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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Il sito archeologico della tomba della Medusa costituisce un’area di eccellenza della città di Arpi e punto di riferimento ineludibile nella storia dell’intero territorio foggiano.

Sito in prossimità della carreggiata Nord dell’Autostrada “Bologna- Bari – Taranto” (A/14), al km 554 circa, presso la stazione autostradale di Foggia; si trova ad una distanza di circa 35 m dal nastro stradale, in un’area pianeggiante ubicata ad una quota di circa 2 m al di sotto del rilevato autostradale

Il monumento funerario della tomba della Medusa, uno dei monumenti funerari più imponenti finora ritrovato ad Arpi, il principale e più esteso centro della Daunia preromana, insiste nella vasta area della metropoli daunia, purtroppo nota per la sistematicità degli scavi clandestini e l’impatto catastrofico delle attività illegali di ricerca sul patrimonio archeologico del più importante insediamento daunio della regione.

Arpi Tomba della Medusa-viste esterne ed interna (foto 2014).

Nel 1987-89 la società Autostrade S.p.A. ha adottato il progetto di ricucitura tra l’area archeologica e l’infrastruttura viaria, con un progetto che prevedeva la realizzazione di due aree di parcheggio poste ai lati dell’autostrada, un sottopasso pedonale ed un museo archeologico a protezione della tomba.

Nell’ambito dell’Accordo di programma Quadro “Beni ed attività culturali” (Delibera Cipe 92/2012) – Progetto “Recupero e Valorizzazione dei parchi archeologici”, a fronte di un’indagine paesaggistica, storico-archeologica ed architettonica del sito, è stato elaborato un progetto che prevede fondamentali interventi di messa in sicurezza e restauro filologico e gestione strutturata del sito della tomba della Medusa.

L’idea complessiva di recupero considera le relazioni dell’monumento con il sistema paesaggistico di riferimento, valorizzando ed esaltando le potenzialità del sito di Arpi e rispettandone, anche in relazione all’importanza della tomba, i caratteri di interesse storico-artistico, di pregio ambientale e paesaggistico, gli elementi di contesto, le distanze e i rapporti pieno-vuoto.

Si è presa in considerazione la reale possibilità di recupero dell’immobile, la sua integrità materiale, le caratteristiche architettoniche, storico-artistiche e paesaggistiche del sito, i caratteri distributivi e dimensionali di quanto realizzato, nel rispetto dei principi di tutela e di valorizzazione delle potenzialità d’uso.

Il recupero funzionale del manufatto è stato progettato rispondendo ai principi di integrità materiale, di minimo intervento, di compatibilità e possibile reversibilità. Ci si è attenuti al principio di “conservazione attiva” che rappresenta il percorso integrato tra il mantenimento delle peculiarità storico-stilistiche dell’organismo architettonico antico e la sua valorizzazione funzionale, intesa come eco-sostenibilità della presenza nel territorio.

Fondamentale è stata la fase di conoscenza e di studio che ha richiesto un’attività di rilievo geometrico e diagnostico, accompagnata da varie valutazioni interpretative, essenziali per poter orientare le fasi progettuali successive.

Tra le valutazioni vanno citate quelle relative al rapporto tra il sito e il contesto paesaggistico circostante e dunque rispetto al centro abitato di Foggia; rispetto ai vincoli paesaggistici presenti con particolare attenzione alle altre aree archeologiche sottoposte a tutela ricadenti nell’area.

Per la riprogettazione del sito, si è partiti dall’idea di realizzare una sorta di collina, congiunzione concettuale tra spazio costruito ed ambiente, una tolos naturalizzata, al fine di ristabilire una situazione di equilibrio con il paesaggio rurale circostante.

Considerate le caratteristiche fisiche, costruttive, il comportamento strutturale, lo stato fessurativo, deformativo e di conservazione dell’immobile in cemento armato, nel rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, è stata valutata la staticità della struttura vista come elemento portante della nuova collina, seguendo la logica di suggerire l’impianto della tomba, i caratteri identificativi del dromos, nei limiti imposti dalle strutture, evitando di interferire ulteriormente con l’area archeologica.

Nel progettare il “nuovo elemento paesaggistico” si è cercato di garantire il più possibile un’integrazione con il contesto, tramite l’utilizzo di foto inserimenti che hanno consentito di valutare l’effettivo impatto ambientale.

Ancora, per la progettazione della nuova copertura si è cercato di garantire: un’adeguata protezione dall’azione diretta delle acque meteoriche; la salvaguardia del bene da fenomeni di condensazione ed effetto serra; l’attenuazione degli sbalzi termici nell’area coperta, mediante una adeguata coibentazione del manto di tenuta; illuminazione naturale sufficiente degli interni, evitando però l’incidenza diretta della luce solare; minima interferenza e adattabilità alle diverse condizioni del piano archeologico, di cui viene garantita l’integrità; efficienza del sistema di raccolta e smaltimento delle acque; manutenibilità dell’opera e delle sue parti, progettata in modo da garantire la agevole sostituzione degli elementi deteriorati e la esecuzione di trattamenti periodici per prevenire il degrado dei materiali; leggerezza dei componenti, conferita dalla scelta di materiali con buona resistenza meccanica e basso peso specifico; adozione di materiali e sistemi già sperimentati adeguatamente sul campo.

Sono stati inoltre preventivati interventi di diserbo e di sistemazione dell’area archeologica relativamente alle strutture di contenimento a al sistema degli accessi.

La particolare posizione del sito archeologico, l’immediata vicinanza all’arteria autostradale fanno sì che il complesso monumentale possa diventare in futuro una sorta di terminal per promuovere un vasto flusso turistico finalizzato ad esperienze formative di natura culturale.