia con spiaggia ciottolosa al piede in località Lido Presepe.
L’ultimo tratto di costa si estende dal canale Infocaciucci (un antico corso d’acqua, canale alluvionale, che presenta forte antropizzazione per la presenza di una foce armata) al confine con il Comune di Squinzano (Marina di Lendinuso e zona Canuta). Si tratta prevalentemente di spiaggia sabbiosa bassa con segni di erosione anche significativi.

Figura 7 – Sbocco a mare del Canale Infocaciucci; a destra inizia l’ultimo tratto di costa prevalentemente caratterizzato da spiaggia bassa sabbiosa.
La costa di Torchiarolo si colloca all’interno della Sub Unità Fisiografica S.U.F. 4.3 “Torre Cavallo – Porto di Otranto”, con una lunghezza litorale stimata di ca. 99 km, all’interno della Unità Fisiografica U.F. 4 “Brindisi-Otranto”. Nella Sub Unità negli ultimi decenni si è avuto un forte deficit sedimentario con una generale tendenza all’arretramento della linea di riva. Il deficit è imputabile alle notevoli sistemazioni dei terreni, all’aumento dell’uso del suolo e alla forte antropizzazione, infatti, numerosi sono gli insediamenti abitativi realizzati negli ultimi decenni nella fascia costiera. Al fenomeno erosivo ha contribuito certamente anche l’innalzamento del livello medio mare che, negli ultimi 50 anni è stimato di circa 9 cm e può aver determinato un arretramento della linea di riva dei litorali sabbiosi compreso tra 4,5 e 9 m, valore significativo per i litorali che avevano una larghezza della spiaggia emersa di poche decine di metri e per le spiagge sabbiose al piede di coste rocciose o di falesie. Lungo il litorale gli arretramenti della linea di riva sono evidenziati dalla scomparsa dei sedimenti dagli speroni rocciosi che delimitano le insenature e dal loro affioramento (fig. 8).

Figura 8 – Evidenze di dissesti recenti nel Comune di Torchiarolo, assenza di una spiaggia al piede della falesia che funga da protezione contro l’azione del moto ondoso.
Inoltre in alcuni tratti fortemente antropizzati e con una larghezza della spiaggia emersa molto ridotta gli arretramenti della linea di riva, specie nella stagione invernale e in concomitanza di mareggiate significative, sono tali che il moto ondoso investe direttamente le infrastrutture stradali e/o abitazioni realizzate sulla fascia costiera (fig. 9).

Figura 9 – Infrastruttura stradale direttamente interessata dall’erosione operata dal moto ondoso per assenza di spiaggia al piede.

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PROPOSTA PROGETTUALI CONNESSIONI ECOLOGICHE

Le proposte progettuali sono state elaborate cercando di soddisfare gli obiettivi del concorso con particolare riferimento al “Rafforzamento delle connessioni ecologiche tra le aree di maggior pregio ambientale (Canale infocaciucci, oasi naturalistica “Quatina”, Dune di Torre San Gennaro)”. Pur in ambito prevalentemente urbano, l’obiettivo principale sarà quindi quello di individuare sul territorio del Comune di Torchiarolo le caratteristiche della rete ecologica presente, intendendo con tale termine il sistema interconnesso composto da nodi e legami che permette la dispersione ed i flussi migratori di specie vegetali e animali nell’area. Nel paesaggio i nodi sono rappresentati, per ciascuna tipologia di elemento, da quelle strutture di forma più o meno compatta, aventi un minore rapporto perimetro/area, rispetto ad altre, che costituiscono i legami, gli elementi di interconnessione fra i nodi, caratterizzate invece da un maggior sviluppo longitudinale, e quindi aventi, a parità di superficie, un maggiore rapporto perimetro/area. L’approccio deriva, tra l’altro, dal considerare le reti ecologiche quali strutture portanti della biodiversità (Firbank, 1997).
Nel nostro caso i nodi principali sono costituiti dai nuclei di naturalità individuati dalle indicazioni progettuali del concorso (Zona umida “Quatina”, sistema dunale Lido Presepe, zona umida presso canale Infocaciucci), mentre i legami sono costituiti nel nostro caso dalla linea di costa tra la zona nord e sud dell’abitato e dal canale Infocaciucci, quale legame con le aree interne
In base a queste considerazioni, le proposte progettuali si concentreranno sul potenziamento dei nodi, quali punti fondamentali di concentrazione e dispersione di naturalità, e sulla riduzione di antropizzazione della fascia costiera, senza dimenticare l‘ambito urbano del contesto, in cui va rispettata la possibilità di fruizione da parte degli abitanti.

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ZONA UMIDA QUATINA

La zona umida Quatina, pur essendo stata negli anni notevolmente ridotta di superficie per sconsiderati interventi di bonifica, mantiene ugualmente una rilevante importanza dal punto di vista di conservazione della natura, come detto nel capitolo precedente. La possibilità di ripristinare nuove superfici con zone d’acqua aperta e canneti con tecniche ampiamente sperimentate in tutta Europa, esula dal presente progetto sia per gli elevati costi, che andrebbero ad assorbire le risorse previste per l’intero progetto, sia per gli obiettivi del concorso che riguardano una rigenerazione e un rafforzamento delle connessioni ecologiche dell’intero sistema naturale degli abitati delle marine del Comune di Torchiarolo. Potrebbero invece essere attivati dal Comune stesso progetto appositamente finanziati dalla Comunità Europea rivolti alla salvaguardia di ambienti di particolare interesse conservazionistico.
Pur non potendo quindi intervenire sul vero e proprio ripristino della zona umida, la proposta progettuale prevede di creare una fascia boscata al limite nord, nord-ovest dell’area (vedi tavole di progetto), attualmente caratterizzata da un incolto, con l’obiettivo di favorire la formazione di una zona ad elevata naturalità che contribuisca anche a costituire una fascia cuscinetto tra l’abitato e la zona umida.
Le modalità di impianto saranno quelle, già ampiamente sperimentate in campo forestale, di mettere a dimora le piantine in file curvilinee, per ridurre l’aspetto artificiale dell’impianto, distanti circa 3 metri una dall’altra, con sesto d’impianto sulla fila di circa 1 metro. Questa modalità oltre a facilitare la manutenzione nei primi anni d’impianto, favorisce un rapido ricoprimento del terreno sulla fila e un rapido affrancamento delle piante stesse che instaurano allo stesso tempo una naturale competizione tra di loro, favorendo, così, in pochi anni le piante dominanti rispetto a quelle dominate. L’intervento riguarda circa 1,5 ha, e saranno utilizzate circa 4.500 piantine, fornite in fitocella, di età 1 max 3 anni, e dovranno provenire esclusivamente da vivai autorizzati ai sensi del Dec. Lgs. 386/2003, ed avere un certificato di provenienza o di identità clonale.
Le specie utilizzate e le relative percentuali da utilizzare nell’impianto sono riportate di seguito:
Populus alba, Populus canescens, Populus nigra, Quercus ilex, Fraxinus angustifolia, Fraxinus ornus, Ulmus minor, Tamarix gallica, Prunus mahaleb, Morus alba, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rosa canina, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea angustifolia, Viburnum tinus.
Un intervento simile, ma avente l’obiettivo di collegare la naturalità della duna con quella della zona umida, è localizzato a nord-est dell’area Quatina tra l’area naturale e Viale della Duna, come da elaborati cartografici allegati. L’area d’intervento, attualmente incolta, si sviluppa su circa 1.000 metri mq di superficie. Le specie utilizzate, prevalentemente arbustive, saranno:
Populus alba, Quercus ilex, Tamarix gallica, Tamarix africana, Junyperus macrocarpa, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea angustifolia, Viburnum tinus, Cistus monspelliensis, Juncus acutus.

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ZONA DUNALE

Il sistema dunale di Lido Presepe è caratterizzato da una ampia fascia di vegetazione tipica di queste zone sabbiose, interrotta da numerosi e sconsiderati attraversamenti pedonali utilizzati anche da mezzi motorizzati. Per la sua salvaguardia deve devono essere innanzitutto realizzate opere che impediscano il transito sulla duna dei mezzi motorizzati e regolamentino quello pedonale, insieme a opere che favoriscano il naturale ripascimento della duna.
Quindi insieme a una necessaria staccionata perimetrale e robusti dissuasori di transito posti nei punti di passaggio attuale, accompagnati da apposita cartellonistica divulgativa sull’importanza di salvaguardare la duna, saranno realizzate opere di ingegneria naturalistica per favorirne il naturale ripascimento ed in particolare:
Barriera basale in viminata – Intervento realizzato con pali e verghe di castagno, come da figure riportate di seguito (Figure 1 e 2), localizzate sul fronte mare della duna, per favorire il deposito della sabbia trasportata dai venti marini. Tale intervento permetterà in pochi anni di creare nuovi cumuli di sabbia a monte della viminata e permettere all’Ammofila, ma anche alle altre specie colonizzatrici, di espandersi su questi nuovi accumuli di sabbia. La struttura lignea della viminata servirà inoltre da barriera per sfavorire il calpestio della duna.

Figure 1 e 2 – sezione e prospetto di barriera basale in viminata (da Manuale di indirizzo delle scelte progettuali per interventi di Ingegneria naturalistica – Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, 2005)
Schermi frangivento a scacchiera – Sono strutture lignee permeabili al vento e disposte a scacchiera (Figura 3) nelle aree maggiormente amie e danneggiate all’interno del sistema dunale. Hanno l’obiettivo di favorire la deposizione delle sabbie grazie alla riduzione dell’energia cinetica di trasporto e la conseguente creazione di un nuovi accumuli sabbiosi. Questi schermi, ancorché realizzati con materiale fragile (cannucciato), sono comunque in grado di “armare” il deposito grazie al fitto telaio costituito da materiale per la maggior parte biodegradabile. La vegetazione grazie ad essi trova condizioni favorevoli al proprio sviluppo evolvendo e provvedendo progressivamente all’accrescimento ed alla stabilizzazione del deposito stesso. Questi schermi frangivento, poi, oltre alla iniziale protezione meccanica diretta, determinano un’azione positiva sulla vegetazione legata al trattenimento di materiale vegetale (semi, propaguli, ecc.) trasportato dal vento, in grado di arricchire in sostanza organica la sabbia dunale, e ancor di più alla condensazione ed al trattenimento dell’umidità atmosferica (piogge occulte), che in ambiente dunale costiero rappresenta un elemento ecologico di particolare portata fitologica.

Figura 3 – Schermi frangivento a scacchiera in fase di realizzazione (Foto L. Forte)

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CANALE INFOCACIUCCI E AREA UMIDA ADIACENTE

Lo storico canale Infocaciucci, sarà oggetto di intervento di recupero tramite la creazione di una “greenway” che costeggiando il canale in sponda sinistra permetta di raggiungere in bicicletta l’abitato di Torchiarolo. Adiacente alla pista ciclabile, dove possibile, sarà realizzato un filare di specie arboree autoctone, anche di interesse agricolo, con lo scopo di costituire una connessione ecologica tra il mare e le zone interne e migliorare paesaggisticamente l’intervento (Figura 4).
Per quanto riguarda la piccola zona umida adiacente al canale Infocaciucci, si prevede una sua riqualificazione tramite la sua perimetrazione con staccionata e posa di apposita bacheca in legno con pannello divulgativo (Figura 5). L’obiettivo è in particolare quello di sensibilizzare i cittadini al rispetto di queste zone di particolare valore conservazionistico.

Figura 4 e 5 – esempio di pista ciclabile


Porto Cesareo | opere di mitigazione

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Il progetto prevede l’esecuzione dei lavori di normalizzazione della fognatura nera, e l’adeguamento dell’impianto di depurazione e costruzione del collettore emissario a servizio dell’agglomerato di Porto Cesareo (Le).
Il tracciato dei lavori di normalizzazione della fognatura, consentiranno lo scarico delle acque reflue trattate nel Mare Ionio, a mezzo di una condotta sottomarina consortile con l’impianto di depurazione a servizio dell’agglomerato di Nardò (LE).
L’area di intervento che riguarda le opere di completamento della fognatura nera interessa l’abitato di Porto Cesareo e, nello specifico, via Cilea, via Bach, via Mascagni, via Piccinni, un tratto della litoranea e via S. Marcello. Detti interventi ricadono in zona Blzone sature (stazione di sollevamento n. l) e in zona PIRT (stazione di sollevamento n. 2) secondo la zonizzazione del PUG di Porto Cesareo (documento adottato ma non ancora
vigente). Il completamento dell’innnissario interessa un’area prettamente agricola sempre ricadente nell’ambito comunale di Porto Cesareo zonizzata come E-l (zone agricole produttive normali). Il sito dell’intervento di adeguamento dell’impianto di depurazione si trova interamente all’interno dell’area (circa 17.500 m2) attualmente destinata all’impianto di trattamento delle acque reflue di Porto Cesareo, situato nel Comune di Porto Cesareo (LE), al confine Sud con il Comune di Nardò, nei pressi della Masseria Bellanova, ricadente in un’area destinata a impianti tecnologici (F3). Infine, l’emissario verrà realizzato quasi completamente nel comune di Nardò, interessando, pressoché totalmente, la SP 286 (litoranea) e attraversando un lembo dell’abitato di S. Isidoro (frazione di Nardò).

Planimetria generale con slide degli interventi di mitigazione

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IL PROGETTO

Il territorio attraversato dal tronco fognario risulta pressoché pianeggiante caratterizzato da una matrice agricola dominata dalla presenza di uliveti alternati a seminativi marginali ed estensivi e da residue aree naturali a pascolo e rari boschi e macchie. Nel tratto iniziale, si osserva una maggiore eterogeneità nella struttura agricola, in cui sono presenti seminativi, una maggiore urbanizzazione in prossimità del comune di Porto Cesareo.
Pertanto dalle analisi riportate e dai vari sopralluoghi è stato possibile classificare il paesaggio in tre sezioni con caratteri ricorrenti :

1. Tratto _ Tra Città e Campagna

2. Tratto _ Tangenziale Urbana

3. Tratto _ Litoranea

Si sono inoltre elaborate analisi sulle sezioni significative del territorio al fine di rispondere in modo puntuale alle necessità di analisi conoscitive e interpretative del progetto.

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TRA CITTÀ E CAMPAGNA

La condotta emissaria nel primo tratto attraversa un territorio che presenta un tipico paesaggio salentino costituito da ulivi e prati arborati. Una campagna abitata nella quale il tracciato può assumere il valore di elemento ordinatore che aiuta a valorizzare e mettere in scena il territorio e, allo stesso tempo, contribuisce a incrementare la naturalità inserendo ampie aree di vegetazione in chiave compensativa e mitigativa.

Tratto _Tra città e Campagna

Tratto _Tra città e Campagna

Il progetto in questo tratto attraversando un brano di campagna all’uscita del depuratore, per la presenza di una macchia olivetata, coglie l’occasione di inserire un lembo di terra costituente una viabilità lenta di tipo ciclo pedonale di riconnessione del territorio. La collocazione, di una siepe continua e compatta, costituita da masse vegetali a fioritura alternata ha lo scopo di evitare attraverso questo inserimento vegetazionale, l’effetto di superfici sigillate. Sul lato dx, essendo il territorio circostante caratterizzato dalla presenza di un paesaggio naturalistico non compromesso, il progetto prevede una piantumazione discontinua a carattere tappezzante, al fine di garantire la visibilità dello stesso.

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TANGENZIALE URBANA

Il tratto di strada che gira attraversa Porto Cesareo ha il carattere di una tangenziale urbana e potrebbe essere percorsa anche come strada di attraversamento dal centro al territorio circostante come strada per gite fuori porta. Inoltre essa è ben visibile dai bordi urbani soprattutto nelle sue parti in rilevato e per questo, può diventare occasione per costruire giardini e “sculture” vegetali.

Tratto _Tra città e Campagna

Il progetto in questo tratto dell’asse principale, in prossimità della litoranea, prevede la piantumazione di un gruppo di alberature (Tamarix / Acacia Saligna). Sul suo lato sx è prevista la realizzazione di un bordo rifinito con pacciamatura di inerti calcarei e vegetazione bassa con specie tappezzanti, arbusti a macchia e la semina sul terreno vegetale di una miscela di fiori campestri a fioritura alternata con alternanza di specie vegetali a fioritura continua e masse vegetali arboree e arbustive.

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LITORANEA

Il tratto di strada che staccandosi da San Isidoro corre lungo la litoranea sud verso Nardò attraversa uno straordinario paesaggio a maglia regolare o irregolare dal quale è possibile raggiungere alcune località di interesse paesaggistico (Palude del Capitano). La strada mette in scena il paesaggio circostante e si dota di un proprio ritmo inserendo a ritmo regolare grosse siepi a fioritura colorata alternata.

Canale Asso

L’intervento nel passaggio sul Canale Asso prevede la rimozione del muro in materiale tufaceo e la sua sostituzione con un muro in pietra a secco realizzato secondo i metodi costruttivi mediterranei. Essendo il territorio circostante caratterizzato dalla presenza di un paesaggio naturalistico non compromesso, il progetto prevede la piantumazione discontinua a carattere tappezzante, al fine di garantire la visibilità dello stesso.

Palude del Capitano

L’ambito costiero interessato, circa a metà strada tra Torre Sant’Isidoro e Torre dell’Inserraglio, è contraddistinto dalla denominazione “Palude del Capitano “.
L’areale, dominato da ambiente geologico dì tipo carsico, si caratterizza per la presenza di numerose depressioni doliniformi originatesi per lo sprofondamento della volta di preesistenti cavità sotterranee, note localmente come “Spunnulate.
La vegetazione tipica dell’ambiente lagunare è collocata sul fondo di piccole doline di origine carsica (le “Spunnulate”). Nelle aree circostanti, dì particolare rilievo, è la presenza dello Spinaporci (Sarcopoterium spinosum) che ha qui l’unica stazione di presenza regionale e la seconda conosciuta in tutta Italia.

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IMPIANTO DI DEPURAZIONE

L’impianto di depurazione di Porto Cesareo versa oggi in un completo stato di abbandono, le opere esistenti sono state realizzate nel corso di due distinti appalti, di cui uno a cura dell’ex EAAP e l’altro a cura dell’Amministrazione Comunale.
Il progetto di mitigazione ambientale verte nel predisporre la sistemazione vegetazionale in modo da rendere l’impianto non più un detrattore dei caratteri paesaggistici.
La piantumazione di specie autoctone, nell’area immediatamente limitrofa all’impianto stesso, quale fascia di rispetto, sarà costituita dalla collocazione, di una siepe continua e compatta, costituita da masse vegetali a fioritura alternata, frammista ad una siepe continua e compatta, costituita da masse vegetali a fioritura alternata, l’obbiettivo è quello di costituire oggi una bordura vegetale come elemento di transizione tra depuratore e campagna.
Inoltre è prevista la ricostruzione di sezioni di muretti a secco crollati e costruzione ex novo di altri muretti in pietra a secco al fine di definire la carreggiata stradale. In corrispondenza di questa sezione stradale, inoltre, la viabilità si delinea come viabilità lenta ad uso misto: pedonale | ciclabile | carrabile, riconnessione con il resto della viabilità.

L’obbiettivo che il progetto tende a perseguire è la conservazione del tratto di viabilità vicinale esistente al fine di salvaguardarne i caratteri paesaggistici del sito caratterizzati dalla presenza di un percorso tra muri in pietra a secco, caratterizzandone ulteriormente il tracciato con la piantumazione alla base dei muretti, di una vegetazione bassa con specie tappezzanti a fioritura alternata e la semina sui bordi nel terreno vegetale di una miscela di fiori campestri.

All’interno del depuratore è prevista la realizzazione di una fascia di rispetto lungo il muro perimetrale, che ospiterà alberature ad alto fusto (Leccio, Carrubo, Olivi, ecc, ) tipiche dell’ecosistema locale, e la semina sui bordi nel terreno vegetale di una miscela di fiori campestri a fioritura alternata oltre ad essenze profumate come Lavanda, Rosmarino, Alloro, Pistaccia etc.
Anche l’immagine architettonica ha assunto nel progetto un valore paesaggistico atto ad riqualificare l’intero impianto, grande importanza è stata data alla riqualificazione dell’ingresso attraverso la sostituzione dei muri d’ambito con murature in pietra a secco e recinzione in acciaio corten.


Area archeologica | Tomba della Medusa – Arpi Foggia

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Il sito archeologico della tomba della Medusa costituisce un’area di eccellenza della città di Arpi e punto di riferimento ineludibile nella storia dell’intero territorio foggiano.

Sito in prossimità della carreggiata Nord dell’Autostrada “Bologna- Bari – Taranto” (A/14), al km 554 circa, presso la stazione autostradale di Foggia; si trova ad una distanza di circa 35 m dal nastro stradale, in un’area pianeggiante ubicata ad una quota di circa 2 m al di sotto del rilevato autostradale

Il monumento funerario della tomba della Medusa, uno dei monumenti funerari più imponenti finora ritrovato ad Arpi, il principale e più esteso centro della Daunia preromana, insiste nella vasta area della metropoli daunia, purtroppo nota per la sistematicità degli scavi clandestini e l’impatto catastrofico delle attività illegali di ricerca sul patrimonio archeologico del più importante insediamento daunio della regione.

Arpi Tomba della Medusa-viste esterne ed interna (foto 2014).

Nel 1987-89 la società Autostrade S.p.A. ha adottato il progetto di ricucitura tra l’area archeologica e l’infrastruttura viaria, con un progetto che prevedeva la realizzazione di due aree di parcheggio poste ai lati dell’autostrada, un sottopasso pedonale ed un museo archeologico a protezione della tomba.

Nell’ambito dell’Accordo di programma Quadro “Beni ed attività culturali” (Delibera Cipe 92/2012) – Progetto “Recupero e Valorizzazione dei parchi archeologici”, a fronte di un’indagine paesaggistica, storico-archeologica ed architettonica del sito, è stato elaborato un progetto che prevede fondamentali interventi di messa in sicurezza e restauro filologico e gestione strutturata del sito della tomba della Medusa.

L’idea complessiva di recupero considera le relazioni dell’monumento con il sistema paesaggistico di riferimento, valorizzando ed esaltando le potenzialità del sito di Arpi e rispettandone, anche in relazione all’importanza della tomba, i caratteri di interesse storico-artistico, di pregio ambientale e paesaggistico, gli elementi di contesto, le distanze e i rapporti pieno-vuoto.

Si è presa in considerazione la reale possibilità di recupero dell’immobile, la sua integrità materiale, le caratteristiche architettoniche, storico-artistiche e paesaggistiche del sito, i caratteri distributivi e dimensionali di quanto realizzato, nel rispetto dei principi di tutela e di valorizzazione delle potenzialità d’uso.

Il recupero funzionale del manufatto è stato progettato rispondendo ai principi di integrità materiale, di minimo intervento, di compatibilità e possibile reversibilità. Ci si è attenuti al principio di “conservazione attiva” che rappresenta il percorso integrato tra il mantenimento delle peculiarità storico-stilistiche dell’organismo architettonico antico e la sua valorizzazione funzionale, intesa come eco-sostenibilità della presenza nel territorio.

Fondamentale è stata la fase di conoscenza e di studio che ha richiesto un’attività di rilievo geometrico e diagnostico, accompagnata da varie valutazioni interpretative, essenziali per poter orientare le fasi progettuali successive.

Tra le valutazioni vanno citate quelle relative al rapporto tra il sito e il contesto paesaggistico circostante e dunque rispetto al centro abitato di Foggia; rispetto ai vincoli paesaggistici presenti con particolare attenzione alle altre aree archeologiche sottoposte a tutela ricadenti nell’area.

Per la riprogettazione del sito, si è partiti dall’idea di realizzare una sorta di collina, congiunzione concettuale tra spazio costruito ed ambiente, una tolos naturalizzata, al fine di ristabilire una situazione di equilibrio con il paesaggio rurale circostante.

Considerate le caratteristiche fisiche, costruttive, il comportamento strutturale, lo stato fessurativo, deformativo e di conservazione dell’immobile in cemento armato, nel rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, è stata valutata la staticità della struttura vista come elemento portante della nuova collina, seguendo la logica di suggerire l’impianto della tomba, i caratteri identificativi del dromos, nei limiti imposti dalle strutture, evitando di interferire ulteriormente con l’area archeologica.

Nel progettare il “nuovo elemento paesaggistico” si è cercato di garantire il più possibile un’integrazione con il contesto, tramite l’utilizzo di foto inserimenti che hanno consentito di valutare l’effettivo impatto ambientale.

Ancora, per la progettazione della nuova copertura si è cercato di garantire: un’adeguata protezione dall’azione diretta delle acque meteoriche; la salvaguardia del bene da fenomeni di condensazione ed effetto serra; l’attenuazione degli sbalzi termici nell’area coperta, mediante una adeguata coibentazione del manto di tenuta; illuminazione naturale sufficiente degli interni, evitando però l’incidenza diretta della luce solare; minima interferenza e adattabilità alle diverse condizioni del piano archeologico, di cui viene garantita l’integrità; efficienza del sistema di raccolta e smaltimento delle acque; manutenibilità dell’opera e delle sue parti, progettata in modo da garantire la agevole sostituzione degli elementi deteriorati e la esecuzione di trattamenti periodici per prevenire il degrado dei materiali; leggerezza dei componenti, conferita dalla scelta di materiali con buona resistenza meccanica e basso peso specifico; adozione di materiali e sistemi già sperimentati adeguatamente sul campo.

Sono stati inoltre preventivati interventi di diserbo e di sistemazione dell’area archeologica relativamente alle strutture di contenimento a al sistema degli accessi.

La particolare posizione del sito archeologico, l’immediata vicinanza all’arteria autostradale fanno sì che il complesso monumentale possa diventare in futuro una sorta di terminal per promuovere un vasto flusso turistico finalizzato ad esperienze formative di natura culturale.


Strada Statale 16 | Maglie – Otranto

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE

LAVORI DI AMMODERNAMENTO DELLA SS 16 “ADRIATICA” TRONCO MAGLIE-OTRANTO

TRA IL KM 985 + 000 ED IL KM 999+000

E’ da decenni ormai che nel nostro paese, allineandosi ad altre nazioni europee, si tende ad un nuovo approccio non settoriale alla programmazione- progettazione- costruzione di infrastrutture nel territorio, con un interesse sempre maggiore per gli impatti fisici e sociali che queste possono determinare nei contesti dove e per i quali vengono realizzate.

Il lavoro di consulenza relativo all’Adeguamento alle prescrizioni regionali per i lavori infrastrutturali finalizzati all’ammodernamento della Strada Statale 16 “Adriatica” nel Tronco dei centri salentini MAGLIE-OTRANTO tra il KM 985 + 000 ed il KM 999+000, si inserisce appunto in questo nuovo approccio di cui si diceva precedentemente.

Il progetto ha inteso misurarsi con queste criticità cogliendole come occasioni per ribaltare l’idea di mitigare gli impatti della strada sul paesaggio, optando per una scelta nella quale la strada stessa possa diventare un nuovo paesaggio valorizzando i contesti che attraversa e creandone di nuovi, inserendo notevoli superfici di vegetazione autoctona rivenienti dalle pertinenze della strada e dalla rinaturalizzazione dei “relitti stradali”. La strada-parco può diventare in tal modo l’opportunità:

per costruire nuova naturalità;
per migliorare la fruizione dei valori patrimoniali del territorio attraversato, favorendo e promuovendo la diffusione della rete ciclabile (iii) per elevare la qualità paesaggistica complessiva nelle relazioni tra infrastruttura e beni patrimoniali ambientali e culturali presenti nel contesto;
per favorire la fruizione dei territori sub costieri e incentivare itinerari turistici dell’entroterra.

La strada Maglie-Otranto era, peraltro, già stata individuata nel Ptcp Piano territoriale di Coordinamento Provinciale di Lecce quale Strada – Parco intendendo con questa denominazione la qualità della strada come elemento di connessione di due importanti polarità urbane che attraversa un paesaggio di grande valore paesaggistico-ambientale e storico culturale. Infatti, lungo la strada, contornata da un bosco di ulivi, si vengono a trovare importanti ambiti vegetazionali di interesse regionale (boschi, macchie e pascoli), localizzati in località specifiche ( Monte della Guardia), insediamenti archeologici (abbazia Centoporte, area diffusione dolmen), insediamenti archeologici (sito di San Basilio), religiosi (Abbazia di Monte Vergine) che ne fanno uno degli Itinerari Narrativi proposti dal Ptcp per la provincia di Lecce, in grado di mettere in relazione valori patrimoniali, storici – culturali e ambientali di questo paesaggio così noto e complesso.

Inoltre, nell’ottica della tutela e delle valorizzazione dei Paesaggi Regionali individuati come contenuti strategici del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale PPTR, il progetto di miglioramento della SS 16 Maglie Otranto interpreta al meglio alcuni degli obiettivi contenuti degli Scenari Strategici, nell’ordine:

Rete Ecologica Regionale (NTA art. 30) per realizzare un disegno ambientale di tutto il territorio regionale volto a elevarne la qualità ecologica e paesaggistica, secondo una interpretazione multifunzionale ed ecoterritoriale del concetto di “rete”, mitigando e compensando i problemi della frammentazione e del consumo di suolo dell’ampliamento della nuova

Nel Progetto si realizzano, infatti, nuove superifici di rinverdimento ispirate ad un principio di Mitigazione e Compensazione che introduce specie della vegetazione autoctona, ispirate ad un Principio di Inserimento naturaliforme che sia integrato al sistema stradale e alle reti ciclabili e loro interconnessioni.

Sistema Infrastrutturale per la Mobilità Dolce(NTA art. 32 ) e delle azioni per perseguirle (le Linee Guida per la Pianificazione Ambientale e Paesaggistica delle Infrastrutture Stradali redatte dal PPTR 4.4.5 ) allo scopo di “…rendere fruibili, sia per gli abitanti che per il turismo escursionistico, enogastronomico, culturale ed ambientale, i paesaggi regionali, attraverso una rete integrata di mobilità ciclopedonale, in treno e in battello, che recupera strade panoramiche sentieri, ferrovie minori, stazioni, attracchi portuali, creando punti di raccordo con la grande viabilità stradale, ferroviaria, aerea e navale…”

E’ per tale motivo che nel Progetto presentato in questa Relazione viene potenziata la rete della Mobilità Ciclabile e Pedonale cercando circuiti di integrazione e connessione con la mobilità esistente, realizzando con la mobilità itinerari alternativi e di penetrazione del territorio.

L’obiettivo del miglioramento e dell’innovazione della SS 16 Maglie- Otranto, sarà occasione per costruire un raffronto tra le Linee Guida Regionali del PPTR per la integrazione paesaggistica e ambientale delle Infrastrutture integrate, a loro volta, con le Indicazioni Metodologiche ed Esecutive del presente Progetto che tra le altre cose presentano precise Indicazioni sugli Aspetti Gestionali e di Manutenzione del Verde di Nuovo Inserimento

Valorizzazione Integrata dei Paesaggi Costieri (NTA art. 32) con lo scopo di arrestare i processi di degrado dovuti alla pressione insediativa e di valorizzare l’immenso patrimonio identitario (urbano, naturalistico, rurale, culturale) ancora presente nel sistema costiero e nel suo più prossimo entroterra.

Il Progetto propone un Itinerario Costa – Entroterra orientato all’alleggerimento della pressione antropica sulla costa e indurre all’accessibilità e valorizzazione delle aree interne.

Sistemi Territoriali per la fruizione dei beni culturali e paesaggistici (NTA art. 34) per migliorare la fruizione dei Beni Culturali e Paesaggistici” (elaborati 4.2.5) è finalizzato alla fruizione dei beni del patrimonio culturale, censiti dalla Carta dei Beni Culturali Regionale, ed alla valorizzazione dei beni culturali (puntuali e areali) quali sistemi territoriali integrati nelle figure territoriali e paesaggistiche di appartenenza.

A tal riguardo, il Progetto propone di Interconnettere tutti i Beni presenti sul territorio attraversato e limitrofo alla SS 16 mettendo talvolta in evidenza Beni Patrimoniali latenti e di difficile accesso e fruizione.

In un contesto sensibile caratterizzato dalla presenza di valori ambientali e paesaggistici, non è più pensabile che la progettazione delle infrastrutture venga affidata soltanto all’ingegneria di settore, dove i caratteri dei contesti naturali risultano potenzialmente minacciati dal potere di configurazione delle grandi opere che trasformano il paesaggio. Il presente lavoro mira ad un approccio più attento al valore del paesaggio, all’interno delle principali trasformazioni delle grandi infrastrutture, dove i caratteri progettuali si adattano alle diversità dei contesti di paesaggio attraversati da Maglie ad Otranto, interagendo fortemente con i territori attraversati adattando di conseguenza le loro configurazioni. La conoscenza del territorio e delle sue componenti di eccellenza, sono state propedeutiche al progetto in coerenza con le prescrizioni regionali.

La strada viene intesa come occasione per migliorare la viabilità sulla strada Maglie Otranto che rappresenta gli ultimi 14 chilometri della strada costiera adriatica SS16 Padova Otranto, una strada che riveste un valore paesaggistico e strutturale di primaria importanza per la costruzione dell’armatura del territorio nazionale e per i processi socio economici che ne sono derivati.

Gli orientamenti che saranno perseguiti possono riassumersi in alcuni principi-guida:

capacità del progetto di appartenere e interpretare il contesto in cui si colloca
capacità del progetto di misurarsi sulle diverse scale di lavoro
capacità del progetto di rispondere ai diversi livelli di governance coinvolti
capacità del progetto di controllare gli aspetti gestionali dell’infrastruttura considerando l’ integrazione con il territorio e la modalità di essere usata (attraversata e abitata) dai suoi frequentatori (utenti ordinari e straordinari).

Il progetto si misurerà su 4 dispositivi progettuali: (i) sicurezza stradale(ii) qualità paesaggistica, (iii) funzionalità ecologica; (iv) mitigazione/compensazione ambientale.

La strada con le complanari e le piste ciclabili individuate nelle diverse condizioni di sede propria e sede promiscua può essere definita come un territorio a spessore che concorre a realizzare la rete ecologica come un vero a proprio corridoio di connessione, più complesso della somma delle singole componenti. Il progetto mira a rendere questo territorio meno frammentato e più permeabile e attraversabile dalla naturalità.

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso Otranto

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso Maglie

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso complanare in sx

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso complanare in dx

Il rilievo fotografico si è anche concentrato sulle complanari esistenti che saranno solo ripavimentate, con particolare attenzione al rilievo floristico e alla presenza di muretti a secco o elementi caratterizzanti da tutelare e valorizzare, e sugli elementi identitari del paesaggio (come San Basilio, il santuario di Monte Vergine, etc.)

Foto complanare in dx

Foto sito archeologico di San Basilio

La strada Maglie Otranto con le complanari lato sx e dx disegna un corridoi infrastrutturale che interessa un territorio più vasto delle sezioni di suolo attraversato.

I tre assi stradali presentano differenti relazioni con il territorio attraversato:

La strada principale Maglie Otranto, come asse preferenziale per il traffico veloce di collegamento può essere divisa in tre tratti di differente significato ai fini delle scelte progettuali, il primo da Maglie a Palmariggi ha un carattere suburbano, il secondo intorno al centro di Palmariggi si configura come una tangenziale urbana, il terzo da Palmariggi a Otranto si presenta come una strada tra gli ulivi.
La complanare che scorre in sx si presenta come un piacevole percorso che entra nella città di Palmariggi e attraversa territori cospicui dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Ha una sezione variabile con un percorso misto (sede propria e promiscua) della ciclabile.
La complanare che scorre in dx presenta un primo tratto (Maglie Palmariggi) di scarso valore paesaggistico a parte qualche breve tratto di maggiore qualità ambientale ma che scorre per lo più nei retri dei lotti prospicenti alla strada, a partire da palmariggi la strada diventa un percorso naturalistico di notevole interesse e di elevata qualità ecologica e paesaggistica.

Il territorio attraversato dal tronco Maglie-Otranto della S.S. n°16 “Adriatica” in ammodernamento risulta pressoché pianeggiante caratterizzato da una matrice agricola dominata dalla presenza di uliveti alternati a seminativi marginali ed estensivi e da residue aree naturali a pascolo e rari boschi e macchie. Nel tratto iniziale, compreso tra Maglie e Palmariggi, si osserva una maggiore eterogeneità nella struttura agricola, in cui sono presenti uliveti e seminativi, una maggiore urbanizzazione in prossimità del comune di Palmariggi. In questo primo tratto sono rinvenibili esempi di pagliare, torre columbaria, diverse aree boschive e a macchia mediterranea, nonché aree a pascolo naturale. Nel secondo tratto tra Palmariggi e Otranto, la strada percorre un paesaggio molto più uniforme di ulivi, con livelli bassissimi di urbanizzazione adiacente all’asse stradale.

Pertanto dalle analisi riportate e dai vari sopralluoghi è stato possibile classificare il paesaggio in tre sezioni con caratteri ricorrenti:

Tratto tra Maglie e Palmariggi Ovest _ Tra Città e Campagna
Tratto tra Palmariggi Ovest e Palmariggi Est _ Tangenziale Urbana
Tratto tra Palmariggi Ovest e Otranto_ Strada tra gli Ulivi

Il tratto di strada tra Maglie e Otranto presenta un tipico paesaggio salentino costituito da case, ulivi e prati arborati. Una campagna abitata nella quale la strada può assumere il valore di elemento ordinatore che aiuta a valorizzare e mettere in scena il territorio e, allo stesso tempo, contribuisce a incrementare la naturalità inserendo ampie aree di vegetazione in chiave compensativa e mitigativa.

Tra città e campagna

Il tratto di strada tra Maglie e Otranto presenta un tipico paesaggio salentino costituito da case, ulivi e prati arborati. Una campagna abitata nella quale la strada può assumere il valore di elemento ordinatore che aiuta a valorizzare e mettere in scena il territorio e, allo stesso tempo, contribuisce a incrementare la naturalità inserendo ampie aree di vegetazione in chiave compensativa e mitigativa.

Tratto tra Maglie e Palmariggi Ovest_Tra città e Campagna

Tangenziale urbana

Il tratto di strada che gira intorno a Palmariggi ha il carattere di una tangenziale urbana e potrebbe essere percorsa anche come strada di attraversamento dal centro al territorio circostante come strada per gite fuori porta. Inoltre essa è ben visibile dai bordi urbani soprattutto nelle sue parti in rilevato e per questo, può diventare occasione per costruire giardini verticali e “sculture” vegetali o minerali.

Tratto tra Palmariggi Ovest e Palmariggi Est_Tangenziale Urbana

Strada tra gli ulivi

Il tratto di strada che congiunge Palmariggi con Otranto attraversa uno straordinario paesaggio olivetato a maglia regolare o irregolare dal quale è possibile raggiungere alcune località di interesse storico artistico (Monte Vergine San Basilio, Centoporte, area dei dolmen). La strada mette in scena il paesaggio circostante e si dota di un proprio ritmo inserendo a ritmo regolare grosse siepi a fioritura colorata alternata.

Tratto tra Palmariggi Est e Otranto_Strada tra gli Ulivi

Consulenza Urbanistica e Coordinamento

Prof. Arch. Nicola Martinelli

Collaboratore

Ing. Giovanna Mangialardi

Progettazione Paesaggistica e Architettonica

Arch. Paolo A. M. Maffiola

Collaboratori

Ing. Antonietta Canta

Ing. Francesco Giardino

Ing. Marco Mudoni

Ing. Augusta Fiore

 

Consulenza Paesaggistica

Prof. Arch. Mariavaleria Mininni

Collaboratori

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