Ricerca Progetto dell'Architetto Paolo Maffiola

Il Lamione – Montuori Sechi

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DESCRIZIONE

Il rapporto con la committenza in questo progetto ha dei tratti di singolarità sullo sfondo di un contesto territoriale – quello pugliese – con rilevanti processi di valorizzazione in corso. Due fratelli decidono – complici le loro consorti – di acquistare un edificio rurale da ristrutturare come casa di vacanza, che sia però lontano dalla confusione della costa, pur avendo “a portata di mano” uno degli ultimi tratti di litorale libero da insediamenti per i bagni nella stagione estiva: la costa nord di Polignano a Mare. Infatti, l’edificio sito in una campagna ancora profondamente produttiva traguarda visivamente il mare, come spesso può capitare nel nostro paesaggio.
La struttura del continua del grande edifico lungo oltre 70 metri, suddivisa in tre ampi alloggi, è lo specchio della storia della committenza. Uno dei due fratelli è “un cervello in fuga”, ingegnere e A.D. di una importante azienda del Piemonte, intende fermamente avere una casa in campagna nella sua terra d’origine alla quale è ancora profondamente legato, il fratello e la cognata vivono a Bari e cercano anche loro una sistemazione di questo tipo, parte così l’idea di riconvertire la grande stalla “a manica lunga” voltata a botte in un sistema di tre case tenute insieme da un grande spazio porticato con giardino e una piccola piscina che sono il “luogo comune” delle tre unità familiari e della grande schiera di parenti e amici. Il terzo alloggio si giustifica in questo intreccio forte di parentele e di attrattività del paesaggio agrario pugliese su cittadini del nord Italia; la moglie varesina del fratello “emigrato” trasmette a sua sorella, nel corso di un viaggio in Puglia durante una primavera sfolgorante, l’amore per questa regione dove a pochi minuti da casa c’è un mare che ha meritato la bandiera blu negli ultimi anni, e centri storici d’eccellenza come Polignano a Mare, Conversano, Monopoli dove trascorrere parte del tempo libero e poter acquistare prodotti della terra di grande qualità…in una parola anche la sorella varesina è catturata dal “buon vivere pugliese”.
I progettisti fanno il resto, cercando sin dalle prime fasi progettuali di far comprendere alle tre famiglie che vivranno il Lamione in tempi assai diversi tra loro (i residenti in regione in ogni week end, le altre due famiglie residenti al nord nel corso delle “feste comandate” e dell’estate) le alte perfomance di vivibilità di un edificio pur così semplice nella sua impostazione, ma ricco di quello che G. Grassi definirebbe una “estetica di necessità” tipico della lunga storia della casa rurale italiana in origine libera da formalismi gratuiti ed orpelli. All’opera di restauro si aggiunge l’esigente contributo alla direzione lavori svolto dalla moglie del fratello residente a Bari che – restauratrice militante di pietra e dipinti – orienta le scelte progettuali che, pur nella reinterpretazione contemporanea delle spazialità del Lamione, non ne alterino la consistenza materica (pietra da taglio, trattamenti superficiali, malte, pavimentazioni ecc.) ad evitare ciò che accade spesso in ristrutturazioni molto “disinvolte” di masserie pugliesi.

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CARATTERI PAESAGGISTICI DEL CONTESTO

L’area interessata dal progetto relativo al restauro del Lamione Montuori-Sechi si colloca a nord – est del centro abitato di Conversano, in località Carbonelli, ed è delimitata a nord dalla strada provinciale Conversano-Cozze, a sud dal primo gradino murgiano “Monte San Michele”.
Il paesaggio agrario in cui si inserisce l’intervento presenta caratteri differenti: nella zona più pianeggiante, quelli della costa e dell’immediato entroterra, nella zona ascendente, quelli pedemurgiani. Propri di quest’area sono i paesaggi – ora residuali – degli orti costieri. Propri della seconda zona sono invece le distese di ulivi, ciliegi, mandorli e vigne sulle prime gradonate carsiche, con le più recenti inserzioni di “tendoni” per l’agricoltura intensiva.
Questa sequenza di gradoni, che segnano la graduale transizione dal paesaggio orticolo costiero al paesaggio arboricolo e poi boschivo più tipicamente murgiano, è incisa trasversalmente da una rete di lame, gli antichi solchi erosivi che costituiscono un segno distintivo del paesaggio carsico pugliese, insieme alle doline ed agli inghiottitoi. Le lame – solchi carsici i cui bacini si estendono fino alle zone sommitali delle Murge – sono elementi di evidente caratterizzazione del territorio.
Per quanto attiene alla componente vegetazionale presente è possibile identificare le tipologie di seguito elencate:

  • Residui di macchia mediterranea, leccio, corbezzolo, quercia spinosa, cisto, biancospino, alaterno, lentisco, fillirea ecc.
  • Vegetazione spontanea frammista ad essenze antropizzate, ricomposizione di specie autoctone arbustive con specie selvatiche utilizzate come portainnesto (oleastri, ciliegi) su vecchie colture di olivo, di mandorlo e di carrubo.
  • Uliveto, la coltura arborea tipica della zona, recentemente consociata al mandorlo. Risultano presenti altre specie legnose da frutto quali il fico d’India, il fico, il carrubo, il pero, il sorbo ecc.
  • Orto. Rappresentava una coltura intensiva ad alto reddito presente soprattutto sui terreni pianeggianti.

La fascia costiera e sub costiera (sino alla linea del primo gradino murgiano) del sudest barese era interessata oltre che dal sistema degli orti irrigui con barriere frangivento, da aree erbose a pascolo per gli ovini e i caprini. Ciò è testimoniato anche dalla presenza di ruderi di jazzi (stazzi ovili a cielo aperto estivi) e di Lamìe o Lamioni. Quest’ultimo e’ un caso di manufatto storico di grande interesse paesaggistico definito ‘Lamione’, che soprattutto lungo la fascia costiera a sudest di Bari è isolato o integrato nell’edificio della masseria.
Struttura architettonica legata ad un’economia rurale, che integra le colture specializzate dell’uliveto (con il ‘trappeto’ o frantoio per la produzione dell’olio) e del vigneto (con il ‘palmento’ per la produzione del vino) alla pastorizia (allevamento ovini). Il lungo edificio in muratura di tufo portante voltato a botte, viene utilizzato come ricovero per animali, deposito di attrezzi da lavoro e di stoccaggio di prodotti agrari, ma anche luogo per la produzione di latte e formaggi, quindi come in questo caso di contrada Carbonelli , munito di focarile per il processo di ebollizione e cagliatura del latte.

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PRINCIPI PROGETTUALI

Il Lamione in questione situato in zona pianeggiante tra coltivazioni estensive di ortaggi prima che il gradino murgiano “del Monte” di Conversano s’impenni, si presentava come unico edificio di ml. 85 con volta botte di luce di ml. 11 e aveva in testata il piccolo edificio del pastore di 2 vani munito del focarile.
L’intervento di restauro e riqualificazione architettonica del Lamione e la sua riconversione in casa per vacanze è stato improntato alla tutela del patrimonio architettonico dell’immobile e alla preservazione delle caratteristiche strutturali e architettoniche dei paramenti murari, nonché alla salvaguardia della componente vegetazionale del sito e/o al miglioramento della sua condizione generale, attraverso:
(i) Il ruolo preponderante all’interno del progetto di opere di sistemazione a verde per il raggiungimento dell’obiettivo di conferire un’elevata qualità ambientale a tutto il complesso;
(ii) L’impiego di specie arboree ed arbustive autoctone, per ricreare una stretta relazione con il contesto, attraverso l’impiego nelle previsioni progettuali di specie arboree ed arbustive tipiche dell’area secondo i seguenti principi:
– l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del sito;
– la funzione paesaggistica e la compatibilità dei gruppi vegetazionali;
– la reperibilità sul mercato;
– le basse esigenze manutentive e colturali.
Altrettanta importanza è data all’utilizzo delle tecniche costruttive tipiche dell’architettura in pietra della tradizione mediterranea, attraverso il recupero degli elementi esistenti quali: le pavimentazioni in pietra, i paramenti murari, i coppi di copertura, e l’integrazione delle parti mancanti con prodotti di nuova realizzazione sempre nel rispetto della cultura locale e con l’impiego di malte biocompatibili.


Paesaggi Costieri | Torchiarolo (Br)

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INTRODUZIONE

E’ da decenni ormai che nel nostro paese, allineandosi ad altre nazioni europee, si tende ad un nuovo approccio non settoriale alla programmazione – progettazione – costruzione di infrastrutture nel territorio, con un interesse sempre maggiore per gli impatti fisici e sociali che queste possono determinare nei contesti dove e per i quali vengono realizzate.
Il progetto ha inteso misurarsi con queste criticità cogliendole come occasioni per ribaltare l’idea di mitigare gli impatti delle opere sul paesaggio, optando per una scelta nella quale l’intervento stesso possa diventare un nuovo paesaggio valorizzando i contesti che attraversa e creandone di nuovi.
La Valorizzazione e Riqualificazione del Paesaggio Costiero può diventare in tal modo l’opportunità:
(i) per costruire nuova naturalità;
(ii) per migliorare la fruizione dei valori patrimoniali del territorio attraversato, favorendo e promuovendo la diffusione della rete ciclabile (iii) per elevare la qualità paesaggistica complessiva nelle relazioni tra infrastruttura e beni patrimoniali ambientali e culturali presenti nel contesto;
(iii) per favorire la fruizione dei territori e incentivare itinerari turistici.

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Gli insediamenti di Torre San Gennaro, Presepe, Cipolla, Lendinuso e Canuta si sono sviluppati ed estesi nei terreni a “margine” dei bacini lagunari e palustri, dei corsi d’acqua e del sistema dunale che caratterizzano questo tratto di costa, alterandone la natura ed indebolendo le difese naturali, dall’altra la mancanza di cura e manutenzione del territorio e dei corsi d’acqua, hanno provocato, specie negl’ultimi anni, una progressiva erosione dell’intero tratto costiero ad esclusione del tratto situato a Nord dell’abitato di Torre San Gennaro caratterizzato da una falesia alta, protetta da frangiflutti a mare.
In particolare dallo studio analitico del sistema costiero è emerso un territorio idro-geologicamente vulnerabile caratterizzato dalla perdita degli equilibri idro-morfologici.
Per avere la misura dello stato di vulnerabilità della costa basti ricordare le conseguenze prodotte dall’alluvione del 2 e 3 novembre del 2010 riportate nelle foto e negli articoli dai principali quotidiani locali.
Con la finalità di pervenire ad una proposta progettuale finalizzata alla “Valorizzazione e Riqualificazione Integrata del Paesaggio Costiero di Torchiarolo” e in risposta alle richieste dell’Ente banditore si è proceduto con un intervento di rigenerazione integrata dell’intera costa comunale, attraverso i seguenti interventi.
Riqualificazione infrastrutturale dei centri abitati con risistemazione e realizzazione di isole pedonali, marciapiedi servizi ai residenti/turisti; Razionalizzazione del sistema viario, di accesso alle marine, con l’individuazione di pendoli trasversali alla provinciale ed inserimento sulla stessa arteria di rotatorie per meglio garantire la sicurezza stradale; Realizzazione di parcheggi di scambio, per i residenti – turisti, al fine di incentivare la mobilità lenta e la conseguente pedonalizzazione del centro urbano; Rinaturalizzazione degli ambiti naturali di pregio, con interventi di riforestazione e realizzazione di percorsi obbligati al fine di riequilibrare il rapporto uomo – ambiente naturale; Realizzazione di un doppio percorso sul fronte mare, ciclabile e pedonale, al fine di unificare il frammentato fronte urbano delle marine, partendo da Torre San Gennaro ed arrivando a Lendinuso passando per Lido Presepe e spingendosi sino alla Canuta. Tutti questi percorsi trovano sempre un collegamento diretto (lento) verso i parcheggi di scambio.
La creazione del Waterfront è il “leitmotiv” che ha ispirato il progetto per la Valorizzazione e Riqualificazione Integrata del Paesaggio Costiero di Torchiarolo.
Il progetto prevede la realizzazione di un Waterfront, a partire dal confine con il Comune di San Pietro Vernotico, lungo tutto il Lungomare esistente e fino a Piazza Garibaldi, i cui materiali usati sono ecocompatibili e tradizionali, messa a dimora di piantumazione di essenze vegetali ad alto fusto, realizzazione di pista ciclabile a due corsie, un nuovo impianto di illuminazione qualificante e arredo urbano; realizzazione di una passeggiata lungo il mare fatta e contenente anche piccoli slarghi per favorire la socializzazione, slanci verso il mare per godere della vista verso l’infinito del mare, con angoli di riposo. Il nuovo Lungomare è attrezzato con percorsi di accesso facilitato per i diversamente abili e con percorsi protetti per i non vedenti, anche mediante il posizionamento di strutture a loro espressamente dedicate, inoltre lungo il percorso si è previsto il posizionamento di aree dedicate al gioco dei bambini ed aree dedicate agli animali domestici.
Lungo questo nuovo percorso si incrocia la “Zona dei Pescatori”, l’area, attualmente estremamente degradata sotto il profilo ambientale e paesaggistico, è stata interamente riprogettata, prevedendo il suo diretto collegamento al lungomare, la creazione di una darsena, per meglio favorire lo stazionamento giornaliero delle piccole imbarcazioni dei pescatori e non, la realizzazione di un solarium fronte mare direttamente connesso con una pergola in legno lamellare sotto cui si collocano i banchi del mercato del pesce fresco in cui i pescatori potranno vendere immediatamente il pescato.
Proseguendo il lungomare si dirama in due percorsi, uno meramente naturalistico che su passerella lignea costeggia il mare, l’altro ciclo – pedonale attraversa le vie cittadine (oggetto di riqualificazione architettonica-paesaggistica) sino a re-incontrarsi e fondendosi in un unicum nella Piazza della Locanda, anch’essa oggetto dell’intervento che tornerà a ri-simboleggiare gli antichi fasti e a riconnettersi con il paesaggio circostante.
Il percorso continua verso una delle parti più suggestive di Torchiarolo: le “dune” e la “quatina”. Si dismette nella sua totalità il grande ed inutile nastro di asfalto “Viale delle Dune” in favore di un percorso naturalistico, fatto di materiali tipici della tradizione locale, altamente ecologici ma soprattutto drenanti. Il lungomare si trasforma in una strada parco, ciclo – pedonale (carrabile solo per i mezzi di soccorso) che lasciando la Piazza della Locanda si dirama in percorsi sinuosi nel paesaggio naturale, uno costeggia la duna parallelamente al mare e l’altro semi sospeso attraversa la “quatina” diventando allo stesso tempo elemento di collegamento tra l’abitato di Torre San Gennaro e quello di Lido Presepe, osservatorio eco-faunistico e allo stesso tempo garantisce, senza soluzione di continuità, il corridoio ecologico tra duna e quatina.
Il percorso “Lungomare” nella sua conformazione naturalistico – ciclabile – pedonale prosegue in località Cipolla fino al canale detto “Infocaciucci”. Anche in questa tratta il percorso progettato presenta punti di sosta e mirador per godere del panorama circostante, stalli per le biciclette, collegamenti con l’arenile privi di barriere architettoniche, collegamenti diretti con i parcheggi delle auto, anch’essi realizzati nel rispetto degli aspetti paesaggistici.
L’arrivo a Lendinuso avviene attraverso il superamento del canale detto “infocaciucci” con il nuovo ponticello in legno lamellare in sostituzione dell’esistente in cemento armato, atto a contenere entrambe le piste, ciclabile e pedonale, che in questo punto convergono e proseguono il cammino in aderenza nel momento del passaggio sul ponticello per poi diramarsi appena intersecata la Piazzale Nautico – Piazzale Panoramico Storico di Lendinuso nel centro abitato e lungo la costa. Il progetto prevede la riqualificazione architettonica e paesaggistica dell’ultimo tratto del canale attraverso il rivestimento delle pareti d’ambito con gabbionate in pietra.
Il Percorso Naturalistico con l’arrivo a Lendinuso riassume la sua conformazione di “lungomare”, i cui materiali usati sono comunque ecocompatibili e tradizionali, è prevista la messa a dimora di piantumazione di essenze vegetali ad alto fusto, realizzazione di pista ciclabile a due corsie, un nuovo impianto di illuminazione e arredo urbano, la realizzazione di una passeggiata lungo il mare fatta e contenente anche piccoli slarghi per favorire la socializzazione, slanci verso il mare per godere della vista verso l’infinito del mare, con angoli di riposo, arredi urbani. Naturalmente come per le località precedentemente attraversate, il progetto oltre al waterfront prevede la rigenerazione urbanistica- architettonica- paesaggistica dell’edificato attraverso la pedonalizzazione del fronte mare, un piano colore per gli edifici, la realizzazione dei marciapiedi e di tutti i servizi alla residenza. Molta importanza è stata data alle aree verdi di risulta, esistenti e di progetto. Queste si trasformano in veri parchi urbani attrezzati, con aree dedicate al gioco dei bambini, al tempo libero, con campetti polifunzionali, campi bocce, o per attività culturali, commerciali e turistici, in grado di rappresentare lo spazio della “socializzazione”.

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LA COSTA DI TORCHIAROLO

La costa di Torchiarolo si sviluppa per 4.370 m, riprendendo i caratteri geo-morfologici della Penisola salentina, è caratterizzata da luoghi e territori molto diversi tra loro, alcuni di lunga e altri di recente formazione, aree naturalistiche di alto pregio e di grande funzione ecologica, e aree fortemente insediate. Fasce litoranee di sezioni molto strette si alternano a sezioni ampie, porzioni costeggiate da vegetazione e porzioni dai confini labili. Morfologicamente si caratterizza per l’alternanza di spiagge basse sabbiose, sabbioso-ciottolose e rocciose, con prevalenza delle prime e, la presenza di una falesia sabbioso-calcarenitica, che raggiunge localmente altezza max di ca. 4 m (fig. 2). Ulteriore caratteristico elemento è la presenza di sistemi dunali, sottoposti a forti, e in alcuni casi devastanti, modificazioni dell’assetto naturale.

Figura 2 – Morfotipi costieri del territorio di Torchiarolo. a) spiaggia bassa sabbiosa ciottolosa e sistema dunale retrostante sottoposto a importanti modificazioni dell’assetto naturale; b) falesia sabbioso-calcarenitica in evidente stato di erosione, con al piede spiaggia ciottolosa.
A nord nel territorio insiste la marina di Torre San Gennaro; sul versante esterno, in prossimità del confine con il comune di San Pietro Vernotico, la costa si presenta con falesia alta e spiaggia ai piedi delle dimensioni molto ampie (spiaggia nota come Mare te le Fimmine). A seguito di evidenti fenomeni di arretramento della spiaggia sabbiosa, negli anni novanta sono stati realizzati alcuni frangiflutti che hanno prodotto effettivamente un avanzamento dell’arenile e la formazione di conche protette. Più a sud il tratto costiero è occupata dalla darsena del Club Nautico di Torre S. Gennaro; si tratta di un’area destinata al varo di imbarcazioni e al rimessaggio, completamente realizzata sul banco di roccia affiorante (fig. 3).

Figure 3 – Darsena del Club Nautico di Torre San Gennaro, realizzata su banco di roccia affiorante.
Poco più a sud si estende una spiaggia, caratterizzata dalla presenza di una piazzetta pavimentata denominata “la Rotonda” e dalla presenza del sistema dunale e della palude sub marina detta Quatina. Tale spiaggia sabbiosa di adeguata profondità con retrostante banco dunale è attraversata in parte da un canale alluvionale intubato.

Figura 4 – Sistema dunale sullo sfondo della spiaggia; in primo piano lo sbocco a mare del canale alluvionale di collegamento con la zona retrodunale denominata “Palude Quatina”.
La zona retrodunale è costituita dalla cosiddetta palude “Quatina”, alimentata dal Canale Pilella, e delimitata a nord dalle costruzioni di Torre San Gennaro e a sud da quelle di Lido Presepe, mentre ad ovest da terreni agrari.

Figura 5 – Vista della Palude Quatina dalla zona dunale antistante; a destra l’abitato di Torre San Gennaro, a sinistra si intravedono le prime costruzioni di Lido Presepe.
Ancora più a sud inizia la costa denominata Lido Presepe, porzione di costa a prevalente falesia alta, superiore a m. 1,50, con in parte spiaggia sabbiosa-ciottolosa ai piedi e in parte costa rocciosa bassa (fig. 6).

Figura 6 – Falesia con spiaggia ciottolosa al piede in località Lido Presepe.
L’ultimo tratto di costa si estende dal canale Infocaciucci (un antico corso d’acqua, canale alluvionale, che presenta forte antropizzazione per la presenza di una foce armata) al confine con il Comune di Squinzano (Marina di Lendinuso e zona Canuta). Si tratta prevalentemente di spiaggia sabbiosa bassa con segni di erosione anche significativi.

Figura 7 – Sbocco a mare del Canale Infocaciucci; a destra inizia l’ultimo tratto di costa prevalentemente caratterizzato da spiaggia bassa sabbiosa.
La costa di Torchiarolo si colloca all’interno della Sub Unità Fisiografica S.U.F. 4.3 “Torre Cavallo – Porto di Otranto”, con una lunghezza litorale stimata di ca. 99 km, all’interno della Unità Fisiografica U.F. 4 “Brindisi-Otranto”. Nella Sub Unità negli ultimi decenni si è avuto un forte deficit sedimentario con una generale tendenza all’arretramento della linea di riva. Il deficit è imputabile alle notevoli sistemazioni dei terreni, all’aumento dell’uso del suolo e alla forte antropizzazione, infatti, numerosi sono gli insediamenti abitativi realizzati negli ultimi decenni nella fascia costiera. Al fenomeno erosivo ha contribuito certamente anche l’innalzamento del livello medio mare che, negli ultimi 50 anni è stimato di circa 9 cm e può aver determinato un arretramento della linea di riva dei litorali sabbiosi compreso tra 4,5 e 9 m, valore significativo per i litorali che avevano una larghezza della spiaggia emersa di poche decine di metri e per le spiagge sabbiose al piede di coste rocciose o di falesie. Lungo il litorale gli arretramenti della linea di riva sono evidenziati dalla scomparsa dei sedimenti dagli speroni rocciosi che delimitano le insenature e dal loro affioramento (fig. 8).

Figura 8 – Evidenze di dissesti recenti nel Comune di Torchiarolo, assenza di una spiaggia al piede della falesia che funga da protezione contro l’azione del moto ondoso.
Inoltre in alcuni tratti fortemente antropizzati e con una larghezza della spiaggia emersa molto ridotta gli arretramenti della linea di riva, specie nella stagione invernale e in concomitanza di mareggiate significative, sono tali che il moto ondoso investe direttamente le infrastrutture stradali e/o abitazioni realizzate sulla fascia costiera (fig. 9).

Figura 9 – Infrastruttura stradale direttamente interessata dall’erosione operata dal moto ondoso per assenza di spiaggia al piede.

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PROPOSTA PROGETTUALI CONNESSIONI ECOLOGICHE

Le proposte progettuali sono state elaborate cercando di soddisfare gli obiettivi del concorso con particolare riferimento al “Rafforzamento delle connessioni ecologiche tra le aree di maggior pregio ambientale (Canale infocaciucci, oasi naturalistica “Quatina”, Dune di Torre San Gennaro)”. Pur in ambito prevalentemente urbano, l’obiettivo principale sarà quindi quello di individuare sul territorio del Comune di Torchiarolo le caratteristiche della rete ecologica presente, intendendo con tale termine il sistema interconnesso composto da nodi e legami che permette la dispersione ed i flussi migratori di specie vegetali e animali nell’area. Nel paesaggio i nodi sono rappresentati, per ciascuna tipologia di elemento, da quelle strutture di forma più o meno compatta, aventi un minore rapporto perimetro/area, rispetto ad altre, che costituiscono i legami, gli elementi di interconnessione fra i nodi, caratterizzate invece da un maggior sviluppo longitudinale, e quindi aventi, a parità di superficie, un maggiore rapporto perimetro/area. L’approccio deriva, tra l’altro, dal considerare le reti ecologiche quali strutture portanti della biodiversità (Firbank, 1997).
Nel nostro caso i nodi principali sono costituiti dai nuclei di naturalità individuati dalle indicazioni progettuali del concorso (Zona umida “Quatina”, sistema dunale Lido Presepe, zona umida presso canale Infocaciucci), mentre i legami sono costituiti nel nostro caso dalla linea di costa tra la zona nord e sud dell’abitato e dal canale Infocaciucci, quale legame con le aree interne
In base a queste considerazioni, le proposte progettuali si concentreranno sul potenziamento dei nodi, quali punti fondamentali di concentrazione e dispersione di naturalità, e sulla riduzione di antropizzazione della fascia costiera, senza dimenticare l‘ambito urbano del contesto, in cui va rispettata la possibilità di fruizione da parte degli abitanti.

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ZONA UMIDA QUATINA

La zona umida Quatina, pur essendo stata negli anni notevolmente ridotta di superficie per sconsiderati interventi di bonifica, mantiene ugualmente una rilevante importanza dal punto di vista di conservazione della natura, come detto nel capitolo precedente. La possibilità di ripristinare nuove superfici con zone d’acqua aperta e canneti con tecniche ampiamente sperimentate in tutta Europa, esula dal presente progetto sia per gli elevati costi, che andrebbero ad assorbire le risorse previste per l’intero progetto, sia per gli obiettivi del concorso che riguardano una rigenerazione e un rafforzamento delle connessioni ecologiche dell’intero sistema naturale degli abitati delle marine del Comune di Torchiarolo. Potrebbero invece essere attivati dal Comune stesso progetto appositamente finanziati dalla Comunità Europea rivolti alla salvaguardia di ambienti di particolare interesse conservazionistico.
Pur non potendo quindi intervenire sul vero e proprio ripristino della zona umida, la proposta progettuale prevede di creare una fascia boscata al limite nord, nord-ovest dell’area (vedi tavole di progetto), attualmente caratterizzata da un incolto, con l’obiettivo di favorire la formazione di una zona ad elevata naturalità che contribuisca anche a costituire una fascia cuscinetto tra l’abitato e la zona umida.
Le modalità di impianto saranno quelle, già ampiamente sperimentate in campo forestale, di mettere a dimora le piantine in file curvilinee, per ridurre l’aspetto artificiale dell’impianto, distanti circa 3 metri una dall’altra, con sesto d’impianto sulla fila di circa 1 metro. Questa modalità oltre a facilitare la manutenzione nei primi anni d’impianto, favorisce un rapido ricoprimento del terreno sulla fila e un rapido affrancamento delle piante stesse che instaurano allo stesso tempo una naturale competizione tra di loro, favorendo, così, in pochi anni le piante dominanti rispetto a quelle dominate. L’intervento riguarda circa 1,5 ha, e saranno utilizzate circa 4.500 piantine, fornite in fitocella, di età 1 max 3 anni, e dovranno provenire esclusivamente da vivai autorizzati ai sensi del Dec. Lgs. 386/2003, ed avere un certificato di provenienza o di identità clonale.
Le specie utilizzate e le relative percentuali da utilizzare nell’impianto sono riportate di seguito:
Populus alba, Populus canescens, Populus nigra, Quercus ilex, Fraxinus angustifolia, Fraxinus ornus, Ulmus minor, Tamarix gallica, Prunus mahaleb, Morus alba, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rosa canina, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea angustifolia, Viburnum tinus.
Un intervento simile, ma avente l’obiettivo di collegare la naturalità della duna con quella della zona umida, è localizzato a nord-est dell’area Quatina tra l’area naturale e Viale della Duna, come da elaborati cartografici allegati. L’area d’intervento, attualmente incolta, si sviluppa su circa 1.000 metri mq di superficie. Le specie utilizzate, prevalentemente arbustive, saranno:
Populus alba, Quercus ilex, Tamarix gallica, Tamarix africana, Junyperus macrocarpa, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea angustifolia, Viburnum tinus, Cistus monspelliensis, Juncus acutus.

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ZONA DUNALE

Il sistema dunale di Lido Presepe è caratterizzato da una ampia fascia di vegetazione tipica di queste zone sabbiose, interrotta da numerosi e sconsiderati attraversamenti pedonali utilizzati anche da mezzi motorizzati. Per la sua salvaguardia deve devono essere innanzitutto realizzate opere che impediscano il transito sulla duna dei mezzi motorizzati e regolamentino quello pedonale, insieme a opere che favoriscano il naturale ripascimento della duna.
Quindi insieme a una necessaria staccionata perimetrale e robusti dissuasori di transito posti nei punti di passaggio attuale, accompagnati da apposita cartellonistica divulgativa sull’importanza di salvaguardare la duna, saranno realizzate opere di ingegneria naturalistica per favorirne il naturale ripascimento ed in particolare:
Barriera basale in viminata – Intervento realizzato con pali e verghe di castagno, come da figure riportate di seguito (Figure 1 e 2), localizzate sul fronte mare della duna, per favorire il deposito della sabbia trasportata dai venti marini. Tale intervento permetterà in pochi anni di creare nuovi cumuli di sabbia a monte della viminata e permettere all’Ammofila, ma anche alle altre specie colonizzatrici, di espandersi su questi nuovi accumuli di sabbia. La struttura lignea della viminata servirà inoltre da barriera per sfavorire il calpestio della duna.

Figure 1 e 2 – sezione e prospetto di barriera basale in viminata (da Manuale di indirizzo delle scelte progettuali per interventi di Ingegneria naturalistica – Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, 2005)
Schermi frangivento a scacchiera – Sono strutture lignee permeabili al vento e disposte a scacchiera (Figura 3) nelle aree maggiormente amie e danneggiate all’interno del sistema dunale. Hanno l’obiettivo di favorire la deposizione delle sabbie grazie alla riduzione dell’energia cinetica di trasporto e la conseguente creazione di un nuovi accumuli sabbiosi. Questi schermi, ancorché realizzati con materiale fragile (cannucciato), sono comunque in grado di “armare” il deposito grazie al fitto telaio costituito da materiale per la maggior parte biodegradabile. La vegetazione grazie ad essi trova condizioni favorevoli al proprio sviluppo evolvendo e provvedendo progressivamente all’accrescimento ed alla stabilizzazione del deposito stesso. Questi schermi frangivento, poi, oltre alla iniziale protezione meccanica diretta, determinano un’azione positiva sulla vegetazione legata al trattenimento di materiale vegetale (semi, propaguli, ecc.) trasportato dal vento, in grado di arricchire in sostanza organica la sabbia dunale, e ancor di più alla condensazione ed al trattenimento dell’umidità atmosferica (piogge occulte), che in ambiente dunale costiero rappresenta un elemento ecologico di particolare portata fitologica.

Figura 3 – Schermi frangivento a scacchiera in fase di realizzazione (Foto L. Forte)

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CANALE INFOCACIUCCI E AREA UMIDA ADIACENTE

Lo storico canale Infocaciucci, sarà oggetto di intervento di recupero tramite la creazione di una “greenway” che costeggiando il canale in sponda sinistra permetta di raggiungere in bicicletta l’abitato di Torchiarolo. Adiacente alla pista ciclabile, dove possibile, sarà realizzato un filare di specie arboree autoctone, anche di interesse agricolo, con lo scopo di costituire una connessione ecologica tra il mare e le zone interne e migliorare paesaggisticamente l’intervento (Figura 4).
Per quanto riguarda la piccola zona umida adiacente al canale Infocaciucci, si prevede una sua riqualificazione tramite la sua perimetrazione con staccionata e posa di apposita bacheca in legno con pannello divulgativo (Figura 5). L’obiettivo è in particolare quello di sensibilizzare i cittadini al rispetto di queste zone di particolare valore conservazionistico.

Figura 4 e 5 – esempio di pista ciclabile


Porto Cesareo | opere di mitigazione

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Il progetto prevede l’esecuzione dei lavori di normalizzazione della fognatura nera, e l’adeguamento dell’impianto di depurazione e costruzione del collettore emissario a servizio dell’agglomerato di Porto Cesareo (Le).
Il tracciato dei lavori di normalizzazione della fognatura, consentiranno lo scarico delle acque reflue trattate nel Mare Ionio, a mezzo di una condotta sottomarina consortile con l’impianto di depurazione a servizio dell’agglomerato di Nardò (LE).
L’area di intervento che riguarda le opere di completamento della fognatura nera interessa l’abitato di Porto Cesareo e, nello specifico, via Cilea, via Bach, via Mascagni, via Piccinni, un tratto della litoranea e via S. Marcello. Detti interventi ricadono in zona Blzone sature (stazione di sollevamento n. l) e in zona PIRT (stazione di sollevamento n. 2) secondo la zonizzazione del PUG di Porto Cesareo (documento adottato ma non ancora
vigente). Il completamento dell’innnissario interessa un’area prettamente agricola sempre ricadente nell’ambito comunale di Porto Cesareo zonizzata come E-l (zone agricole produttive normali). Il sito dell’intervento di adeguamento dell’impianto di depurazione si trova interamente all’interno dell’area (circa 17.500 m2) attualmente destinata all’impianto di trattamento delle acque reflue di Porto Cesareo, situato nel Comune di Porto Cesareo (LE), al confine Sud con il Comune di Nardò, nei pressi della Masseria Bellanova, ricadente in un’area destinata a impianti tecnologici (F3). Infine, l’emissario verrà realizzato quasi completamente nel comune di Nardò, interessando, pressoché totalmente, la SP 286 (litoranea) e attraversando un lembo dell’abitato di S. Isidoro (frazione di Nardò).

Planimetria generale con slide degli interventi di mitigazione

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IL PROGETTO

Il territorio attraversato dal tronco fognario risulta pressoché pianeggiante caratterizzato da una matrice agricola dominata dalla presenza di uliveti alternati a seminativi marginali ed estensivi e da residue aree naturali a pascolo e rari boschi e macchie. Nel tratto iniziale, si osserva una maggiore eterogeneità nella struttura agricola, in cui sono presenti seminativi, una maggiore urbanizzazione in prossimità del comune di Porto Cesareo.
Pertanto dalle analisi riportate e dai vari sopralluoghi è stato possibile classificare il paesaggio in tre sezioni con caratteri ricorrenti :

1. Tratto _ Tra Città e Campagna

2. Tratto _ Tangenziale Urbana

3. Tratto _ Litoranea

Si sono inoltre elaborate analisi sulle sezioni significative del territorio al fine di rispondere in modo puntuale alle necessità di analisi conoscitive e interpretative del progetto.

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TRA CITTÀ E CAMPAGNA

La condotta emissaria nel primo tratto attraversa un territorio che presenta un tipico paesaggio salentino costituito da ulivi e prati arborati. Una campagna abitata nella quale il tracciato può assumere il valore di elemento ordinatore che aiuta a valorizzare e mettere in scena il territorio e, allo stesso tempo, contribuisce a incrementare la naturalità inserendo ampie aree di vegetazione in chiave compensativa e mitigativa.

Tratto _Tra città e Campagna

Tratto _Tra città e Campagna

Il progetto in questo tratto attraversando un brano di campagna all’uscita del depuratore, per la presenza di una macchia olivetata, coglie l’occasione di inserire un lembo di terra costituente una viabilità lenta di tipo ciclo pedonale di riconnessione del territorio. La collocazione, di una siepe continua e compatta, costituita da masse vegetali a fioritura alternata ha lo scopo di evitare attraverso questo inserimento vegetazionale, l’effetto di superfici sigillate. Sul lato dx, essendo il territorio circostante caratterizzato dalla presenza di un paesaggio naturalistico non compromesso, il progetto prevede una piantumazione discontinua a carattere tappezzante, al fine di garantire la visibilità dello stesso.

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TANGENZIALE URBANA

Il tratto di strada che gira attraversa Porto Cesareo ha il carattere di una tangenziale urbana e potrebbe essere percorsa anche come strada di attraversamento dal centro al territorio circostante come strada per gite fuori porta. Inoltre essa è ben visibile dai bordi urbani soprattutto nelle sue parti in rilevato e per questo, può diventare occasione per costruire giardini e “sculture” vegetali.

Tratto _Tra città e Campagna

Il progetto in questo tratto dell’asse principale, in prossimità della litoranea, prevede la piantumazione di un gruppo di alberature (Tamarix / Acacia Saligna). Sul suo lato sx è prevista la realizzazione di un bordo rifinito con pacciamatura di inerti calcarei e vegetazione bassa con specie tappezzanti, arbusti a macchia e la semina sul terreno vegetale di una miscela di fiori campestri a fioritura alternata con alternanza di specie vegetali a fioritura continua e masse vegetali arboree e arbustive.

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LITORANEA

Il tratto di strada che staccandosi da San Isidoro corre lungo la litoranea sud verso Nardò attraversa uno straordinario paesaggio a maglia regolare o irregolare dal quale è possibile raggiungere alcune località di interesse paesaggistico (Palude del Capitano). La strada mette in scena il paesaggio circostante e si dota di un proprio ritmo inserendo a ritmo regolare grosse siepi a fioritura colorata alternata.

Canale Asso

L’intervento nel passaggio sul Canale Asso prevede la rimozione del muro in materiale tufaceo e la sua sostituzione con un muro in pietra a secco realizzato secondo i metodi costruttivi mediterranei. Essendo il territorio circostante caratterizzato dalla presenza di un paesaggio naturalistico non compromesso, il progetto prevede la piantumazione discontinua a carattere tappezzante, al fine di garantire la visibilità dello stesso.

Palude del Capitano

L’ambito costiero interessato, circa a metà strada tra Torre Sant’Isidoro e Torre dell’Inserraglio, è contraddistinto dalla denominazione “Palude del Capitano “.
L’areale, dominato da ambiente geologico dì tipo carsico, si caratterizza per la presenza di numerose depressioni doliniformi originatesi per lo sprofondamento della volta di preesistenti cavità sotterranee, note localmente come “Spunnulate.
La vegetazione tipica dell’ambiente lagunare è collocata sul fondo di piccole doline di origine carsica (le “Spunnulate”). Nelle aree circostanti, dì particolare rilievo, è la presenza dello Spinaporci (Sarcopoterium spinosum) che ha qui l’unica stazione di presenza regionale e la seconda conosciuta in tutta Italia.

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IMPIANTO DI DEPURAZIONE

L’impianto di depurazione di Porto Cesareo versa oggi in un completo stato di abbandono, le opere esistenti sono state realizzate nel corso di due distinti appalti, di cui uno a cura dell’ex EAAP e l’altro a cura dell’Amministrazione Comunale.
Il progetto di mitigazione ambientale verte nel predisporre la sistemazione vegetazionale in modo da rendere l’impianto non più un detrattore dei caratteri paesaggistici.
La piantumazione di specie autoctone, nell’area immediatamente limitrofa all’impianto stesso, quale fascia di rispetto, sarà costituita dalla collocazione, di una siepe continua e compatta, costituita da masse vegetali a fioritura alternata, frammista ad una siepe continua e compatta, costituita da masse vegetali a fioritura alternata, l’obbiettivo è quello di costituire oggi una bordura vegetale come elemento di transizione tra depuratore e campagna.
Inoltre è prevista la ricostruzione di sezioni di muretti a secco crollati e costruzione ex novo di altri muretti in pietra a secco al fine di definire la carreggiata stradale. In corrispondenza di questa sezione stradale, inoltre, la viabilità si delinea come viabilità lenta ad uso misto: pedonale | ciclabile | carrabile, riconnessione con il resto della viabilità.

L’obbiettivo che il progetto tende a perseguire è la conservazione del tratto di viabilità vicinale esistente al fine di salvaguardarne i caratteri paesaggistici del sito caratterizzati dalla presenza di un percorso tra muri in pietra a secco, caratterizzandone ulteriormente il tracciato con la piantumazione alla base dei muretti, di una vegetazione bassa con specie tappezzanti a fioritura alternata e la semina sui bordi nel terreno vegetale di una miscela di fiori campestri.

All’interno del depuratore è prevista la realizzazione di una fascia di rispetto lungo il muro perimetrale, che ospiterà alberature ad alto fusto (Leccio, Carrubo, Olivi, ecc, ) tipiche dell’ecosistema locale, e la semina sui bordi nel terreno vegetale di una miscela di fiori campestri a fioritura alternata oltre ad essenze profumate come Lavanda, Rosmarino, Alloro, Pistaccia etc.
Anche l’immagine architettonica ha assunto nel progetto un valore paesaggistico atto ad riqualificare l’intero impianto, grande importanza è stata data alla riqualificazione dell’ingresso attraverso la sostituzione dei muri d’ambito con murature in pietra a secco e recinzione in acciaio corten.


Area archeologica | Tomba della Medusa – Arpi Foggia

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Il sito archeologico della tomba della Medusa costituisce un’area di eccellenza della città di Arpi e punto di riferimento ineludibile nella storia dell’intero territorio foggiano.

Sito in prossimità della carreggiata Nord dell’Autostrada “Bologna- Bari – Taranto” (A/14), al km 554 circa, presso la stazione autostradale di Foggia; si trova ad una distanza di circa 35 m dal nastro stradale, in un’area pianeggiante ubicata ad una quota di circa 2 m al di sotto del rilevato autostradale

Il monumento funerario della tomba della Medusa, uno dei monumenti funerari più imponenti finora ritrovato ad Arpi, il principale e più esteso centro della Daunia preromana, insiste nella vasta area della metropoli daunia, purtroppo nota per la sistematicità degli scavi clandestini e l’impatto catastrofico delle attività illegali di ricerca sul patrimonio archeologico del più importante insediamento daunio della regione.

Arpi Tomba della Medusa-viste esterne ed interna (foto 2014).

Nel 1987-89 la società Autostrade S.p.A. ha adottato il progetto di ricucitura tra l’area archeologica e l’infrastruttura viaria, con un progetto che prevedeva la realizzazione di due aree di parcheggio poste ai lati dell’autostrada, un sottopasso pedonale ed un museo archeologico a protezione della tomba.

Nell’ambito dell’Accordo di programma Quadro “Beni ed attività culturali” (Delibera Cipe 92/2012) – Progetto “Recupero e Valorizzazione dei parchi archeologici”, a fronte di un’indagine paesaggistica, storico-archeologica ed architettonica del sito, è stato elaborato un progetto che prevede fondamentali interventi di messa in sicurezza e restauro filologico e gestione strutturata del sito della tomba della Medusa.

L’idea complessiva di recupero considera le relazioni dell’monumento con il sistema paesaggistico di riferimento, valorizzando ed esaltando le potenzialità del sito di Arpi e rispettandone, anche in relazione all’importanza della tomba, i caratteri di interesse storico-artistico, di pregio ambientale e paesaggistico, gli elementi di contesto, le distanze e i rapporti pieno-vuoto.

Si è presa in considerazione la reale possibilità di recupero dell’immobile, la sua integrità materiale, le caratteristiche architettoniche, storico-artistiche e paesaggistiche del sito, i caratteri distributivi e dimensionali di quanto realizzato, nel rispetto dei principi di tutela e di valorizzazione delle potenzialità d’uso.

Il recupero funzionale del manufatto è stato progettato rispondendo ai principi di integrità materiale, di minimo intervento, di compatibilità e possibile reversibilità. Ci si è attenuti al principio di “conservazione attiva” che rappresenta il percorso integrato tra il mantenimento delle peculiarità storico-stilistiche dell’organismo architettonico antico e la sua valorizzazione funzionale, intesa come eco-sostenibilità della presenza nel territorio.

Fondamentale è stata la fase di conoscenza e di studio che ha richiesto un’attività di rilievo geometrico e diagnostico, accompagnata da varie valutazioni interpretative, essenziali per poter orientare le fasi progettuali successive.

Tra le valutazioni vanno citate quelle relative al rapporto tra il sito e il contesto paesaggistico circostante e dunque rispetto al centro abitato di Foggia; rispetto ai vincoli paesaggistici presenti con particolare attenzione alle altre aree archeologiche sottoposte a tutela ricadenti nell’area.

Per la riprogettazione del sito, si è partiti dall’idea di realizzare una sorta di collina, congiunzione concettuale tra spazio costruito ed ambiente, una tolos naturalizzata, al fine di ristabilire una situazione di equilibrio con il paesaggio rurale circostante.

Considerate le caratteristiche fisiche, costruttive, il comportamento strutturale, lo stato fessurativo, deformativo e di conservazione dell’immobile in cemento armato, nel rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza, è stata valutata la staticità della struttura vista come elemento portante della nuova collina, seguendo la logica di suggerire l’impianto della tomba, i caratteri identificativi del dromos, nei limiti imposti dalle strutture, evitando di interferire ulteriormente con l’area archeologica.

Nel progettare il “nuovo elemento paesaggistico” si è cercato di garantire il più possibile un’integrazione con il contesto, tramite l’utilizzo di foto inserimenti che hanno consentito di valutare l’effettivo impatto ambientale.

Ancora, per la progettazione della nuova copertura si è cercato di garantire: un’adeguata protezione dall’azione diretta delle acque meteoriche; la salvaguardia del bene da fenomeni di condensazione ed effetto serra; l’attenuazione degli sbalzi termici nell’area coperta, mediante una adeguata coibentazione del manto di tenuta; illuminazione naturale sufficiente degli interni, evitando però l’incidenza diretta della luce solare; minima interferenza e adattabilità alle diverse condizioni del piano archeologico, di cui viene garantita l’integrità; efficienza del sistema di raccolta e smaltimento delle acque; manutenibilità dell’opera e delle sue parti, progettata in modo da garantire la agevole sostituzione degli elementi deteriorati e la esecuzione di trattamenti periodici per prevenire il degrado dei materiali; leggerezza dei componenti, conferita dalla scelta di materiali con buona resistenza meccanica e basso peso specifico; adozione di materiali e sistemi già sperimentati adeguatamente sul campo.

Sono stati inoltre preventivati interventi di diserbo e di sistemazione dell’area archeologica relativamente alle strutture di contenimento a al sistema degli accessi.

La particolare posizione del sito archeologico, l’immediata vicinanza all’arteria autostradale fanno sì che il complesso monumentale possa diventare in futuro una sorta di terminal per promuovere un vasto flusso turistico finalizzato ad esperienze formative di natura culturale.


Strada Statale 16 | Maglie – Otranto

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE

LAVORI DI AMMODERNAMENTO DELLA SS 16 “ADRIATICA” TRONCO MAGLIE-OTRANTO

TRA IL KM 985 + 000 ED IL KM 999+000

E’ da decenni ormai che nel nostro paese, allineandosi ad altre nazioni europee, si tende ad un nuovo approccio non settoriale alla programmazione- progettazione- costruzione di infrastrutture nel territorio, con un interesse sempre maggiore per gli impatti fisici e sociali che queste possono determinare nei contesti dove e per i quali vengono realizzate.

Il lavoro di consulenza relativo all’Adeguamento alle prescrizioni regionali per i lavori infrastrutturali finalizzati all’ammodernamento della Strada Statale 16 “Adriatica” nel Tronco dei centri salentini MAGLIE-OTRANTO tra il KM 985 + 000 ed il KM 999+000, si inserisce appunto in questo nuovo approccio di cui si diceva precedentemente.

Il progetto ha inteso misurarsi con queste criticità cogliendole come occasioni per ribaltare l’idea di mitigare gli impatti della strada sul paesaggio, optando per una scelta nella quale la strada stessa possa diventare un nuovo paesaggio valorizzando i contesti che attraversa e creandone di nuovi, inserendo notevoli superfici di vegetazione autoctona rivenienti dalle pertinenze della strada e dalla rinaturalizzazione dei “relitti stradali”. La strada-parco può diventare in tal modo l’opportunità:

per costruire nuova naturalità;
per migliorare la fruizione dei valori patrimoniali del territorio attraversato, favorendo e promuovendo la diffusione della rete ciclabile (iii) per elevare la qualità paesaggistica complessiva nelle relazioni tra infrastruttura e beni patrimoniali ambientali e culturali presenti nel contesto;
per favorire la fruizione dei territori sub costieri e incentivare itinerari turistici dell’entroterra.

La strada Maglie-Otranto era, peraltro, già stata individuata nel Ptcp Piano territoriale di Coordinamento Provinciale di Lecce quale Strada – Parco intendendo con questa denominazione la qualità della strada come elemento di connessione di due importanti polarità urbane che attraversa un paesaggio di grande valore paesaggistico-ambientale e storico culturale. Infatti, lungo la strada, contornata da un bosco di ulivi, si vengono a trovare importanti ambiti vegetazionali di interesse regionale (boschi, macchie e pascoli), localizzati in località specifiche ( Monte della Guardia), insediamenti archeologici (abbazia Centoporte, area diffusione dolmen), insediamenti archeologici (sito di San Basilio), religiosi (Abbazia di Monte Vergine) che ne fanno uno degli Itinerari Narrativi proposti dal Ptcp per la provincia di Lecce, in grado di mettere in relazione valori patrimoniali, storici – culturali e ambientali di questo paesaggio così noto e complesso.

Inoltre, nell’ottica della tutela e delle valorizzazione dei Paesaggi Regionali individuati come contenuti strategici del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale PPTR, il progetto di miglioramento della SS 16 Maglie Otranto interpreta al meglio alcuni degli obiettivi contenuti degli Scenari Strategici, nell’ordine:

Rete Ecologica Regionale (NTA art. 30) per realizzare un disegno ambientale di tutto il territorio regionale volto a elevarne la qualità ecologica e paesaggistica, secondo una interpretazione multifunzionale ed ecoterritoriale del concetto di “rete”, mitigando e compensando i problemi della frammentazione e del consumo di suolo dell’ampliamento della nuova

Nel Progetto si realizzano, infatti, nuove superifici di rinverdimento ispirate ad un principio di Mitigazione e Compensazione che introduce specie della vegetazione autoctona, ispirate ad un Principio di Inserimento naturaliforme che sia integrato al sistema stradale e alle reti ciclabili e loro interconnessioni.

Sistema Infrastrutturale per la Mobilità Dolce(NTA art. 32 ) e delle azioni per perseguirle (le Linee Guida per la Pianificazione Ambientale e Paesaggistica delle Infrastrutture Stradali redatte dal PPTR 4.4.5 ) allo scopo di “…rendere fruibili, sia per gli abitanti che per il turismo escursionistico, enogastronomico, culturale ed ambientale, i paesaggi regionali, attraverso una rete integrata di mobilità ciclopedonale, in treno e in battello, che recupera strade panoramiche sentieri, ferrovie minori, stazioni, attracchi portuali, creando punti di raccordo con la grande viabilità stradale, ferroviaria, aerea e navale…”

E’ per tale motivo che nel Progetto presentato in questa Relazione viene potenziata la rete della Mobilità Ciclabile e Pedonale cercando circuiti di integrazione e connessione con la mobilità esistente, realizzando con la mobilità itinerari alternativi e di penetrazione del territorio.

L’obiettivo del miglioramento e dell’innovazione della SS 16 Maglie- Otranto, sarà occasione per costruire un raffronto tra le Linee Guida Regionali del PPTR per la integrazione paesaggistica e ambientale delle Infrastrutture integrate, a loro volta, con le Indicazioni Metodologiche ed Esecutive del presente Progetto che tra le altre cose presentano precise Indicazioni sugli Aspetti Gestionali e di Manutenzione del Verde di Nuovo Inserimento

Valorizzazione Integrata dei Paesaggi Costieri (NTA art. 32) con lo scopo di arrestare i processi di degrado dovuti alla pressione insediativa e di valorizzare l’immenso patrimonio identitario (urbano, naturalistico, rurale, culturale) ancora presente nel sistema costiero e nel suo più prossimo entroterra.

Il Progetto propone un Itinerario Costa – Entroterra orientato all’alleggerimento della pressione antropica sulla costa e indurre all’accessibilità e valorizzazione delle aree interne.

Sistemi Territoriali per la fruizione dei beni culturali e paesaggistici (NTA art. 34) per migliorare la fruizione dei Beni Culturali e Paesaggistici” (elaborati 4.2.5) è finalizzato alla fruizione dei beni del patrimonio culturale, censiti dalla Carta dei Beni Culturali Regionale, ed alla valorizzazione dei beni culturali (puntuali e areali) quali sistemi territoriali integrati nelle figure territoriali e paesaggistiche di appartenenza.

A tal riguardo, il Progetto propone di Interconnettere tutti i Beni presenti sul territorio attraversato e limitrofo alla SS 16 mettendo talvolta in evidenza Beni Patrimoniali latenti e di difficile accesso e fruizione.

In un contesto sensibile caratterizzato dalla presenza di valori ambientali e paesaggistici, non è più pensabile che la progettazione delle infrastrutture venga affidata soltanto all’ingegneria di settore, dove i caratteri dei contesti naturali risultano potenzialmente minacciati dal potere di configurazione delle grandi opere che trasformano il paesaggio. Il presente lavoro mira ad un approccio più attento al valore del paesaggio, all’interno delle principali trasformazioni delle grandi infrastrutture, dove i caratteri progettuali si adattano alle diversità dei contesti di paesaggio attraversati da Maglie ad Otranto, interagendo fortemente con i territori attraversati adattando di conseguenza le loro configurazioni. La conoscenza del territorio e delle sue componenti di eccellenza, sono state propedeutiche al progetto in coerenza con le prescrizioni regionali.

La strada viene intesa come occasione per migliorare la viabilità sulla strada Maglie Otranto che rappresenta gli ultimi 14 chilometri della strada costiera adriatica SS16 Padova Otranto, una strada che riveste un valore paesaggistico e strutturale di primaria importanza per la costruzione dell’armatura del territorio nazionale e per i processi socio economici che ne sono derivati.

Gli orientamenti che saranno perseguiti possono riassumersi in alcuni principi-guida:

capacità del progetto di appartenere e interpretare il contesto in cui si colloca
capacità del progetto di misurarsi sulle diverse scale di lavoro
capacità del progetto di rispondere ai diversi livelli di governance coinvolti
capacità del progetto di controllare gli aspetti gestionali dell’infrastruttura considerando l’ integrazione con il territorio e la modalità di essere usata (attraversata e abitata) dai suoi frequentatori (utenti ordinari e straordinari).

Il progetto si misurerà su 4 dispositivi progettuali: (i) sicurezza stradale(ii) qualità paesaggistica, (iii) funzionalità ecologica; (iv) mitigazione/compensazione ambientale.

La strada con le complanari e le piste ciclabili individuate nelle diverse condizioni di sede propria e sede promiscua può essere definita come un territorio a spessore che concorre a realizzare la rete ecologica come un vero a proprio corridoio di connessione, più complesso della somma delle singole componenti. Il progetto mira a rendere questo territorio meno frammentato e più permeabile e attraversabile dalla naturalità.

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso Otranto

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso Maglie

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso complanare in sx

Km 0 + 500
Foto effettuata dall’asse stradale verso complanare in dx

Il rilievo fotografico si è anche concentrato sulle complanari esistenti che saranno solo ripavimentate, con particolare attenzione al rilievo floristico e alla presenza di muretti a secco o elementi caratterizzanti da tutelare e valorizzare, e sugli elementi identitari del paesaggio (come San Basilio, il santuario di Monte Vergine, etc.)

Foto complanare in dx

Foto sito archeologico di San Basilio

La strada Maglie Otranto con le complanari lato sx e dx disegna un corridoi infrastrutturale che interessa un territorio più vasto delle sezioni di suolo attraversato.

I tre assi stradali presentano differenti relazioni con il territorio attraversato:

La strada principale Maglie Otranto, come asse preferenziale per il traffico veloce di collegamento può essere divisa in tre tratti di differente significato ai fini delle scelte progettuali, il primo da Maglie a Palmariggi ha un carattere suburbano, il secondo intorno al centro di Palmariggi si configura come una tangenziale urbana, il terzo da Palmariggi a Otranto si presenta come una strada tra gli ulivi.
La complanare che scorre in sx si presenta come un piacevole percorso che entra nella città di Palmariggi e attraversa territori cospicui dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Ha una sezione variabile con un percorso misto (sede propria e promiscua) della ciclabile.
La complanare che scorre in dx presenta un primo tratto (Maglie Palmariggi) di scarso valore paesaggistico a parte qualche breve tratto di maggiore qualità ambientale ma che scorre per lo più nei retri dei lotti prospicenti alla strada, a partire da palmariggi la strada diventa un percorso naturalistico di notevole interesse e di elevata qualità ecologica e paesaggistica.

Il territorio attraversato dal tronco Maglie-Otranto della S.S. n°16 “Adriatica” in ammodernamento risulta pressoché pianeggiante caratterizzato da una matrice agricola dominata dalla presenza di uliveti alternati a seminativi marginali ed estensivi e da residue aree naturali a pascolo e rari boschi e macchie. Nel tratto iniziale, compreso tra Maglie e Palmariggi, si osserva una maggiore eterogeneità nella struttura agricola, in cui sono presenti uliveti e seminativi, una maggiore urbanizzazione in prossimità del comune di Palmariggi. In questo primo tratto sono rinvenibili esempi di pagliare, torre columbaria, diverse aree boschive e a macchia mediterranea, nonché aree a pascolo naturale. Nel secondo tratto tra Palmariggi e Otranto, la strada percorre un paesaggio molto più uniforme di ulivi, con livelli bassissimi di urbanizzazione adiacente all’asse stradale.

Pertanto dalle analisi riportate e dai vari sopralluoghi è stato possibile classificare il paesaggio in tre sezioni con caratteri ricorrenti:

Tratto tra Maglie e Palmariggi Ovest _ Tra Città e Campagna
Tratto tra Palmariggi Ovest e Palmariggi Est _ Tangenziale Urbana
Tratto tra Palmariggi Ovest e Otranto_ Strada tra gli Ulivi

Il tratto di strada tra Maglie e Otranto presenta un tipico paesaggio salentino costituito da case, ulivi e prati arborati. Una campagna abitata nella quale la strada può assumere il valore di elemento ordinatore che aiuta a valorizzare e mettere in scena il territorio e, allo stesso tempo, contribuisce a incrementare la naturalità inserendo ampie aree di vegetazione in chiave compensativa e mitigativa.

Tra città e campagna

Il tratto di strada tra Maglie e Otranto presenta un tipico paesaggio salentino costituito da case, ulivi e prati arborati. Una campagna abitata nella quale la strada può assumere il valore di elemento ordinatore che aiuta a valorizzare e mettere in scena il territorio e, allo stesso tempo, contribuisce a incrementare la naturalità inserendo ampie aree di vegetazione in chiave compensativa e mitigativa.

Tratto tra Maglie e Palmariggi Ovest_Tra città e Campagna

Tangenziale urbana

Il tratto di strada che gira intorno a Palmariggi ha il carattere di una tangenziale urbana e potrebbe essere percorsa anche come strada di attraversamento dal centro al territorio circostante come strada per gite fuori porta. Inoltre essa è ben visibile dai bordi urbani soprattutto nelle sue parti in rilevato e per questo, può diventare occasione per costruire giardini verticali e “sculture” vegetali o minerali.

Tratto tra Palmariggi Ovest e Palmariggi Est_Tangenziale Urbana

Strada tra gli ulivi

Il tratto di strada che congiunge Palmariggi con Otranto attraversa uno straordinario paesaggio olivetato a maglia regolare o irregolare dal quale è possibile raggiungere alcune località di interesse storico artistico (Monte Vergine San Basilio, Centoporte, area dei dolmen). La strada mette in scena il paesaggio circostante e si dota di un proprio ritmo inserendo a ritmo regolare grosse siepi a fioritura colorata alternata.

Tratto tra Palmariggi Est e Otranto_Strada tra gli Ulivi

Consulenza Urbanistica e Coordinamento

Prof. Arch. Nicola Martinelli

Collaboratore

Ing. Giovanna Mangialardi

Progettazione Paesaggistica e Architettonica

Arch. Paolo A. M. Maffiola

Collaboratori

Ing. Antonietta Canta

Ing. Francesco Giardino

Ing. Marco Mudoni

Ing. Augusta Fiore

 

Consulenza Paesaggistica

Prof. Arch. Mariavaleria Mininni

Collaboratori

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Il Teatro di Orfeo – Bari

In Paesaggio il

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DESCRIZIONE DEI CARATTERI PAESAGGISTICI DEL CONTESTO E DELL’AREA DI INTERVENTO.

L’area interessata dal progetto, la cava dismessa attigua e integrata allo stabilimento di produzione di elementi prefabbricati per l’edilizia della SELP srl si colloca a nord – ovest del centro abitato di Bari ed è delimitata a nord dalla strada provinciale Bitonto – Aeroporto e dalla nuova Aerostazione Passeggeri SEAP, a sud dal solco erosivo della Lama Balice, a ca. 1 km ad est dal grande quartiere di Edilizia Residenziale Pubblica del San Paolo. In particolare, la cava é stata aperta e coltivata sul ciglio – sulla sinistra idraulica del solco erosivo della Balice, ma a differenza di una altra grande cava di inerte che ha interessato cancellando in gran parte l’alveo della Lama, la SELP è rimasta confinata sul piano di campagna attiguo all’alveo.
L’intervento assume un’importanza strategica se lo si inquadra in un contesto che gli conferisce una posizione baricentrica rispetto ad un consistente sistema infrastrutturale di connessione tra aree occidentali e centro-città, Aeroporto e Area Protetta di Lama Balice.

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RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLO STATO ATTUALE DELL’AREA
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RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA

Uno degli obiettivi prioritari della presente proposta è stato quello di definire un progetto che avesse come caratteristica intrinseca quella di favorire ed innescare agevoli processi di fattibilità e soprattutto di semplice realizzazione. In questo senso, il nuovo assetto dell’area d’intervento è stato progettato senza modifiche sostanziali dello stato dei luoghi, intervenendo con la sola piantumazione di specie arboree ed arbustive tipiche della macchia mediterranea e rendendo accessibile l’area attraverso un sistema di percorsi in grado di assicurare una corretta fruizione dell’intera area in regime di sicurezza.
Si è lavorato sui tre strati “della natura, del paesaggio della cava, delle risorse”, identificando e gerarchizzando le diverse componenti esistenti, sulle quali poi, attraverso operazioni minime di rimozione, sostituzione e inserimento, riorganizzare quelle congrue e compatibili al paesaggio locale. Ad esempio la tessitura regolare della maglia di olivi diventa ordinatrice degli spazi, i filari di orniello costruiscono il margine con il tessuto della campagna e la fascia-filtro verso l’alveo della Lama, lo spessore della macchia mediterranea sul ciglio della cava riconquista un luogo suggestivo finora mai progettato.
Finalità prioritaria, quindi, è stata la conservazione del rapporto visivo e fisico esistente tra la campagna, la lama e la cava, interpretando il progetto come progressivo passaggio fra questi tre elementi costitutivi del paesaggio locale. Pertanto, massima considerazione è stata conferita ai collegamenti fra le diverse quote di progetto, alla creazione di veri e propri ambiti prospettici, di zone tematiche fra di esse connesse da un sistema di percorsi che creano un invito alla percorrenza longitudinale e alla scoperta graduale degli spazi.
Risulta facile comprendere che le forme di gestione del Teatro di Orfeo, in termini di numero visitatori, modalità di conduzione delle manifestazioni, accessibilità al Parco Naturale della Lama dal teatro, e tipologia delle manifestazioni musicali e culturali, dovranno trovare necessarie forme di sinergia e integrazione con il Regolamento del Parco Naturale di Lama Balice, quando verrà progettato il Piano del Parco così come previsto dalla Normativa delle Lr 19/1997.

AREA DI PROPRIETA’ 123.532 mq
Area d’intervento 1° stralcio 76.032 mq
– Teatro 18.845 mq
Palco e platea 9.760 mq
terrazza 1 5.125 mq
terrazza 2 1.305 mq
terrazza 3 680 mq
terrazza 4 1.975 mq
– Parco della Cava 33.110 mq
– Parco Superiore 24.077 mq

Area d’intervento 2° stralcio 47.500 mq
– Parco della Lama 47.500 mq

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IL PARCO SUPERIORE

L’area d’ingresso si attesta sulla strada provinciale Bitonto – Aeroporto; il lotto d’intervento, di circa 2 ettari.
La diffusa presenza degli oliveti sulle aree limitrofe, ha indotto ad utilizzare queste alberature per costituire l’ossatura portante dell’area superiore. L’impianto planimetrico si imposta su uno schema regolare definito da “filari di vegetazione” costituiti dagli esemplari di olivo, contenuti da cordoli in pietra, che contrastano con la superficie pavimentata in ghiaia livida silicea. Percorsi pedonali in legno intercettano le file trasversali e conducono il visitatore al percorso principale di accesso all’area di pertinenza del teatro all’aperto.

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IL PERCORSO LUNGO IL CIGLIO DELLA CAVA

Il collegamento tra l’area parco superiore e la cava-teatro è assicurato da un percorso pedonale ad andamento sinuoso in pietrisco di cava e sabbia di fiume, dotato di parapetto di protezione in legno verso la cava. Il percorso costeggia da un lato una fitta vegetazione a macchia mediterranea alta e dall’altro il ciglio della cava segnato da profonda bordura di vegetazione rupestre.
Il percorso confluisce in una grande piazza regolare che si attesta su un piccolo edificio, un tempo destinato a marmeria, e riconvertito nel progetto a centro di accoglienza e info-point. La pavimentazione in pietrisco di cava e doghe di legno della piazza intercetta la presenza di pilastri in pietra intervallati da cancelli in legno che delimitano il lato di accesso verso il teatro. Prosegue un percorso che conduce il visitatore dalla quota superiore al “foyer” del teatro.

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IL “FOYER” DEL TEATRO

Nella area del “foyer” una vegetazione a piccoli arbusti, di altezza inferiore ai 50 cm si insedia su un suolo roccioso, detritico e sabbioso, dove, in alcuni tratti, affiora anche la roccia madre a testimoniare la precedente destinazione funzionale del luogo. Una pavimentazione in pietrisco di cava e sabbia di fiume si insinua tra la vegetazione e conduce il visitatore al sistema di rampe che permettono di raggiungere la quota del teatro. In quest’area sono presenti piattaforme in legno amovibili su cui si dispone un piccolo volume stereometrico, anch’esso in legno destinato ad ospitare i servizi igienici e punti di ristoro a servizio del teatro. La semplicità di questi elementi e il loro comporsi in un luogo recintato, concorrono a formare uno spazio chiaro nella sua architettura ma “sommesso” nelle forme in quanto prossimo ad un luogo con una valenza ambientale quale quella della Lama Balice.

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IL TEATRO

Numerose cave, luoghi del lavoro e della tecnica non sono solo ferite sul territorio, possono ancora trasmettere suggestioni a chi le visita, possono assumere il ruolo di quello che l’architettura del paesaggio di scuola francese definisce Monuments vivants, siti naturali in cui la collettività si riconosce e si rappresenta.
Il Teatro è vocato a rappresentazioni teatrali, serate di musica, concerti, spettacoli di danza all’aperto, convegni, manifestazioni d’arte contemporanea, grandi eventi culturali. Dal recupero di un’area degradata nasce così uno spazio culturale polifunzionale ed un luogo di incontro con grandi potenzialità di fruizione e di utilizzo, destinato al flusso turistico estivo di un’area che ha quale suo riferimento spaziale l’area metropolitana di Bari.
Il progetto intende integrare nel disegno del parco della cava dismessa gli elementi che erano parte della precedente attività industriale, offrendone un nuovo uso e una diversa interpretazione.
Il progetto di sistemazione del teatro tende a salvaguardare il paesaggio suggestivo che offre la cava attraverso:
– l’uso di strutture provvisorie (in legno, acciaio, ..) per la realizzazione del palco, delle scene, delle pedane amovibili della platea e delle strutture di servizio annesse;
– interventi minimi di inserimento di muri di contenimento per la realizzazione delle rampe di accesso alla cava;
– interventi di rinverdimento delle scarpate con biostuoia e idrosemina ed inserimento di arbusti radicati di macchia mediterranea;
– consolidamento del piede di alcune scarpate attraverso l’uso di gabbionate rinverdite in rete metallica zincata, riempite in loco con pietrisco di cava.

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LE OPERE DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E LE SCELTE VEGETAZIONALI

Lo stretto legame spaziale con il solco erosivo di lama Balice è stato rafforzato dall’utilizzo di specie arboree ed arbustive tipiche dell’area e dall’applicazione di opere di ingegneria naturalistica che rendono particolarmente compatibili gli interventi di messa in sicurezza delle scarpate in terra presenti tra la cava e la lama.
L’impianto della vegetazione assume un ruolo preponderante all’interno del progetto soprattutto nell’ottica di conferire un’elevata qualità ambientale a tutto il complesso.
Le opere di riqualificazione ambientale sono riferite a un obiettivo principale: la definizione di un rapporto più appropriato tra la morfologia della lama, quella della cava e quelle della campagna circostante.
La lama, la campagna e la cava si presentano attualmente come luoghi privi di relazioni e di continuità fisica; si propone, quindi, di utilizzare la vegetazione come tessuto connettivo in grado di caratterizzare i diversi luoghi dell’area di progetto e in grado di dar vita ad una trama di relazioni e connessioni con il sistema della campagna periurbana e quello naturale del solco erosivo della Balice.
La scelta delle specie vegetali ha tenuto conto di diversi fattori:
– l’adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del sito;
– la funzione paesaggistica e la compatibilità dei gruppi vegetazionali;
– la reperibilità sul mercato;
– le basse esigenze colturali.
Le “tipologie vegetali” individuate secondo precisi criteri funzionali, sono le seguenti:
– i filari di orniello;
– la maglia degli olivi;
– la macchia mediterranea alta;
– la macchia mediterranea bassa e la gariga;
– la vegetazione rupestre sul ciglio della lama;
– le recinzioni vegetali.