Ricerca Progetto dell'Architetto Paolo Maffiola

Restauro delle facciate | Camera di Commercio di Bari

In Architettura il

COMUNE DI BARI

 

RESTAURO DELLE FACCIATE DEL PALAZZO – CAMERALE DI BARI

 

 

Impresa:MANUTENZIONI S.R.L.

 con sede in Molfetta (BA) alla Via delle Ricamatrici n. 2/A

P.IVA 05641980726

 

Progetto Esecutivo di Variante

Direzione dei lavori Arch. Paolo A. M. MAFFIOLA

 con sede in Bari alla Via Principe Amedeo n. 25.

 

C.I.G.:885432327d

C.U.P.:J95f20000240005

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CENNI STORICI

La seconda metà del 1800 rappresenta per Bari un periodo di intensa trasformazione ed evoluzione della città, che hanno visto la nascita di nuovi grandi complessi edilizi.

La Camera di Commercio istituita, nel 1849, trovò inizialmente sistemazione provvisoria nel borgo antico e nel 1863 stabilì la propria sede, al terzo isolato di via Melo. A seguito del rapido sviluppo della città, la Camera cambiò diverse sedi, prima al civico 78 di Corso Vittorio Emanuele e poi al civico 3 di Via Castello.

La crescita economica e l’espansione demografica della fine del XIX secolo, nonché le accresciute esigenze della Camera di Commercio, spinsero l’Ente a cercare una nuova sistemazione; la costruzione del nuovo palazzo fu definita nell’isolato circoscritto da Corso Cavour, Piazza Eroi del Mare, via Quarnaro e via S. Fiorese, ancora oggi attuale sede.

A tal proposito vale la pena ricordare che ancora verso la fine del 1852, mentre il borgo murattiano andava sempre più espandendosi, la superficie posta ad oriente, oggi occupata dalla Camera di Commercio, dalla Banca d’Italia e dal Petruzzelli, il così detto ‘spiazzo della marina di levante’, si presentava come una landa senza edifici, utilizzata principalmente dai pescatori per le attività di vendita .

[Veduta del Girelli della città di Bari nei primi anni dell’Ottocento, mostra l’area spianata su cui sorgerà la sede camerale.]

Dibattuto fu il luogo su cui doveva essere edificata la nuova sede. In via definitiva la scelta si ridusse tra Piazza Massari e Largo Cavour.

[Piano di ingrandimento della città di Bari redatto dall’ingegnere Pietro Trotti, 1867]

L’area, delimitata da via Cardassi e Corso Cavour, era destinata a “piazza e villa” , così come si evince sia dal Piano Regolatore del 1867 dell’ingegnere Pietro Trotti che dal “Progetto di modifiche del Piano di ingrandimento della città del 1867”, redatto dall’ingegnere Carlo Cali’ e approvato nel 1880. Nonostante la destinazione del piano, nello stesso anno l’Ente, dopo lunghe trattative, acquistò dal Comune l’area in Corso Cavour, prospiciente il mare, sulla quale venne edificata l’attuale sede.

Nel giugno 1881 venne bandito il concorso per la progettazione dell’edificio, vinto dagli architetti Antonio e Mario Moretti di Roma. Nel 1882 si diede inizio alla sua costruzione, sotto la direzione tecnica degli stessi progettisti, ai quali, nel 1888 subentrò l’ingegnere Vittorio Chiaia fino al completamento dell’opera. Non vi è traccia dell’originale progetto e delle eventuali varianti in corso d’opera.

[“Progetto di modifiche del Piano di ingrandimento della città del 1867” dall’ingegnere Carlo Calì, 1880]

Le difficoltà incontrate nel corso dei lavori furono principalmente legate alla presenza di acqua durante la realizzazione degli scavi di fondazione. I lavori furono comunque conclusi nel 1889 e, durante l’autunno dello stesso anno, gli uffici camerali si insediarono nel nuovo palazzo che, viste le dimensioni, accolse anche la direzione provinciale delle Poste fino al 1936.

[Vista del Palazzo della Camera di Commercio in una cartolina postale di fine ‘800]

[Vista del Palazzo della Camera di Commercio in una foto d’epoca dei primi del ‘900]

Nell’aprile del 1945, a seguito dello scoppio di una nave carica di munizioni, l’edificio subì gravi danni sia a livello architettonico che statico; la maggior parte degli infissi venne divelta e andarono persi anche i lucernari in vetro degli atri e le finte volte di quattro vani del primo piano. Apparvero le prime lesioni sulle strutture portanti e alcuni muri divisori subirono gravi danni.

Seppur i danni fossero ingenti, i lavori di ripristino dell’edifico si limitarono solo al rifacimento degli infissi, delle tramezzature e dei pavimenti. Successive modifiche interne, eseguite per adattare i locali di secondo piano utilizzati dalla Facoltà di Ingegneria, nonché il rifacimento integrale del soffitto della sala consiliare ed altri interventi al piano terra e piano cantinato, ove fu ricavato un garage, provocarono un aggravio dei dissesti.

Nel 1966, a seguito della caduta di pezzi dal cornicione d’attico la Camera di Commercio interessò l’Ufficio Tecnico Comunale, il quale a seguito di sopralluoghi, constatò la presenza di importanti dissesti statici ed invitò l’Ente ad eseguire indagini e accertamenti sull’immobile, con un continuo monitoraggio mediante posa in opera di una serie di biffe.

Nel 1967 l’Ente predispose l’esecuzione di saggi sulle fondazioni, ma per la presenza ingente di acqua marina i lavori vennero sospesi.

In quegli anni, diverse furono le proposte avanzate, tra cui anche la demolizione e ricostruzione dell’edificio. Fortunatamente la Soprintendenza, in data 16 ottobre 1971, sottopose l’edificio a vincolo di tutela, ai sensi della legge n.1089/39, scongiurando il rischio di demolizione. Nello stesso anno, l’immobile, divenuto pericoloso per la pubblica incolumità venne sgomberato e l’anno successivo il Comune evidenziò in una relazione le cause del dissesto e la necessità di intervenire con opere di consolidamento e restauro.

Diverse le commissioni tecniche nominate e i professionisti incaricati, ma solo nel 1974 fu affidato l’incarico agli studi Chiaia – Napolitano – Mangini che predisposero un progetto che prevedeva un parziale svuotamento dell’edificio e la ricostruzione con struttura in acciaio, con l’intento di realizzare un maggior numero di piani, non approvato dalla Soprintendenza.

Solo nel 1980, venne approvato il progetto esecutivo di ristrutturazione e consolidamento a cura dell’ing. Benedetto Muciaccia, con la collaborazione di diversi studi professionali.

Importanti furono i lavori di consolidamento sia interni che esterni; tra gli interventi più significativi furono previsti: la realizzazione di intercapedine lungo il perimetro esterno del fabbricato, il consolidamento delle fondazioni, del corpo di fabbrica posto a nord, con l’utilizzo di micropali e l’esecuzione sulle murature portanti di reticoli in cemento armato, la posa in opera di catene su tutti e quattro i blocchi di fabbrica, la realizzazione, al di sopra delle chiavi delle volte, di solai con putrelle in ferro a doppio T e tavelloni, il rifacimento del solaio di copertura.

Nel corso dei lavori, a seguito di ulteriori accertamenti sulle fondazioni, con la collaborazione del prof. ing. Antonio Vitone, constatando che l’ottima fattura della muratura in pietra non presentava alcuna fessurazione né segni di cedimento, furono riprogettati alcuni interventi previsti: non furono più realizzati micropali di consolidamento delle fondazioni, ma si eseguirono interventi di alleggerimento del riempimento delle volte e calotte in cemento armato all’intradosso delle stesse, il solaio di copertura in putrelle a doppio T, venne sostituito con un solaio in c.a. precompresso e fu realizzato un cordolo perimetrale e inserite catene in c.a. sia nel solaio di copertura che a livello degli altri piani. Inoltre fu demolito e ricostruito in c.a. il cornicione d’attico e la struttura portante dell’orologio sita sul prospetto di Corso Cavour.

I lavori furono definitivamente conclusi nel 1982 e gli uffici della Camera di Commercio tornarono nell’edificio.

Da quel momento il fabbricato è stato interessato solo da ripetuti interventi di manutenzione dei prospetti, soggetti a degrado provocato dalla costante azione aggressiva degli agenti atmosferici, sostanze inquinanti, materiali utilizzati non idonei sia al tipo di paramento murario che alla vicinanza del mare.

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CARATTERI ARCHITETTONICI DEI PROSPETTI ESTERNI

Il Palazzo della Camera di Commercio rappresenta un importante esempio di architettura neoclassica, a pianta quadrata con una superficie complessiva di circa 3400 mq. Esso ha un’altezza complessiva di circa 25,00 m e si sviluppa su tre piani fuori terra, più uno seminterrato, con struttura portante in muratura; occupa un intero isolato con ingresso principale posto su Corso Cavour.

[Il palazzo camerale tra corso Cavour e via Fiorese]

Evidente è la rigorosa simmetria dei prospetti, tutti e quattro pressoché simili, scanditi verticalmente da lesene lisce con capitello dorico, le quali suddividono le facciate in cinque parti ben distinguibili, di cui due alle estremità ed una centrale.

Un’ulteriore tripartizione verticale movimenta la facciata nella parte centrale, che avanza rispetto all’intero prospetto, ed è ulteriormente ornata da lesene, che ritmano la scansione delle specchiature centrali. In posizione baricentrica troviamo gli ingressi, caratterizzati da ampi portoni lignei con in alto il logo della Camera di Commercio.

[Il palazzo camerale su largo / piazza Eroi del Mare]

Le cornici marcapiano scandiscono orizzontalmente l’edificio suddividendolo in tre livelli; il piano terra è caratterizzato da un alto basamento modanato in pietra bocciardata sovrastato dalle aperture di piano terra caratterizzate da davanzali lapidei, lineari e modanati, oltreché da lesene e cornici perimetrali sagomate sovrastate da timpani lineari, e da archivolti modanati in corrispondenza delle sole aperture centinate alle estremità e nella porzione centrale.

I livelli superiori sono sottolineati da cornicioni marcapiano e piedistalli modanati sui quali si attestano le aperture anch’esse contornate da cornici sagomate e sormontate da timpani centinati per il primo piano, e lineari per il secondo piano, eccetto le porzioni alle estremità ed al centro dove sono centinati; all’interno dei timpani, a primo piano, vi sono elementi decorativi a conchiglia, mentre in quelli di secondo piano, a baccello.

Eccetto che per il prospetto est prospiciente p.zza Eroi del Mare, tutti i prospetti presentano, a primo piano, balconate centrali, caratterizzate da balaustre con colonnine, alle quali si accede dalle aperture centinate e modanate.

A coronamento della facciata il cornicione aggettante e sottostante fregio con triglifi e ‘metope’. Il cornicione d’attico, un tempo costituito da muratura di tufo e travi in ferro a doppio T, è stato demolito e ricostruito in cemento armato negli anni ’80 a seguito degli importanti lavori di ristrutturazione e consolidamento di cui si è detto.

[Restituzione fotografica del prospetto principale su Corso Cavour]

Di particolare pregio è il prospetto principale che, a differenza degli altri, è costituito da portale d’ingresso ancora più imponente e monumentale, sottolineato da due colonne in granito, poggiate su piedistalli, che reggono la balconata lapidea. Alla sommità del prospetto, al centro, si eleva una torretta con orologio, anch’essa ricostruita nel corso dei succitati lavori.

Tutti i prospetti allo stato attuale risultano intonacati e tinteggiati con colori chiari, dalle indagini attuali sul corpo di fabbrica sono emerse nuove indicazioni che saranno rappresentate nei successivi paragrafi per ulteriori approfondimenti circa le caratteristiche materiche delle finiture.

Gli infissi a doppio vetro, frutto di sostituzione degli originari in legno, sono in alluminio elettrocolorato nero.


Progetto VELOSTAZIONE | Comune di Polignano a Mare (BA)

In Architettura il

COMUNE DI POLIGNANO A MARE

POR PUGLIA 2014 – 2020

ASSE IV – AZIONE 4.4 – “Interventi per l’aumento della mobilità

sostenibile nelle aree urbane e sub urbane”.

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA VELOSTAZIONE

IN ADIACENZA ALLA STAZIONE FERROVIARIA

 COMMITTENTE: COMUNE DI POLIGNANO A MARE

 

RUP: arch. Roberto POTENZA

  

PROGETTO ESECUTIVO

  

RAGGRUPPAMENTO TEMPORANEO TRA PROFESSIONISTI:

arch. Paolo A. M. MAFFIOLA        Capogruppo Mandatario

arch. Antonella MARI                     Mandante

arch. Valeria DE TROIA                  Mandante

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PREMESSA

Il progetto per la realizzazione della Velostazione del Comune di Polignano a Mare, all’interno dell’area della stazione ferroviaria rientra in modo integrato nell’ambito complessivo dei finanziamenti di cui al POR PUGLIA 2014-2020 Asse IV “Energia sostenibile e qualità della vita” Azione 4.4 “Interventi per l’aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane e sub urbane”.

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INQUADRAMENTO DELL’INTERVENTO

Il progetto prevede la realizzazione di una velostazione in adiacenza alla stazione ferroviaria del comune di Polignano a Mare e la riqualificazione di un edificio posizionato nell’area limitrofa, attualmente in stato di abbandono.

Il Piano della Mobilità urbana e il Piano della mobilità ciclabile e dei pedoni di cui è dotato il Comune di Polignano a Mare, prevedono la realizzazione di una serie di velostazioni. Tra le ubicazioni individuate, quella che riguarda il presente progetto più di tutte favorisce l’interscambio tra mezzi privati e trasporto pubblico.

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DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO

La realizzazione della nuova Velostazione si offre quale occasione per riqualificare un’ampia area da tempo dismessa che si sviluppa lungo i binari ferroviari e che si presenta, in virtù della sua ubicazione, come elemento di fondamentale importanza per la ricucitura dell’area della stazione con il contesto urbano, per l’incentivazione della fruizione del trasporto pubblico e della mobilità leggera, per il consolidamento del legame della città con i comuni limitrofi e con il contesto territoriale allargato, e,  non ultimo, per la riqualificazione della zona attraverso l’attivazione di nuove funzioni ed attraverso la qualità dell’architettura e dei servizi offerti.

In accordo con le previsioni dei nuovi Piani comunali in merito alla viabilità ciclopedonale, la nuova velostazione intende rispondere ad una duplice, fondamentale esigenza: fornire tanto all’utenza di passaggio che a quella locale la possibilità di usufruire di nuove modalità di spostamento, in linea con l’urgente esigenza di limitare l’utilizzo di mezzi di trasporto inquinanti consentendo allo stesso tempo spostamenti rapidi e agevoli. Il comune di Polignano a Mare, difatti, è inserito in una ‘rete’ di piccoli comuni, ciascuno comprendente frazioni e contrade, uniti da forti rapporti di scambio sul piano commerciale, lavorativo e culturale in genere. Basti dire che, essendo il comune di Polignano dotato di un unico istituto di formazione superiore, un numero elevatissimo di studenti si sposta presso i comuni limitrofi per frequentare altre scuole, così come molti studenti provenienti dai vicini comuni, frequentano l’Istituto Alberghiero di Polignano. Questo fenomeno del pendolarismo, che riguarda anche i lavoratori o i turisti – e che non rappresenta certamente in sé stesso una peculiarità – si caratterizza per le difficoltà che comporta l’assenza di un adeguato sistema di mezzi di trasporto pubblico cittadino. Di fatto, attualmente l’unico mezzo con cui la stazione ferroviaria o le vicine fermate dei bus delle linee intercomunali e dei pullman turistici possono essere raggiunti è l’automobile privata, a meno di non percorrere lunghi tragitti a piedi. Analogamente, per chi giunge o torna in stazione, non esiste un sistema di mezzi di trasporto pubblici che consentano di raggiungere agevolmente le scuole, i luoghi di lavoro, le proprie abitazioni o i tanti luoghi ameni di cui il comune si fregia. Dunque, l’utenza che si prevede possa trarre maggiore vantaggio dalla realizzazione della velostazione non è soltanto quella costituita dai tanti visitatori e turisti, ma soprattutto l’utenza locale, ed in particolare i giovani, verso i quali è a nostro avviso prevalentemente diretto il programma di sensibilizzazione e di educazione all’uso della mobilità sostenibile, in favore del miglioramento degli stili di vita e della qualità dell’ambiente.

Affinché più forte giunga il messaggio positivo legato alla sostituzione dei mezzi di trasporto inquinanti con mezzi sostenibili, la velostazione di Polignano intende proporsi come un luogo attrattivo, nella forma e nella funzione: non soltanto un deposito per biciclette, ma un luogo per la sosta e per l’informazione sui percorsi ciclabili e pedonali, culturali e turistici.

L’avviso pubblico emanato dalla Regione Puglia in risposta alle direttive europee, diviene dunque l’occasione per migliorare l’intero sistema della mobilità del comune di Polignano a Mare, creando una infrastruttura di cui si prevede un uso differenziato e destagionalizzato da parte di fruitori stanziali e in transito.

Opere Edili

Come si è detto, l’area individuata come luogo ideale in cui ubicare l’intervento ricade tra le aree di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Nell’intento di ricucire il margine tra la linea ferrata ed il contesto urbano consolidato che si estende fino alla costa, il Comune ha richiesto, ottenendone la disponibilità, l’area in concessione alle Ferrovie, allo scopo di riqualificarla per realizzarne un ampio parcheggio per mezzi su gomma che comprenda la velostazione oggetto della presente proposta. In sintesi il presente progetto rientra e si integra con le previsioni di realizzazione di un’area per lo scambio intermodale tra mezzi privati e trasporto pubblico.

Per quanto sopra premesso, e grazie alla estensione del lotto, si è pensato di affiancare agli spazi destinati al parcheggio delle biciclette, uno spazio accogliente destinato alla sosta e all’attesa, soprattutto di persone con limitate capacità motorie, provvisto di un info-desk, di un deposito dedicato agli ausili per la mobilità urbana e di una libreria dotata di libri e brochure che forniscano ai ciclisti informazioni sul territorio e sugli itinerari turistici ciclopedonali.  I due edifici da realizzare ex-novo sono stati immaginati come padiglioni a struttura di tipo leggero da montare a secco. Un piccolo volume preesistente nell’area, adeguatamente ristrutturato, ospiterà invece la ciclofficina, un’area per piccole riparazioni, i servizi igienici ed un locale tecnico per la gestione degli impianti di automazione e di video sorveglianza.

Ciclostazione_deposito biciclette

L’idea da cui si è sviluppato formalmente e spazialmente il progetto si ispira al rapporto affascinante che la bicicletta consente di instaurare tra il proprio movimento dinamico e la natura. La forma sinuosa ed organica del padiglione che conterrà le postazioni per le biciclette è derivata dal movimento rotatorio di una serie di telai strutturali in legno ed in acciaio. La sezione variabile del padiglione esprime il senso del movimento, della flessibilità e del cambiamento della percezione lungo un percorso. Il volume è formato da una successione di 52 telai, costituiti da travi in acciaio e in legno lamellare assemblati secondo una configurazione variabile che, pur garantendo la modularità e la ripetizione di elementi standard, grazie a minimi scarti nella forma e nella rotazione determina uno spazio fluido e dinamico. I telai sono posizionati con una distanza di interasse di circa 40 cm, riprendendo le dimensioni tipiche delle comuni rastrelliere. Grazie a questa scelta, non soltanto l’immagine dell’intero edificio denuncia chiaramente la sua funzione, ma consente di evitare la costruzione o l’installazione di elementi ridondanti, in favore di una notevole economicità. Difatti, l’ossatura strutturale dell’edificio in un certo senso funge da rastrelliera, definendo allo stesso tempo l’involucro, lo spazio e la forma architettonica.

Il profilo dei telai, a segmenti variamente inclinati, riprende le tipiche configurazioni e inclinazioni dei sistemi di rastrelliere commerciali – al fine di garantire l’agevole posizionamento e manovrabilità delle bici, nonché la possibilità di installare facilmente componenti e sistemi di attacco reperibili da catalogo.

Il volume destinato al parcheggio per biciclette si estende su 107 mq di superficie per un’altezza media pari a 3.00 m circa. Ospita circa 96 biciclette disposte su due file opposte lungo l’asse longitudinale: i telasi/restrelliere sono configurati in maniera alternata e variabile per il posizionamento orizzontale e verticale delle biciclette. In entrambi i casi le rastrelliere sono costituite da semplici supporti metallici per il bloccaggio delle ruote (2 per postazione) ancorati a ciascun telaio secondo le diverse inclinazioni. Ciascuna postazione sarà dotata di un rilevatore di presenza per la segnalazione dei posti liberi e occupati.

La struttura portante vera e propria, come si dirà di seguito, è costituita da 8 telai principali in acciaio aggregati in 6 moduli, ciascuno inframezzato da 7 telai in legno aventi la funzione di definire la spazialità dell’edificio e di supportare i sistemi di ancoraggio delle biciclette. In questo modo, tra ogni coppia di telai in acciaio si configura un modulo tipo, di larghezza 3.00 m e lunghezza circa 5.00 m. A meno di quelli più prossimi all’ingresso – per i quali si è preferita una forma differente al fine di individuare formalmente l’accesso – i telai di ciascun modulo si differenziano lievemente per l’inclinazione variabile, ottenuta per effetto della rotazione e deformazione della sezione tipo in fase di progettazione. Questo permette di ottenere quella che si definisce ripetizione/variazione, ovvero la ripetizione di un tipo all’interno di un range controllato di variabilità. Tale sistema, alla base della filosofia della produzione customizzata, ha il vantaggio di evitare la rigidezza formale legata all’uso di elementi standard identici ripetuti, senza per questo comportare maggiori costi o difficoltà di esecuzione. Peraltro, il sistema progettato consente l’estensione del deposito con la semplice aggiunta di nuovi moduli, o piuttosto di un determinato numero di telai, permettendo una flessibilità di scelta relativa non soltanto alla nuova superficie che si intenderà coprire – e dunque al numero di nuovi posti-bici che si riterrà opportuno realizzare in futuro – ma anche alla configurazione formale e spaziale, in virtù della possibilità interna al sistema di intervenire sull’inclinazione e sulla rotazione degli elementi. In un certo senso, l’aggiunta di moduli o di telai non prescrive la possibilità di ‘riprogettare’ lo spazio a partire dagli stessi elementi.

Gli elementi strutturali sopra descritti sono tenuti insieme da elementi longitudinali di collegamento, che fungono da irrigidimento e da distanziali. Una orditura secondaria consente poi l’installazione delle parti costituenti l’involucro dell’edificio: lamiere in acciaio corten per la copertura ed il prospetto sud-ovest, installate seguendo l’andamento dello scheletro strutturale e la suddivisione dei moduli; rete metallica architettonica a protezione del prospetto nord-est prospiciente l’area a parcheggio e orientato verso il centro urbano. L’uso della rete architettonica del tipo lamiera stirata a maglie larghe deriva dalla necessità di proteggere l’edificio senza rinunciare alla trasparenza e alla permeabilità all’aria e alla luce naturale. Grazie a questa soluzione si riduce il consumo di energia elettrica necessaria ad illuminare l’ambiente nelle ore diurne. Al contrario, nelle ore pomeridiane e notturne la luce artificiale proveniente dall’interno della ciclostazione, si diffonderà nell’area circostante, segnalandone la presenza ed i percorsi e garantendo una maggiore sicurezza per l’utenza. L’ottimizzazione e l’efficientamento dell’illuminazione è in linea con l’orientamento progettuale volto alla riduzione del consumo energetico, grazie anche all’utilizzo di apparecchi a basso consumo dotati di sensori di luce solare per l’autoregolazione in funzione della luce diurna.

Le due facciate trasversali sono tamponate con infissi formati da profili commerciali chiusi da pannelli in lamiera microforata di acciaio corten. Sono previste porte scorrevoli ad apertura automatica (meglio descritte nella sezione impianti), pannellate con lamiere piene di corten fresate su disegno.

Una caratteristica di ordine funzionale ed estetico, anch’essa tuttavia derivata da esigenze strutturali e di facilità di montaggio, è rappresentata dalla pavimentazione, formata dai tratti orizzontali dei telai lasciati a vista inframezzati da fasce di lamiera di acciaio corten microforato analogo a quello utilizzato come tamponamento dei due prospetti trasversali. Il deflusso delle acque meteoriche sarà garantito da un sistema costituito da un canale di gronda posto al centro della copertura – nello spazio tra le lamiere e gli elementi strutturali e sviluppato per tutta la lunghezza dell’edificio – e da discendenti opportunamente collocati alle due estremità opposte, assecondando le pendenze definite nel progetto.

Info – point / attesa / deposito ausili per la mobilità urbana di persone con disabilità

Impostata sugli stessi criteri poc’anzi evidenziati, il secondo volume da realizzare ex-novo – adibito ad info-poin, deposito e distribuzione degli ausili per persone con disabilità e piccola saletta di attesa – ha una struttura più semplice, costituita da una carpenteria a travi di legno lamellare commerciale tamponata con doppi pannelli in multistrato di betulla idoneamente trattato per uso esterno, coibentato e protetto in esterno da un rivestimento in lamiera di acciaio corten. La superficie è pari a 42 mq. Si tratta di uno spazio di grande semplicità ma confortevole ed accogliente, dotato di ampie vetrate sugli spazi esterni circostanti e di arredi minimali in multistrato di betulla. Le finiture riprendono il cromatismo e la matericità dell’edificio principale, all’insegna dell’essenzialità e del calore dei materiali naturali.

Ciclofficina

La preesistenza nell’area di un piccolo edificio un tempo adibito a deposito dello scalo ferroviario, ha portato alla scelta di recuperarlo per integrarlo nel complesso della velostazione. Si tratta di una costruzione di 72 mq, in muratura di tufo ad un solo piano, già dotata di aperture che ne consentono un uso ottimale per gli ambienti a servizio dell’utenza della velostazione. L’immobile recuperato ospiterà la ciclofficina con un’area per le piccole riparazioni, dotata di distributori automatici di pezzi di ricambio e accessori per le biciclette, oltre che di cibo e bevande. Ospiterà inoltre un locale destinato a locale tecnico per il controllo e la gestione degli impianti, oltre ai servizi igienici. Il recupero dell’edificio sarà improntato all’essenzialità e si limiterà al ripristino delle parti ammalorate, al rifacimento e realizzazione di nuove finiture, alla realizzazione degli impianti ed alla sostituzione dei serramenti.


RESTAURO DELLA TORRE CIVICA

In Architettura il

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

La Torre dell’Orologio, che rappresenta l’iconema del paese contemporaneo di Cellamare, sorge in piazza Don Bosco sui resti di una vecchia torre che si ergeva sulla chiesa della Madonna delle Grazie, visibile sul lato Nord ormai inglobata nell’edificio. Il monumento, commissionato dal Comune, fu realizzato dall’ingegnere Gino Giusfredi nel 1923 su progetto dell’ing. Rossetti.

La torre in stile neoromanico presenta un basamento trapezoidale che ha le fattezze di un bastione, nel quale si apre il portale d’ingresso a sesto acuto sormontato da una lapide che commemora i caduti della Prima Guerra Mondiale. Sull’imponente basamento si innesta la torre che al primo ordine presenta, su tutti e quattro i lati, delle bifore costituite da tre colonnine in pietra locale, con lunette a sesto acuto decorate con fregi in stucco. Sulla facciata al secondo ordine si staglia lo stemma della città che rappresenta una sirena tra le onde del mare, che reca sulla testa tre stelle e la scritta Celi Amor, mentre il terzo ordine è caratterizzato dall’orologio, realizzato ad Uscio, comune ligure famoso sin dall’800 per la fabbricazione di grandi orologi per campanili, Chiese, municipi e torri. Nella parte sommitale, caratterizzata da una merlatura sostenuta da archetti pensili, si erge la loggia campanaria con bifora su ogni lato.

La zoccolatura, in conci di pietra calcarea lavorati a bocciarda, termina con una cornice lapidea a toro ben levigata. L’arco del portale di ingresso, le colonne e gli archetti delle logge sono anch’essi in pietra calcarea locale, mentre tutto il paramento della Torre, si presume costituito da conci in tufo, è ricoperto nella parte basamentale da un bugnato di intonaco sagomato ad imitazione di conci in pietra, in cui le fughe dei conci sono profondamente incise nell’intonaco fresco. Il 2^ ed il 3^ livello, invece, sono rivestiti da intonaco liscio e soltanto nei cantonali da bugne, sempre ad intonaco, sfalsate.

Durante un intervento di manutenzione risalente ad una ventina di anni fa tutte le superfici sono state tinteggiate con pittura bianca di natura sintetica.

La lapide è realizzata in marmo bianco e grigio con decori in bronzo, mentre le lunette a sesto acuto delle quattro logge al primo ordine sono in cemento decorativo di colore ocra rossiccio; sono infatti visibili gli inerti utilizzati nell’impasto. Il decoro vegetale è in stucco, così come lo stemma sovrastante.

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STATO DI CONSERVAZIONE

L’edificio è in discreto stato di conservazione; soltanto sull’arco lapideo del portale si rileva la presenza di crosta nera di spessore sottile. Le diffuse macchie di colore nerastro, evidenti in particolar modo sulla parete nord, sono imputabili al degrado biologico dovuto alla colonizzazione di licheni; se ne rileva la presenza principalmente:

– sulle cornici marcapiano

– sulla merlatura e sugli archetti pensili della parte basamentale

– sulle merlature e sugli archetti pensili della parte sommitale

– sulla cornice modanata che racchiude l’orologio.

L’annessa chiesetta delle Grazie, inglobata nell’edificio sul lato nord, presenta un paramento intonacato simile a quello della Torre interessato sul lato sinistro da scritte vandaliche. La parte bassa, sia della chiesa che della Torre, presenta una morfologia di degrado legata a fenomeni di risalita capillare che hanno determinato il distacco delle finiture superficiali, al di sotto delle quali la malta che ricopre la tessitura muraria in tufo appare erosa, disgregata e fessurata. Il prospetto Nord appare maggiormente interessato dal distacco della tinteggiatura bianca che lascia intravedere la sottostante malta di colore grigio soprattutto nella parte superiore della torre.

Molte delle aree degradate presenti nella parte basamentale sono state risarcite con malta a cemento durante passati interventi manutentivi.

In facciata a destra del portale in corrispondenza del concio situato immediatamente sopra la cornice modanata della zoccolatura del basamento si è rilevato un raro fenomeno di degrado differenziale noto come flos tectorii, riconoscibile per lo sviluppo di peculiari forme macroscopiche concentriche di erosione della malta.

Diffuse cavillature dell’intonaco sono presenti sui quattro prospetti della Torre; in particolare sulle porzioni di bugnato attigue alla loggia del 1^ livello si è rilevata la presenza di fessurazioni e contenuti spanciamenti dell’intonaco.

La decorazione in stucco presente sull’arco della loggia della facciata principale presenta delle piccole mancanze di modellato in corrispondenza dell’ala sinistra dell’uccello raffigurato, mentre sullo stemma è presente una fessurazione longitudinale in corrispondenza della scritta Celi.

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INTERVENTO DI RESTAURO

La preliminare operazione da effettuare sul manufatto sarà il trattamento biocida, al fine di debellare il diffuso attacco biologico;  il trattamento verrà eseguito con mezzi chimici mediante applicazione a spruzzo per cicli successivi di un composto dell’ammonio quaternario – Preventol R50 o Biotin T – in soluzione in acqua demineralizzata al 2%; si tratta di prodotti ampiamente testati ad elevata efficacia, assenza di interferenza con i materiali costitutivi, bassa tossicità per la salute umana e basso rischio di inquinamento ambientale. Successivamente si procederà alla rimozione meccanica dei residui biologici mediante acqua di rete con spazzole di setola sintetica, bisturi, specilli.

Si effettuerà la ricognizione del paramento ad intonaco mediante la battitura manuale per poter rilevare le aree soggette a deadesione (di superfici saldate o incollate) e poter procedere alla rimozione localizzata delle parti ammalorate, che saranno risarcite con un nuovo intonaco a calce con modalità applicative analoghe all’originale.

Si prevede la carteggiatura degli strati di pittura bianca sintetica al fine di consentire la nuova tinteggiatura.

I depositi coerenti dovuti all’accumulo di particellato carbonioso presenti sulle superfici in pietra calcarea saranno rimossi mediante applicazione di impacchi di soluzioni di sali inorganici (ammonio carbonato) seguiti da una leggera azione meccanica con spazzolini ed acqua di rete. Anche sui manufatti in stucco saranno effettuate operazioni di trattamento biocida e di rimozione di depositi coerenti analogamente a quanto appena descritto. Qualora si dovesse rilevare la presenza di fenomeni di decoesione della malta si effettuerà un consolidamento localizzato con materiali compatibili come le nanocalci.

I risarcimenti incongrui in malta cementizia o le stuccature non più idonee a svolgere la loro funzione estetica e conservativa saranno rimosse meccanicamente e integrate con malta idraulica a base di inerti accuratamente scelti per colorazione e granulometria; la stessa malta sarà utilizzata per stuccare le cavillature, le fessurazioni e le mancanze.

A conclusione dell’intervento di pulitura, consolidamento e integrazione si effettuerà la tinteggiatura con latte di calce antibatterica, con elevata traspirabilità e resistenza alla formazione di muffe e batteri, adatta per supporti traspiranti interni ed esterni.


FONDAZIONE PINO PASCALI MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA | Polignano a Mare (Ba)

In Architettura il

COMUNE DI POLIGNANO A MARE
CITTA’ METROPOLITANA DI BARI

FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI

RIMOZIONE DELLE BARRIERE FISICHE, COGNITIVE E SENSORIALI DEI MUSEI E LUOGHI DELLA CULTURA PUBBLICI NON APPARTENENTI AL MINISTERO DELLA CULTURA,
DA FINANZIARE NELL’AMBITO DEL PNRR

Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
Misura 1 “Patrimonio culturale per la prossima generazione”
Componente 3 – Cultura 4.0 (M1C3-3) – Investimento 1.2

Finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU

RELAZIONE TECNICA GENERALE

POGETTO: ARCH. PAOLO A. M. MAFFIOLA – ARCH. ANTONELLA MARI

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OGGETTO DELL’INTERVENTO

A pochi metri dal mare, un vecchio mattatoio comunale ospita la Fondazione Museo Pino Pascali dedicata all’opera e alla figura di uno degli artisti di punta dell’Arte Povera, nato a Bari e prematuramente scomparso negli anni sessanta.
Quale sede museale, la struttura ottocentesca – già oggetto di precedenti interventi di ampliamento/ricostruzione – ha richiesto negli ultimi anni successive opere di riqualificazione degli spazi interni ed esterni, oltre che di attivazione di nuove aree funzionali, al fine di adeguarli ai requisiti specifici di un luogo destinato all’esposizione di arte contemporanea.
Il presente progetto prevede opere finalizzate alla rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali ed al miglioramento dell’accessibilità ai contenuti culturali da parte di un pubblico vasto ed eterogeneo.
L’edificio oggetto di intervento è ubicato in via Parco del Lauro 119 – Lungomare Cristoforo Colombo, nel comune di Polignano a Mare, a Sud del centro abitato, in una zona di recente espansione collegata al centro storico per mezzo di una passeggiata panoramica.
È individuato al Nuovo Catasto Urbano al Foglio 23 particella 51; nel PRG del Comune di Polignano a Mare come Zona S2 – Aree per le urbanizzazioni secondarie; nelle mappe del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) ricade nell’ambito dei Beni Paesaggistici (BP) Territori Costieri.

La Fondazione Museo Pino Pascali si distingue per la collezione permanente di arte contemporanea e per la promozione di attività culturali che spaziano dalle mostre temporanee ai cicli di conferenze, seminari, convegni, proiezioni ed eventi in genere.
L’edificio che la ospita, grazie alla sua eccellente posizione geografica e agli ampi spazi polifunzionali, si offre come luogo privilegiato per l’esposizione di arte contemporanea.
Esso necessita, tuttavia, di interventi di completamento di quanto avviato e predisposto, nonché di opere di manutenzione delle finiture interne ed esterne e di integrazione delle dotazioni impiantistiche, al fine di aumentare la fruibilità di tutti gli spazi e l’offerta di servizi al pubblico.

Il progetto architettonico allegato alla presente relazione propone, dunque, da un lato, l’attivazione di nuove aree funzionali, dall’altro, il miglioramento delle prestazioni complessive dell’edificio in termini di utilizzo, accessibilità, fruizione, comfort ambientale, gestione e

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DESCRIZIONE E CARATTERISTICHE DELL’EDIFICIO

Il Museo Pino Pascali rappresenta un importante attivatore di cultura per la città di Polignano a Mare e per l’intera regione, essendo al momento l’unico museo di arte contemporanea in Puglia. Attraverso la divulgazione dell’opera di Pino Pascali e la promozione della sua legacy, il museo e la fondazione si pongono al centro di una serie di eventi di fondamentale importanza per la comunità residente e per i visitatori in transito. In questo senso, rappresenta il centro propulsore per la diffusione dell’arte e della cultura nel e del territorio.
L’importanza della figura di Pino Pascali nell’ambito del panorama artistico locale, nazionale e internazionale è nota, così come è riconosciuto il ruolo della Fondazione a lui dedicata nella diffusione e promozione dell’arte contemporanea nella regione.
La mission della Fondazione è sempre stata quella di attivare, attraverso le esposizioni e l’organizzazione di eventi ed attività laboratoriali, uno scambio sinergico con i fruitori, siano essi geograficamente vicini o lontani, avviando fin dai primi anni una politica di collaborazione con enti e istituzioni e soprattutto una politica di inclusione e di apertura al pubblico più eterogeneo.
Questo orientamento si esprime nel rapporto del museo con il contesto geografico su cui insiste, rispetto al quale l’edificio si affaccia ponendosi come luogo privilegiato per la fruizione del panorama, godibile dall’interno, attraverso le ampie vetrate del caffè letterario, ed in esterno dalle aree dehor e dal rooftop.
L’ubicazione dell’edificio ha suggerito, nelle varie fasi di adeguamento, un approccio fortemente incentrato sul rapporto con il contesto geografico e urbano, in particolare attraverso la creazione di un piccolo parco delle sculture aperto al quartiere e al mare e la realizzazione di un percorso pubblico di accesso al nuovo roof garden. Il sistema continuo di rampe metalliche, oltre a collegare esternamente i principali livelli dell’edificio in modo da garantirne una fruizione indipendente, ha permesso di rendere praticabile il terrazzo panoramico, ora caratterizzato da ampie aree pavimentate in legno, poste a diversi livelli, destinate ad ospitare mostre ed eventi all’aperto.
Mentre la parte ottocentesca si configura come un volume basso, suddiviso internamente in piccoli ambienti voltati e illuminati da finestre di ridotte dimensioni, i volumi risultanti dai successivi ampliamenti/ricostruzioni presentano sale a doppia altezza provviste di ampi lucernari e di grandi vetrate sul mare.

Il Museo ha una superficie complessiva interna di circa 1100 mq, distribuita su due livelli.
Il piano terra presenta una superficie totale pari a 560 mq, destinata a spazi espositivi, area di accoglienza, bookshop, mediateca, caffè letterario, uffici e deposito. Il piano interrato, di superficie pari a 370 mq, è suddiviso in una zona destinata ad accogliere la collezione permanente e le video installazioni (138 mq); una sala multifunzionale dedicata alle conferenze, alle proiezioni ed ai laboratori didattici (79 mq); un vano deposito, servizi igienici e vani tecnici. In esterno è individuata un’area di pertinenza a verde attrezzato di superficie pari a 1470 mq.

Si riassumono di seguito le superfici suddivise per funzione:

 

sup. totale esterna                           mq  1470

sup. totale interna

piano terra                                               mq   726

piano interrato                                        mq   370

copertura                                                  mq   790

 

sup. espositiva interna

piano terra                                               mq   560

piano interrato                                        mq   138

 

sup. espositiva esterna

parco sculture                                         mq  1036

roof garden                                              mq   370

 

deposito                                                                                mq     54

aula didattica/laboratorio/sala conferenze                  mq     79

uffici                                                                                      mq     30

bookshop/mediateca                                                         mq     36

caffè letterario                                                                     mq     95

bar                                                                                          mq     34

ingresso/accoglienza                                                          mq     53

caffè dehor                                                                            mq     74

La presenza di ampie vetrate e lucernari ha consentito di ottimizzare la diffusione della luce naturale all’interno del museo. Le partizioni interne definiscono, con strutture flessibili, accessi, aree e percorsi. Il colore bianco è presente diffusamente: in esterno distingue i volumi in ampliamento dall’edificio ottocentesco; nelle sale interne e nelle aree di accoglienza del piano principale, crea spazi neutri e luminosi. Il piano interrato, invece, destinato ad ospitare in gran parte installazioni e videoproiezioni, si caratterizza per l’atmosfera raccolta creata dalle finiture grigie.

In considerazione della posizione geografica e della politica di inclusività messa in atto dalla Fondazione Pascali, già nei precedenti interventi di recupero e di rifunzionalizzazione dell’edificio-contenitore si è voluta garantire la praticabilità e l’uso di tutti gli spazi interni ed esterni anche da parte di visitatori con limitate capacità motorie.

Infatti, nell’intento di utilizzare i lastrici solari destinandoli a ‘roof garden panoramico’ – con la predisposizione di zone da utilizzare come punto di ristoro, area espositiva, playground e zona eventi outdoor – si è provveduto alla ridefinizione delle aree e dei percorsi di collegamento tra i differenti livelli preesistenti mediante la costruzione di rampe metalliche di pendenza adeguata all’uso da parte di persone con difficoltà motoria. Questo ha guadagnato alla Fondazione ed al museo l’apprezzamento da parte di associazioni particolarmente sensibili al tema della disabilità e della inclusione. D’altra parte, candida gli spazi del museo a luoghi ottimali per la fruizione del paesaggio in linea con quanto indicato dai piani paesaggistici e dalle politiche regionali sul territorio (PPTR, PUTTP, rete dei percorsi ciclabili ecc).

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

In continuità con quanto finora realizzato, la Fondazione Pascali intende proseguire nella politica di inclusione, di diffusione della cultura artistica e di catalizzatore di energie positive che abbiano sulla collettività un effetto di generazione e rigenerazione di valori.

In vista di questi obiettivi, l’opportunità offerta dal bando si rivela cruciale per il compimento di un programma che necessita di fondi per la messa in esercizio degli spazi già predisposti, attraverso l’allestimento e l’implementazione degli impianti e delle dotazioni tecnologiche, ma soprattutto per l’adeguamento e la sempre maggiore fruibilità da parte di ogni genere di visitatore.

Gli interventi proposti, pertanto, mirano ad ottimizzare le caratteristiche funzionali ed estetiche dell’edificio, adeguandole ai requisiti specifici di una istituzione che sia preposta alla più ampia diffusione della cultura in ambito locale e che sia, d’altra parte, inserita a pieno titolo nel circuito artistico internazionale.
La morfologia dell’edificio suggerisce alcune necessarie modifiche che rendano soprattutto gli spazi esterni più idonei all’uso di un pubblico eterogeneo e ne migliorino le caratteristiche di fruibilità e performance, contribuendo nel complesso alla costruzione dell’immagine e dell’identità del museo.
Dal punto di vista della funzionalità e dell’aspetto edile architettonico, l’edificio necessita di interventi sulle finiture esterne, di implementazione e completamento delle dotazioni impiantistiche, di miglioramento delle strutture esistenti in particolare per quanto attiene il prospetto più esposto al mare ed il roof garden, della sistemazione delle aree a verde.
Nell’intento di attivare l’area dehor e rendere più facilmente accessibile dall’esterno la caffetteria, si propone l’apertura di un varco passavivande che affaccia direttamente sulla pedana fronte mare, accessibile direttamente dalla rampa per disabili che corre lungo il prospetto nord. Il nuovo varco sarà chiuso da un infisso blindato in acciaio e ulteriormente protetto da una sorta di bow window generato dalle piegature della nuova superficie che coprirà l’intera facciata.
La necessità di aprire una finestra nel muro della caffetteria, infatti, offre l’opportunità di ridisegnare il prospetto sul mare, bisognoso di interventi di manutenzione e di sostituzione dei materiali preesistenti, non adatti alle condizioni atmosferiche ed ambientali. Il progetto della facciata prevede la costruzione di un nuovo involucro realizzato con pannelli in cemento rinforzato adatti all’uso esterno, fissati su di una sottostruttura metallica e successivamente rifiniti con rasante e pittura di colore bianco. Si tratta di un rivestimento già presente sul lato est del museo, che ha mostrato ottime caratteristiche di resistenza agli agenti atmosferici.
La soluzione progettuale ha anche una valenza iconica, in quanto fa eco alla tecnica delle tele centinate usata da Pino Pascali nella realizzazione degli Animali Bianchi. Questo aspetto di omaggio e connotazione semantica ha un particolare significato rispetto al tema della divulgazione dell’opera di Pascali e della accessibilità/fruizione/comunicazione dei contenuti del museo.

L’intervento sulla facciata prospiciente il mare si completa con il prolungamento ed il rivestimento della pensilina esistente, che viene prolungata sulla rampa di accesso per i diversamente abili, in modo da garantire ombreggiamento e protezione

Il progetto proposto riguarda, inoltre, la sistemazione delle aree a verde antistanti l’edificio, sui lati nord ed est, entrambi affacciati sul mare. Sul fronte mare si prevede innanzitutto la sistemazione dei percorsi pedonali lungo la traversa che collega il lungomare con via Parco del Lauro. Qui si prevede di rettificare l’andamento del marciapiede riconfigurando l’area a parcheggio, destinandola esclusivamente alla sosta dei diversamente abili ed al carico e scarico delle opere d’arte. L’area sarà coperta di terreno vegetale e ghiaietto contenuti all’interno di fasce di metallo corten, sarà arredata con panche disposte in continuità con la gradinata esistente, sarà provvista di rastrelliera per biciclette e cestini portarifiuti. Si prevede l’impianto di vegetazione mediterranea idonea agli ambienti marini.

Lo stesso trattamento viene proposto anche nell’area chiamata ‘parco delle sculture’ presente sul lato est del museo. Il roofgarden, per quanto già in precedenza adeguato nelle strutture all’utilizzo da parte di persone con difficoltà motoria – in quanto percorribile attraverso un sistema di rampe metalliche di pendenza adeguata – necessita di opere di manutenzione dei parapetti in muratura e della pavimentazione in legno, oltre che della sostituzione di alcuni apparecchi illuminanti e di pannelli schermanti. Al fine di creare un microclima più idoneo, si prevede la piantumazione di essenze vegetali in alcune aree del lastrico solare, individuate come ‘vasche’ atte al contenimento di terreno vegetale.

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CONCLUSIONI

Sulla base di quanto riportato e di quanto illustrato negli elaborati grafici allegati, verificata la compatibilità degli interventi proposti in esterno con i beni paesaggistici e gli ulteriori contesti che configurano le tre strutture definite dal PPTR, ed in particolare, individuate le interferenze con le componenti della struttura idro-geomorfologica e della struttura antropica e storico-culturale – così come più diffusamente riportato nell’allegata Relazione Paesaggistica – si ritiene che l’intervento di cui trattasi, per la scelta dei materiali e per le caratteristiche tipologiche, non costituisca alterazione dei valori paesaggistici del sito interessato, né contrasta con le normative di riferimento in ambito urbanistico e architettonico.
Si ritiene, inoltre, che quanto sopra descritto possa contribuire in maniera determinante al raggiungimento degli alti livelli di accessibilità cognitivo-culturale, accoglienza, fruizione, attrattività, comfort e informazione che la Fondazione Museo Pino Pascali si prefigge di ottenere.


COSTA FAVOLOSA | CARNIVAL MARITIME GMBH

In Architettura il

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DATI TECNICI

LOCALIZZAZIONE:
ROMA

COMMITTENTE:
CARNIVAL MARITIME GMBH
Grosser Grasbrook 9 20457 Hamburg – Germany

INCARICATO DEL SERVIZIO:
DE PALMA THERMOFLUID srl
viale Papa Giovanni XXIII, 195 – 70124 Bari (BA)

PROGETTISTA:
PAU srl
Via Principe Amedeo, 25 – 70121 Bari (BA)
arch. Paolo A. M. MAFFIOLA
arch. Antonella MARI

OGGETTO:
STUDIO DI FATTIBILITÀ, PROGETTO DEFINITIVO PER LA REALIZZAZIONE DEL RISTORANTE TEPPANYACHI, DEL SUSHI BAR E DELL’AREA ESPOSITIVA KIMONO, SULLA NAVE DA CROCIERA COSTA FAVOLOSA.

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Le arti giapponesi sono fortemente legate alla tradizione meditativa ed al forte senso estetico della popolazione.

Il progetto, firmato dagli architetti Paolo Maffiola ed Antonella Mari, ha voluto indagare le radici di questa arte e ha tratto ispirazione dallo studio degli elementi compositivi elementari, legandoli tra loro attraverso l’uso delle tecnologie emergenti.

L’arte della cottura su una piastra è diventata famosa nel Dopoguerra grazie ad un ristorante della catena Misono, a Tokyo.

Lo stile Teppanyaki nasce nel ristorante giapponese Misono, che introdusse una sorta di commistione tra la cucina giapponese e quella occidentale con la cottura dei cibi sul Teppan nel 1945.

Ma di cosa si tratta? Un procedimento di cottura/spettacolo, a metà tra uno showcooking e un kaiten-sushi (il celebre nastro che trasporta il sushi) che tiene incollati gli occhi dei commensali, seduti attorno al perimetro della piastra (Teppan), sulle mani dello chef che si esibisce nella sua performance. La ritualità dei gesti è molto importante così come la preparazione, che in Giappone è una vera e propria forma d’arte. Una piastra di cottura riscaldata a 250 gradi, una potente cappa di aspirazione dei fumi, una serie di spatole e coltelli affilati capaci di sminuzzare e subito dopo raccogliere ordinatamene il cibo, ma soprattutto la maestria delle abili mani dello chef, sono gli ingredienti di questa sorprendente esperienza, un modo conviviale ed eccellente per condividere la tavola.

Nella cucina tradizionale giapponese lo stile di cottura Teppanyaki è utilizzato per verdure, carne, pesce e crostacei, così come per alimenti a base di riso e pasta. Le principali caratteristiche di questo metodo sono ingredienti freschi e un condimento leggero, per esaltare i sapori delle materie prime. Il valore aggiunto delle preparazioni fatte al Teppan è di essere molto leggere e salutari – ma anche saporite e gustose – grazie alla velocità di cottura e all’utilizzo nelle preparazioni di minime quantità di grassi: i cibi preparati in questo modo mantengono, infatti, inalterate tutte le proprietà organolettiche.

Sulla piastra è posto il cibo crudo per essere grigliato, girandolo più volte con due spatole per permettere alla pietanza di cuocersi attorno, mantenendola morbida all’interno. E quando il cibo è cotto, è servito direttamente passando dalla piastra al piatto del cliente. La ritualità dei gesti è molto importante, così come il coinvolgimento dei commensali nelle funamboliche evoluzioni dello chef.

La cucina Teppanyaki nasce dalla volontà di trovare il modo di cucinare e mangiare nello stesso “piatto”.

In questo tipo di cucina il maestro Teppanyaki, provvisto di un grande cucchiaio, una forchetta e due spatole, mette a cucinare la pietanza cruda su una speciale piastra calda, il Teppan, che fa parte del tavolo dove si trovano i commensali.

Si può servirsi direttamente con le hashi (bacchette) dalla piastra o da piatti che si trovano nella parte normale del tavolo.

Altre volte il cibo arriva già cotto e la piastra garantisce che resti caldo nel corso del pasto. In locali più popolari, la piastra fa parte del bancone, dove i clienti consumano i cibi seduti su alti sgabelli.

Tra i piatti elaborati più famosi realizzati con lo stile Teppanyaki vi sono gli okonomiyaki e gli yakisoba, ma questa cucina prevede anche la cottura di carni (carne grigliata) il famoso manzo di Kobe e verdure come ad esempio carote, aglio, cipolla.

La tecnica speciale della piastra cottura in acciaio inox garantisce la distribuzione della temperatura in modo ottimale come anche il mantenimento del calore costante.

Il cibo può arrivare già cotto e la piastra garantisce che resti caldo nel corso del pasto. In locali più popolari, la piastra fa parte del bancone, dove i clienti consumano i cibi seduti su alti sgabelli.

Progettare e costruire attraverso processi di design e costruttivi digitali, non rinunciare alla modularità o alla serialità, anzi attraverso l’uso delle tecnologie emergenti che consentono un custom design controllato.

Tale metodologia tende a ridurre i costi di trasporto, anche in favore di un approccio sostenibile ed eco-friendly.

Le macchine a controllo numerico modellano la superficie per sottrazione di materiale secondo le informazioni trasferite direttamente dal computer in un processo di produzione CAD/CAM. In questo modo la complessità della superficie non influisce sui costi di produzione.

Il layout di progetto mira al massimo sfruttamento dello spazio con forme organiche che meglio si adattano alle funzioni e ai flussi propri della tipologia di ristorante esaminato.

Tale scelta ha consentito di sistemare 36 posti a sedere intorno alle isole oltre a 9 posti sella murata fronte mare e altri 6 al banco del bar, per un totale di ben 51 ospiti.
Inoltre il layout scelto ha privilegiato la posizione dei cuochi al centro della sala garantendo l’effetto scenografico multiplo, quale caratteristica principale dello show-cooking che tiene incollati gli occhi dei commensali, seduti attorno alle isole. La ritualità dei gesti è molto importante così come la preparazione, che in Giappone è una vera e propria forma d’arte.

La zona di lavoro è circoscritta ed è separata dai flussi dei clienti.

L’idea generatrice è l’arcipelago giapponese formato da più di 6500 isole alcune delle quali vulcaniche, metaforicamente il sistema di illuminazione ne rappresenta le sagome intagliate in lastre di plexiglass sospese e retroilluminate.

I tre tavoli sono isole, formazioni geologiche, realizzati da strati di pannelli di legno naturale tagliati al CNC e accatastati a secco con pochi punti di incastro.

Le superfici orizzontali, simulando il mare e il cielo notturni, sono realizzate in resina nera.
Gli sgabelli richiamano le tradizionali bacchette (hashi) e hanno la classica finitura in lacca rossa e nera.


Edificio OMODEO 57 | P.I.R.P San Marcello BARI

In Architettura il

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

La rigenerazione delle periferie urbane rappresenta l’obiettivo prioritario che l’Amministrazione Comunale tramite i Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie (P.I.R.P.) si è prefissa di raggiungere.
I P.I.R.P. sono elaborati con la partecipazione attiva degli abitanti, finalizzata a garantire interventi che rispondano ai loro bisogni e ne migliorino la qualità della vita con particolare attenzione ai bambini, agli anziani e ai diversamente abili.
La proposta operativa complessiva passa attraverso un’attenta progettazione integrata, di investimenti pubblici e privati finalizzata alla rigenerazione ecologica e funzionale del quartiere, definendo obiettivi ed azioni.
Gli obiettivi generali del PIRP del quartiere San Marcello in Bari si riferiscono, dunque, a quattro temi fondamentali ed essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo specifico della Riqualificazione Urbana, Edilizia, Ambientale e Sociale del quartiere.
I temi principali del Programma riguardano:

  • Riorganizzazione dell’assetto urbanistico
  • Riqualificazione dell’ambiente costruito
  • Adeguamento agli standard del sistema di urbanizzazioni primarie
  • Miglioramento della qualità della vita e Rafforzamento dell’ Integrazione sociale
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IL PROGETTO

Il progetto affidato dalla PIRP SAN MARCELLO S.C.a R.L. ai professionisti:
arch. Paolo A. M. Maffiola,
arch. Lorenzo Netti,
ing. Arcangelo Santamato,
ing. arch. Gianluigi Sylos Labini,
parte dalla risistemazione delle aree esterne di tutta l’area così come individuata dall’AC. L’area individuata per la realizzazione delle sistemazioni degli spazi pubblici esterni, della nuava circoscrizione e degli edifici sia per l’ediliza ERP che privata è compresa tra Via Omodeo, Via Fanelli, Via Orabona e Via Veniero. La scelta progettuale del Programma è orientata verso una pedonalizzazione quasi totale dell’area che, attraverso interventi sinergici pubblici e privati consentirà l’attraversamento dell’area su percorsi liberi ed integrati nella più ampia area pedonale, con un’accentuazione delle differenziazioni tipologiche delle strade, con la formazione di percorsi pedonali privi di barriere architettoniche e con la sistemazione e l’illuminazione di strade e marciapiedi attualmente dissestati a garanzia della sicurezza di tutti i residenti.


Terminal passeggeri del porto di Bari

In Architettura il

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

L’area oggetto di intervento occupa la parte settentrionale del molo, verso la Darsena di Ponente, ottenuta ampliando il molo Foraneo durante gli anni 2007-2009 ed è esterna all’area storica del molo Borbonico con vincolo di tutela da parte del Ministero dei Beni e Attività culturali.

Uno dei temi più rilevanti e delicati di questo intervento è stato proprio l’inserimento

progettuale del Terminal e lo studio dei flussi e dell’accessibilità all’interno del molo, tenendo in considerazione la vicinanza e le caratteristiche dell’area tutelata.

Trattandosi di un’area portuaria lo studio dell’accessibilità tiene in conto anche delle esigenze di safety and security contestuale alla sicurezza stessa del Terminal e della cleaning zone, riservata e delimitata, che alberga il finger d’imbarco e la logistica di carico e scarico dei passeggeri e dei bagagli, nonché l’accesso dei mezzi di servizio del Terminal.

L’edificio diventa l’elemento di filtro che collega le due zone attraverso l’area di imbarco e di controllo.

Sistema di accessibilità

Il Terminal è dedicato sia a servizio Crociere che a servizio Traghetti. I servizi non saranno svolti in simultanea ma i flussi saranno contestuali alle due tipologie di uso e saranno rispecchiati nella distribuzione degli accessi e nel sistema delle aree di sosta previste. In entrambe i casi l’accesso all’area portuale è prevalentemente carrabile e un’area di controllo è presente all’ingresso del Molo di Ponente.

L’area portuale è esclusa dal perimetro d’intervento del presente progetto e viene indicata come completamento allo studio dei flussi in funzione alle attività previste nel Terminal.

Gli accessi saranno così organizzati:

  • un accesso carrabile con due varchi in entrata e in uscita in corrispondenza del piazzale a sud del Terminal 10. Su questo piazzale le due carreggiate sono separate da una aiuola verde che si estende fino all’area di inversione di marcia prevista in testa al molo.
  • l’accesso alla cleaning zone per i mezzi di servizio e di logistica avviene attraverso un varco controllato posto a ridosso della separazione del Molo Foraneo dal Molo di Ponente.
  • un accesso controllato carrabile con due varchi in entrata e in uscita per i veicoli in transito sul servizio di traghetti, attestato dove è attualmente presente, sul prosieguo del Molo di Ponente.
  • un accesso pedonale è previsto in contiguità ad ogni accesso carrabile alle tre zone individuate.

Aree di sosta per servizio Crociere

Le aree di sosta sono state calibrate in base al flusso e tipologia di passeggeri prevista dalle differenti attività svolte nel Terminal 10.

Sul piazzale del Molo Foraneo sono stati individuate due aree di sosta: una disposta lungo la recinzione nord che separa il molo dalla cleaning zone e destinata al parcheggio dei pullman turistici e un’altra posta in prossimità dei varchi, destinata ad autoveicoli privati e servizio taxi.

Area di sosta per servizio Traghetti

Per il flusso degli utenti dei Traghetti è prevista un’area di sosta separata e attestata sul Molo di Ponente destinata all’imbarco dei veicoli privati e merci e controllata in entrata e in uscita attraverso apposito posto di controllo.

I passeggeri, per i quali è previsto l’accesso attraverso il Terminal, accedono attraverso le facilities predisposte per il servizio Crociere.


Edificio Residenziale | Capurso

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DATI

LOCALIZZAZIONE:
Capurso
COMMITTENTE:
sig. PEPE Michele
INCARICATO DEL SERVIZIO:
Dott. Arch. Paolo A. M. Maffiola
SERVIZI OGGETTO DELL’INCARICO:
IMPORTO DEI LAVORI:
€ 850.000
STATO DELLE ATTIVITA’:
Lavoro ultimato
PROGETTAZIONE
PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI EDIFICIO RESIDENZIALE SITO NEL COMUNE DI CAPURSO (BA)
Progetto per la demolizione di edificio esistente
e realizzazione di nuovo edificio residenziale.

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IL PROGETTO

L’intervento previsto dal presente progetto si riferisce all’utilizzazione edificatoria del lotto su cui insiste un edificio di modesta realizzazione, attraverso la demolizione dello stesso e la successiva realizzazione di un edificio residenziale.
L’accesso al fabbricato avviene da Via Noicattaro per il garage interrato e da Via Canonico N. Guerra per il piano piloties e per gli alloggi.
L’edificio si compone dei seguenti piani :
– Piano interrato: n° 3 box auto ed un piccolo deposito per m.n.i.;
– Piano Piloties: n° 4 posti auto, ascensore e scala di accesso ai piani superiori;
– Piano 1°- 2°- 3°: alloggi composti da cucina, soggiorno – pranzo, n° 2 camere da letto, bagno e ripostiglio;
– Piano attico: composto da un monolocale così come definito dal vigente R.E.C. all’art. 3.1;

Si riporta di seguito la tabella dei dati planovolumetrici:

– Superficie del lotto = 216,00 mq
– Superficie coperta = 97,50 mq
– Altezza edificio = 14,50 ml
– Cubatura di progetto = 1.079,56 mc
– Area parcheggio = 112,50 mq > 107,95 mq
Gli elaborati di progetto sono conformi alle disposizioni adottate ai sensi del D.P.R. n° 380/201 – artt. 77-82.


Teatro Kismet OperA

In Architettura il

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RELAZIONE GENERALE

L’intervento è finalizzato alla rifunzionalizzazione dal punto di vista architettonico ed all’adeguamento normativo del complesso artistico, garantendo una nuova attrattività nei confronti dell’utenza e una maggiore qualità degli spazi per attrezzature e personale.

L’obiettivo dell’intervento è anche quello di garantire al complesso, il marchio della Regione Puglia “Puglia loves Family”, che permette una riconoscibilità della struttura a livello globale e su diversi network di interesse, il tutto grazie alla realizzazione di appositi spazi e servizi garantiti alle famiglie nei seguenti punti di interesse:

  • tariffe;
  • accoglienza;
  • spazi;
  • offerta/contenuti;
  • valutazione.

La compagnia teatrale Kismet nasce a Bari nel 1981 per iniziativa di giovani attori provenienti da una scuola universitaria di formazione all’attore diretta da Carlo Formigoni ed è stata successivamente riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Teatro Stabile d’Innovazione.

Nel 1989 è stata inaugurata la sede teatrale della compagnia scegliendo volutamente l’ex capannone industriale oggetto di intervento, di seguito noto come teatro Kismet, come luogo preposto a valorizzare un’idea di teatro come officina artistica, fucina di idee, luogo d’incontro, centro di cultura e di dialogo permanenti.

Oggi in seguito ad una evoluzione culturale e ad una continua e crescente richiesta, nasce la necessità di dover eseguire un intervento di ristrutturazione teso all’ampliamento della capacità ricettiva oltre che ad un adeguamento alle normative vigenti in materia di impianti e prevenzione incendi.

L’immobile oggetto di intervento si sviluppa su una superficie di forma rettangolare di circa 1.500,00 mq, per un livello fuori terra, tranne che per la porzione antistante, corrispondente al foyer, che si compone di due piani, raggiungendo un’altezza massima di circa 7,00 m.

L’edificio è un ex capannone industriale, adibito ormai da diversi anni già a sede teatrale del Kismet e presenta un’area di pertinenza esterna scoperta, in cui è ubicata l’area a parcheggio e la centrale termica, oltre ad un’area a verde.

IL PROGETTO

La riqualificazione degli spazi esterni di pertinenza dell’edificio teatrale ridisegnano quello che ad oggi risulta essere un “non luogo” mettendo a valore le potenzialità che il decentramento di un servizio culturale a scala vasta può avere (rapidità nel raggiungere il luogo, facilità di parcheggio, riqualificazione di un contesto periferico) realizzando un luogo di socializzazione e scambio culturale ed economico così da essere propulsore di nuovi interventi di riqualificazione urbanistica ed architettonica.

L’ intervento ha lo scopo di rivitalizzare il contesto attraverso la ridefinizione degli spazi aperti, intervenendo non solo sull’aspetto estetico dell’edifico ma migliorando, attraverso la riorganizzazione degli spazi esterni, la percezione del visitatore che raggiunge il teatro.

L’attuale rampa di scale, di acceso al foyer, ubicata frontalmente e di raccordo tra le quote altimetriche dell’area esterna ed interna viene sostituita da un rampa con lieve pendenza (circa 6% al di sotto dei limiti di legge) in modo da consentire la mobilità delle persone con ridotte o impedite capacità motorie tali da assicurare loro l’utilizzabilità diretta delle attrezzature e dei servizi posti all’interno, mirando peraltro a realizzare condizioni di una serena fruibilità per bambini, anziani e disabili.

Gli interventi previsti sono finalizzati alla rifunzionalizzazione del teatro dal punto di vista dell’organizzazione delle aree funzionali, all’ampliamento della capienza disponibile, e all’adeguamento normativo.

In particolare, i principali interventi di rifunzionalizzazione architettonica sono i seguenti:

  • ridefinizione della biglietteria: si prevede la realizzazione di un nuovo spazio per la biglietteria, al fine di riconfigurare quella esistente ai nuovi standard di utenza derivanti dall’aumento della capienza del complesso, oltre ad una rivisitazione di design architettonico.

Attenzione sarà posta all’altezza dei banchi che dovranno essere in una posizione visibile e accessibile, anche da chi è su una sedia a rotelle e sempre dotati di materiali informativi in braille.

  • ridefinizione della zona american bar/cucina: il progetto prevede la riorganizzazione funzionale dei servizi bar e ristorazione, mediante la creazione di uno spazio da destinare a cucina (con attrezzature ad alimentazione elettrica) con annessi servizi igienici (spogliatoi destinati al personale) per la somministrazione di cibi per gli utenti, con la finalità di ottenere contestualmente un miglioramento della gestione a servizio dell’attività teatrale ed una eventuale indipendenza di funzionamento delle due attività.
  • realizzazione di spazi “family”: nella logica di garantire la fruizione degli spazi ad utenti di qualunque età e tipologia, il progetto ha previsto spazi capaci d’accogliere scuole e famiglie mettendo a disposizione sale, attrezzature e realizzando progetti all’avanguardia e attenti alla dimensione infanzia quali:
  • una biglietteria dedicata | priority family: con corsia preferenziale

 e/o sportello con priorità per famiglie con minori.

  • ingresso agevole: ingresso senza barriere adatto ai passeggini
  • intrattenimento minori durante l’accesso: spazio giochi o intrattenimento dedicato ai bambini in attesa dell’accesso alle sale.

Si prevede inoltre la realizzazione di aree nursery attrezzate con spazi adibiti alle famiglie ed all’utenza con bimbi e/o neonati al seguito, come zona di parcheggio passeggini, area allattamento, area igiene.

  • atrio/foyer: rifunzionalizzazione architettonica e di design del foyer al fine dell’aumento della capienza del complesso.
  • blocco servizi: realizzazione di un nuovo blocco servizi igienici, distinti per sesso (accessibili ai disabili) a servizio della zona foyer e della sala teatrale. Tale suddivisione consentirà di rendere fruibili autonomamente il foyer e la sala, anche per lo svolgersi di eventi contemporanei (eventuali). Particolare attenzione sarà rivolta anche all’arredamento degli spazi del blocco servizi, ad esempio, gli accessori dei bagni devono essere di colori contrastanti per essere visibili anche agli ipovedenti.
  • percorso foyer-sala teatrale: rifunzionalizzazione del corridoio di collegamento tra l’atrio/foyer e la sala teatrale, al fine di permettere un migliore deflusso dell’utenza anche in caso di emergenza.

Inoltre l’organizzazione di tutti gli spazi ed anche dei percorsi di accesso alla sala è stata progettata in modo che sia garantita la sicurezza e che la percorribilità degli spazi sia pienamente accessibile anche per portatori di disabilità fisiche e/o motorie e dei non vedenti.

Lungo tutto il percorso che collega il foyer alla sala teatrale saranno inoltre collocati dei pannelli espositivi che possano accompagnare e guidare lo spettatore sino al suo ingresso in sala.

  • collegamento verticale: realizzazione di montascale per garantire l’accesso dei disabili al primo piano in conformità delle vigenti norme.
  • tribuna telescopica: realizzazione di una tribuna telescopica in acciaio con sedute richiudibili, finalizzata a rendere flessibile l’area della platea, in base agli eventi in programma, garantendo una capienza massima di 400 posti a sedere con parte della prima fila riservata ai disabili.
  • soppalco sala teatrale: realizzazione di una porzione soppalcata della sala teatrale (con accesso sia mediante una scala metallica esterna all’edificio, con funzione di percorso di emergenza, sia mediante una scala interna) da destinarsi a zona regia.
  • palcoscenico: realizzazione di un nuovo palcoscenico con rivestimento in legno, realizzazione di un nuovo proscenio e montaggio di un’americana per luci e scenografie.
  • retropalco: ridefinizione nella zona posteriore dell’edificio prossima al palcoscenico, da destinare a camerini e servizi igienici per gli attori. Ogni spettacolo realizzato porta con sé un corredo di elementi materiali: costumi, oggetti di scena, porzioni di allestimenti, in particolare è stata prevista la realizzazione di due camerini/spogliatoi suddivisi per sesso con annessi servizi igienici (dei quali uno per disabili) da destinare esclusivamente agli operatori teatrali;
  • attrezzeria: realizzazione di una zona attrezzeria con accesso diretto dall’esterno, dotata di zona soppalcata per il trasporto dei materiali di scena sul soppalco, destinata a contenere esclusivamente gli scenari e le attrezzature relative allo spettacolo in corso.
  • servizi igienici: riconfigurazione dei servizi igienici nella sala formazione a piano primo nella zona antistante il fabbricato, divisi per sesso di cui uno destinato a disabili.
  • spazi adibiti alla formazione (primo piano): in linea con le intenzioni di gestione del Kismet OperA, al piano primo trovano spazio gli ambienti adibiti agli spazi di formazione. In tali spazi verranno quindi organizzati i laboratori ed una scuola di teatro.

Gli edifici, il paesaggio e gli spazi pubblici sono stati progettati e saranno costruiti garantendo elevati standard estetici, strutturali, con materiali durabili ed appropriate tecnologie e soluzioni al fine di ridurre l’utilizzo di materie prime e migliorare l’efficienza ambientale (minimise energy use and encourage recycling).


PRADA | Bari

In Architettura il

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STORIA DEL PALAZZO LATERZA

La Libreria viene aperta da Giovanni Laterza nel 1896. E’ uno spazio ridotto in cui Giovanni lavora insieme alla moglie Agostina. La sua nascita precede di qualche anno quella della Casa editrice che viene fondata nel 1901.

Per ben 116 anni è stato, e sarà, un vero e proprio palcoscenico in cui hanno sfilato le personalità più importanti della vita culturale e politica del Paese.

Nel 1923 la libreria si trasferisce in locali più ampi: a dirigere c’è sempre Giovanni, impegnato però anche nell’attività editoriale. E’ lui infatti, il principale artefice dello sviluppo della Casa Editrice Laterza e del fortunato incontro con Benedetto Croce.

Nel 1930 a Giovanni subentra in Libreria il figlio maggiore Nino. Nel 1939 Nino diventa direttore: in questi anni la Libreria diventa luogo d’incontro per tutti gli intellettuali baresi che non si riconoscono nel regime fascista.

Nel dopoguerra la Libreria consolida il suo ruolo di centro culturale di Bari e si espande.

Il 4 maggio 1963 viene inaugurata la nuova sede di via Sparano, nel centro della città, che, negli anni successivi, diventerà luogo di numerosi incontri con autori e personalità del mondo della cultura e il punto di riferimento abituale per i giovani più curiosi ed impegnati.

Il progetto del nuovo Palazzo commissionato da Giuseppe Laterza, viene realizzato e completato dall’Arch. Alfredo Lambertucci nel 1958. Si tratta di un edificio particolarmente innovativo nelle soluzioni formali come nel programma edilizio, utilizzando il piano terra a negozi, il primo e il secondo per gli uffici della famiglia Laterza e i restanti tre piani per appartamenti.

Nella facciata il Lambertucci esprime al meglio il partito architettonico senza apparire banale, i materiali denunciano l’appartenenza a una scuola che vuole reinterpretare esperienze coeve nordeuropee.

Nel progetto si rintraccia la cifra “etica” del Lambertucci, che non deroga su alcuni principi: la chiarezza di impianto planimetrico; l’attenzione al dettaglio costruttivo, evidente già nei lavori di esordio; la forza dell’immagine architettonica giocata anche con l’utilizzo di elementi ricorrenti come il ritmo delle facciate. Utilizza i materiali da costruzione denunciandone la “matericità”, con la prevalenza nell’uso degli infissi metallici per le facciate e dei pannelli industriali in calcestruzzo per gli edifici più importanti. La sua immagine modulare riporta all’aspirazione degli anni Sessanta per una costruzione sofisticata e industriale, più allusa che sostanziale nel contesto di allora.

Il passare del tempo ha naturalmente consumato più rapidamente lo spazio di vendita dei libri che l’architettura dell’edificio. La chiave del progetto originario era nella contrapposizione tra la massa piena dell’edificio urbano a filo strada e la continuità trasparente dello spazio commerciale. Le grandi colonne arretrate (la figura che appare più datata allo sguardo di oggi), erano tagliate da una pensilina che funzionava da cornice e aveva il ruolo di mediare con la scala del contesto.

Il 19 giugno del 1992 la Libreria, mantenendo la stessa dislocazione nel centro della città, si amplia sviluppando accanto ai tradizionali settori di narrativa e saggistica quelli dello scolastico, tecnico-professionale, tascabili, di libri per bambini e ragazzi e multimediale: un assortimento che ne fa una delle più ricche librerie d’Italia.

Nel 2006 affronta una nuova ristrutturazione e il 2 settembre riapre i battenti dopo tre mesi di lavori che ne hanno profondamente rinnovato l’aspetto.

La committenza ha richiesto una ristrutturazione che restituisse organicità all’insieme e l’invenzione di un luogo per incontri e dibattiti, per mantenere alla libreria lo storico ruolo di soggetto propulsore della vita culturale barese.

Il progetto, realizzato da Domenica Loperfido Balestrazzi, Federico Bilò, Alessandro Ciarparella e Francesco Orofino, i quattro allievi di Alfredo Lambertucci, ha interpretato tali richieste lavorando sull’idea della sospensione e della trasparenza, realizzando un sistema di scaffalature metalliche sospese; sulla luminosità degli ambienti e sulla flessibilità d’uso degli spazi.

il 14 settembre 2006 in concomitanza della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano alla Fiera del Levante di Bari, ci fu l’inaugurazione dei nuovi locali espositivi della Libreria Laterza in via Sparano.

Nel marzo 2012 la storica libreria Laterza affronta una nuova ristrutturazione, nell’ottica di una nuova visione culturale, avviene l’incontro con PRADA, l’idea è la “cultura incontra la moda”, questo porta ad un nuova ridistribuzione degli spazi.

Il 21 agosto 2012 viene presentato il nuovo progetto della Libreria Laterza a firma dell’arch. Paolo A. M. Maffiola, prevedendo la nuova ridistribuzione delle aree commerciali.

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IL PROGETTO

Descrizione generale dell’area e motivazioni della tutela: “Nel complesso l’area individuata riveste un particolare interesse paesaggistico sia per la presenza di un tessuto

Tutto il progetto della facciata è stato ispirato dal principio della reversibilità.

Gli infissi esistenti verranno carterizzati con una lamiera di colore nero, della stessa tonalità degli infissi originari ed ancora esistenti ai piani superiori del Palazzo Laterza.

La volontà di preservare gli infissi esistenti (ancorché non storicizzati, in quanto posti in essere nell’intervento di ristrutturazione del 2006) ha permesso di mantenere anche quelle che sono le scansioni attuali che ben si inseriscono nella scansione armonica creata dal progettista dell’edificio, Alfredo Lambertucci, fasce vetrate in corrispondenza dei pilastri circolari interni e, in corrispondenza delle grandi vetrate, sono state incorniciate le vetrine. Viene mantenuto l’ingresso di Via Sparano e realizzato uno nuovo su Via Dante Alighieri in continuità con i nuovi ingressi della Libreria Laterza. Le vetrate saranno caratterizzate al loro interno da lastre in materiale lapideo di colore nero in perfetta aderenza con i vetri al fine di accentuare la luminosità delle stesse dall’esterno e in perfetta armonia con l’essenza del marchio Prada. Le vetrine, inoltre, saranno caratterizzate da un profilo in acciaio che verrà montato sul filo interno della facciata (come da dettaglio allegato ai disegni tecnici) e dal logo del marchio Prada in acciaio retroilluminato. Per quanto riguarda gli ingressi, invece, le porte saranno realizzate in cristallo stratificato e temperato extrachiaro, arretrate rispetto al filo di facciata per permettere l’inserimento delle serrande di chiusura in linea con tutti gli infissi esistenti.

Entrambi gli ingressi, inoltre, saranno caratterizzati da una serie di loghi posti sulla facciata, sulla pensilina ed incassati a pavimento, di varie dimensioni e tutti della stessa cromia.

L’illuminazione dei loghi, priva di componenti di colore, limitata ai singoli caratteri e posta sul retro di questi, garantisce invariata la percezione dei materiali, dei colori e delle finiture sia dell’edificio che di tutto l’ambiente urbano circostante. I loghi, inoltre, essendo applicati direttamente sulle vetrine non costituiscono elemento di ostacolo né coprono alcun tipo di elemento decorativo o comunque caratterizzante l’edificio.

L’intervento di manutenzione della pensilina non modificherà il suo aspetto ed il suo ruolo di mediatrice tra il carattere più residenziale e sobrio dell’intera facciata soprastante e quello più elegante tipico di queste vie commerciali del centro urbano di Bari.

Ne verrà mantenuta in toto la struttura esistente, la geometria e porterà nella parte superiore i marchi delle due attività commerciali : PRADA e LATERZA (questo ultimo già collocato con precedente autorizzazione).

Con l’intento di rispettare gli aspetti architettonici e stilistici del prospetto e la tipologia degli infissi, nella progettazione della nuova porta di accesso alla Libreria Laterza abbiamo deciso di conservare i montanti verticali originari (mantenendone inalterato il RAL) e di sostituire l’enorme vetrata avente lunghezza m 3,20 con una porta scorrevole costituita da due elementi vetrati aventi ciascuno lunghezza m 1,60. In particolare la nuova porta sarà composta da un’anta fissa ed una scorrevole sulla prima ed in sommità avrà una fascia metallica alta 0,27 m, come quella presente sull’unico accesso di Via Dante che, oltre a contenere il meccanismo di scorrimento della porta, nasconderà all’esterno l’impianto di condizionamento del locale commerciale. In linea con questo intervento la porta attuale ora costituita da due ante con apertura verso l’interno, sarà realizzata con le stesse caratteristiche dell’accesso anzi descritto, sempre nel rispetto della tipologia dell’infisso originario ma con in più un sistema di uscita di sicurezza corredato.

Le due insegne “Laterza” poste sulla pensilina perimetrale al primo ordine dell’edificio (attualmente posizionate sull’angolo Via Dante-Via Sparano) saranno traslate sui due accessi di via Dante e poste in posizione centrale.

Il progetto si propone di effettuare lievi modifiche di finitura al fine di ottenere un aspetto nuovo e qualificato, al pari dei marchi di prestigio già presenti nella zona, ma sempre nel rispetto dei caratteri dell’edificio. Il principio su cui si fonda il progetto e il rispetto del contesto architettonico, senza comunque tralasciare gli aspetti essenziali che caratterizzano il marchio PRADA.

Partendo dalle Prescrizioni per il Quartiere Murat dettate dalla Determina Dirigenziale n.425 del 03.07.2012 nella progettazione dei due accessi abbiamo tenuto conto degli aspetti compositivi e materici dell’intera cortina edilizia.

Gli infissi quindi andranno ad uniformarsi per tipologia materiale e colorazione all’aspetto architettonico dell’intero edificio.